Anita Ottaviano è un nome noto per chi bazzica nell’editoria della moda da molti anni: infatti, Anita, ha maturato una lunga esperienza nel mondo delle fashion pr. Poi, come accade sempre più spesso, ha cambiato idea e ha deciso di vivere il mondo della moda da un altro punto di vista: quello della proprietaria di uno store di capi vintage e second hand con uno stile tutto suo.
Il negozio si trova in un quartiere milanese, come direbbero i protagonisti di Case a Prima vista, in grande ascesa, dove, comunque si respira ancora l’aria di un tempo, dove tutti si conoscono e la vita rimane a misura d’uomo.
Gaiazoe l’ha intervistata:
Hai lavorato per molti anni come comunicatrice nell’ambito della moda: che cosa ti ha portato a cambiare strada?
Sì, 19 anni per essere precisi. Credo siano state diverse le ragioni che mi hanno portato a cambiare rotta, credo siano diverse le cose che in generale si debbano valutare quando si fa una scelta come quella che ho fatto io. In primis quella che ti fa svegliare al mattino con la gioia di iniziare una nuova giornata lavorativa, quella gioia che ti spinge a scegliere di passare ogni giorno decisamente molto più tempo con il tuo lavoro che con te stesso o con la tua famiglia. Nel primo caso, credo sia una condizione essenziale e imprescindibile, nel secondo, personalmente non ne trovavo più il senso. Mi mancava il divertimento, l’adrenalina ma più di ogni altra cosa, mi mancava sentirmi parte di qualcosa in cui credessi davvero. La comunicazione nella moda era diventata – per me – sterile, standardizzata e fuori dal tempo che stiamo vivendo, decisamente insapore. Nel vintage, che è la mia passione da sempre, ho ritrovato il piacere di emozionarmi di nuovo davanti a un pantalone da uomo sartoriale, davanti ai dettagli preziosi come i ricami fatti a mano o le chiusure delle gonne degli anni 60.
Dergano place to be per la moda vintage
Perché Dergano?
Innanzitutto perché è dove vivo dal 2008, ho visto questo quartiere trasformarsi un po’ alla volta, in un certo qual modo abbiamo avuto lo stesso ritmo di evoluzione e rivoluzione. Dergano viene considerata ancora periferia ma davvero non lo è, detto anche che è a 7 minuti da piazza Gae Aulenti ad esempio… a Dergano in pochissimo tempo sono nate alcune attività commerciali interessanti, di chi come me ha voluto scommettere su questo distretto, attività che si sono inserite in un tessuto sociale che conserva la storicità dei suoi luoghi, il fascino indiscusso delle botteghe storiche, come il laboratorio di ceramiche, la falegnameria, la torrefazione… nello specifico poi c’è da dire che via Ciaia è una deliziosa via, ti sembra di passeggiare in un piccolo paesino del sud della Francia. Dergano è un quartiere in forte espansione ma mi auguro che non subisca l’effetto di gentrificazione che ha interessato diverse zone di Milano trasformandole in luoghi ormai fortemente commerciali.
Rispetto ai negozi di vintage e second hand che cosa ha di speciale Nomad Vintage Roots?
Ogni realtà ha la sua peculiarità, Nomad è un luogo che vive di contaminazioni, ogni capo che seleziono ha una storia, ha un vissuto, ha viaggiato, ha attraversato epoche diverse e contesti sociali diversi. Mi piace l’idea che i capi e gli oggetti che colleziono nei miei viaggi, possano continuare a viaggiare e ad assumere nuove identità, in base a chi li indossa e li interpreta a modo proprio, in base al proprio stile. Oltre a questo, Nomad è anche uno spazio allestito per essere un piccolo salotto dove sentirsi a proprio agio e interagire scambiando anche solo due chiacchiere, non a caso ho voluto che il mio desk fosse una petineuse degli anni 50.
Uno stile vintage e second hand chic
Ogni quanto avviene il turn over dei capi?
Diciamo che avendo uno spazio intimo cerco di non sovraccaricarlo molto, dunque entra sempre qualcosa di nuovo non appena c’è spazio per un refill. Cerco di programmare un viaggio di ricerca almeno ogni due mesi, non è detto che nei miei viaggi acquisti un quantitativo di capi significativo, alle volte il viaggio mi serve anche solo per esplorare zone nuove e conoscere realtà diverse che possano in qualche maniera arricchire l’esperienza in generale.
Dove prendi i capi? C’è ricerca? Ti vengono portati?
Io e il mio van viaggiamo in giro per l’Europa alla ricerca di capi e accessori di cui innamorarci, principalmente in Francia e Nord Europa ma anche in Italia, per esempio in Toscana per la pelle, il cuoio, nelle Marche per le calzature. La mia è una ricerca fatta capo per capo, non acquisto solitamente da privati, tantomeno al kilo, questo per garantire una selezione che sia il più possibile esclusiva e perché ogni capo selezionato sia davvero unico e irripetibile.
Al di là del vintage, qual è lo stile che emerge nell’assemblare questi capi? Che tipo di stile di moda proponi?
Emerge sicuramente più un’idea di styling che di brand, di fatto non baso la mia ricerca sul brand, ho alcuni capi di Fendi o di Casucci, Pierre Cardin, Trussardi, Gucci, ma per puro caso, nel senso che li acquisto se mi piacciono, se hanno un particolare dettaglio che mi attira ma non per il brand in sé per intenderci. Quello che mi piace maggiormente proporre è un’idea di vintage contemporaneo, parto sempre dalla ricerca dei capi maschili – dagli anni 60 agli anni 90 – per formulare meglio la ricerca sulla donna. Diciamo che il vintage può essere a volte un po’ faticoso da indossare, soprattutto se parliamo di un capo degli anni 50 o 60, credo che mixarlo per stemperare la sua importanza storica, sia oltre che divertente, anche particolarmente interessante per creare dei look molto personali.
Hai optato per una boutique di questo tipo anche per ragioni di sostenibilità?
Quando ci si riferisce al vintage non si può non parlare di sostenibilità. Siamo stati abituati a divorare tutto indistintamente in molti casi senza porci delle domande o comprendere meccanismi che si generano attraverso le nostre scelte. Acquistare qualunque cosa, oggi più che mai, dovrebbe essere un gesto di consapevolezza, io cerco nel mio piccolo di dare il buon esempio, di sensibilizzare la mia community e far comprendere meglio l’importanza di acquistare meno e acquistare meglio. E’ un po’ una missione ed è un lavoro lungo e complesso ma poco alla volta spero possa dare i suoi buoni frutti. Partiamo dalle cose semplici, come ad esempio, perché per fare la spesa al supermercato la shopper la portiamo sempre con noi mentre per fare shopping di altro genere questo non accade? Su questo punto sto mettendo a punto un piccolo progetto, ma magari ne riparleremo…
Tu vesti vintage?
Assolutamente sì. Anzi, a volte nei miei viaggi, con l’intento di acquistare per Nomad alla fine compro più per me stessa; a volte faccio fatica a lasciare andare alcuni tesori ma cerco di essere generosa e alla fine cedo e li metto a disposizione degli altri.
Novità che inserirai?
Ho appena iniziato una collaborazione interessante con un brand di calzature e accessori, Luciano Padovan, con cui farò un piccolo evento giovedì 24 ottobre in negozio. Mi hanno contattato chiedendomi se mi interessasse ritirare un piccolo stock di articoli di archivio, in parte proveniente dai set di Sex and the city… come potevo rifiutare, sono cresciuta con il mito di Carrie Bradshaw e ho trovato molto interessante accostare il mio mondo a ciò che mi ha fatto sognare, che ha portato la moda ad essere magica, glamourous e divertimento allo stato puro… “Eternamente nostri”.
(Intervista a cura di Viviana Musumeci, founder di Gaiazoe.life)