Quando si parla di moda sostenibile, spesso si pensa subito ai materiali: tessuti biologici, fibre riciclate, tinture naturali. Ma in realtà la sostenibilità nella moda è molto più di una semplice etichetta green. È una vera e propria filosofia che abbraccia l’intero ciclo di vita di un capo e ne analizza l’impatto su ambiente, persone e comunità.
Significa, ad esempio, riflettere su come vengono coltivate le materie da cui vengono ricavate le fibre che indossiamo ogni giorno: quanta acqua è stata usata per produrre quel cotone? Sono stati impiegati pesticidi nocivi per l’ecosistema? Ma significa anche interrogarsi su chi ha confezionato quel vestito, in quali condizioni ha lavorato, se è stato adeguatamente retribuito e tutelato nei suoi diritti.
Una moda sostenibile è quella che cerca di ridurre al minimo gli sprechi, che limita le emissioni inquinanti e che adotta processi produttivi circolari, come il riutilizzo degli scarti o il riciclo dei materiali. È un modello che riconosce e valorizza il saper fare artigianale, preservando le competenze locali e le tradizioni tessili che rischiano di scomparire sotto il peso della produzione di massa.
Ma sostenibilità è anche educazione al consumo: è l’invito a scegliere con maggiore consapevolezza, a rallentare, a smettere di acquistare impulsivamente per tornare a dare valore alle cose. È il contrario del fast fashion: è una moda che parla di qualità invece che quantità, di cura invece che di fretta, di identità invece che di omologazione.
Sostenibilità, in definitiva, è un equilibrio da costruire ogni giorno tra estetica, etica e responsabilità. È chiedersi non solo cosa indosso, ma come e perché lo indosso.
I brand italiani da tenere d’occhio
La moda sostenibile in Italia non è solo una tendenza, ma un ecosistema in crescita, fatto di realtà che combinano visione estetica, responsabilità sociale e attenzione all’ambiente. Dai piccoli atelier artigianali alle startup più innovative, ogni progetto racconta una storia diversa, ma con un filo comune: ripensare il valore del vestire. Ecco alcuni dei nomi da tenere d’occhio.
Candiani Denim: il cuore sostenibile del jeans made in Italy
Candiani Denim è un’eccellenza italiana nel mondo del denim sostenibile, con oltre 80 anni di storia e una forte vocazione all’innovazione responsabile. Situato tra Milano e la Riserva Naturale del Parco del Ticino, il brand ha fatto della sostenibilità un pilastro del proprio DNA, integrando tecnologie all’avanguardia e processi a basso impatto ambientale, come la tintura Indigo Juice® e il sistema di tessitura Coreva™, il primo stretch denim biodegradabile al mondo. Candiani promuove una filiera corta e trasparente, utilizza cotone organico e riciclato, e investe costantemente in ricerca per ridurre il consumo di acqua ed energia. Un punto di riferimento per i brand internazionali che scelgono qualità e responsabilità.
Save The Duck: l’outerwear etico che salva gli animali e il pianeta
Save The Duck è un brand italiano nato nel 2012 per volontà di Nicolas Bargi, con l’obiettivo di creare capi tecnici e di tendenza senza arrecare danno agli animali. Fin dall’inizio, l’azienda ha scelto di non utilizzare piume d’oca, sostituendole con PLUMTECH®, un’imbottitura sintetica innovativa, leggera e cruelty-free. L’intero progetto si fonda su valori etici e ambientali: Save The Duck è infatti un marchio 100% animal-free, certificato da PETA, e dal 2019 è anche carbon neutral e B Corp, a testimonianza del suo impegno concreto verso la sostenibilità e la responsabilità sociale. Attraverso l’uso di materiali riciclati, la tracciabilità della filiera e campagne di comunicazione inclusive, il brand si propone come portavoce di un cambiamento positivo nella moda, dimostrando che stile, performance e rispetto per il pianeta possono convivere.
Blue of a Kind (re-made in Italy)
Blue of a Kind è un brand italiano di moda sostenibile fondato a Milano nel 2018 da Fabrizio Consoli. La sua filosofia si basa su un approccio circolare e sull’upcycling sartoriale: non vengono utilizzati tessuti nuovi, ma solo materiali provenienti da capi dismessi o fondi di magazzino, in particolare denim, che vengono rigenerati attraverso processi di de-costruzione e ri-progettazione. Ogni capo è unico, frutto di un design consapevole che riduce l’impatto ambientale legato a produzione, acqua, energia e sostanze chimiche. L’estetica si ispira al concetto giapponese di wabi-sabi, che valorizza l’imperfezione e la storia degli oggetti, reinterpretando il passato attraverso una visione contemporanea. Blue of a Kind produce esclusivamente in Italia, entro un raggio di 30 miglia dalla sede centrale, per minimizzare le emissioni legate alla logistica. Il brand si distingue anche per progetti culturali e collaborazioni creative che supportano la cultura della sostenibilità.
Cettina Bucca: la moda come atto creativo e consapevole
C’è un modo di vestire che non segue le tendenze, ma ascolta l’anima. Che non rincorre il tempo, ma lo abita. Che non maschera, ma rivela. È un’estetica del sentire, una poetica dell’esistere, che trasforma l’abito in linguaggio e il corpo in spazio narrativo. Questa è la visione della moda della fashion designer siciliana Cettina Bucca.
In questo universo sensibile, la moda si intreccia con la vita attraverso quattro forze vitali: Gioia, Arte, Bellezza, Forza. Quattro elementi che si manifestano nei gesti quotidiani e nei tessuti che scegliamo di indossare. Ogni capo diventa così un’estensione dell’identità, un frammento di luce capace di raccontare ciò che siamo.
Gioia è vibrazione interiore, risonanza tra corpo e universo. È l’istante in cui ci sentiamo perfettamente allineate con noi stesse. È un’emozione che si fa forma e si indossa, come un privilegio intimo e potente.
Arte è la tensione verso il sublime, la capacità di riconoscere nel dettaglio un’opera viva. Abiti come tele in movimento, in cui la creatività esplode in ogni cucitura. Indossarli significa abitare la propria unicità, giorno dopo giorno, in una danza sempre nuova con il mondo.
Bellezza è presenza, connessione, ascolto. È la carezza di un tessuto prezioso sulla pelle, la fluidità di una linea che segue il corpo con grazia. È l’incontro tra l’occhio e il cuore, tra l’estetica e l’etica, tra il fatto a mano e l’anima che lo ha creato.
Forza è autenticità. È la libertà di esprimersi senza timore, di mostrarsi senza filtri, di affrontare il tempo come alleato e non come nemico. È il coraggio di essere sé stesse, sempre. Di distinguersi non per eccesso, ma per coerenza. Di vivere la moda come dichiarazione d’amore verso la propria storia.
In un mondo che accelera, scegliere abiti che parlano di emozioni, consapevolezza e bellezza significa rallentare per ascoltare. Significa affermare un’altra idea di femminilità: libera, consapevole, sensibile. Una moda che non si consuma, ma si coltiva. Che non si esibisce, ma si vive. Che non divide, ma unisce.
Una moda, infine, che è voce e visione, perché ogni giorno possa essere un nuovo, splendente atto creativo.
Eyelet Milano:collezioni contenute e trasparenza
Eyelet è un brand di moda sostenibile che fonde estetica minimalista e responsabilità ambientale in ogni sua collezione. Nato con l’obiettivo di ridurre l’impatto dell’industria tessile, Eyelet utilizza esclusivamente tessuti organici certificati, fibre rigenerate e processi produttivi a basso consumo di risorse. Ogni capo è progettato per durare nel tempo, sia per qualità che per stile, riflettendo un approccio etico alla moda che valorizza trasparenza e filiera corta. Eyelet non solo promuove un consumo più consapevole, ma si impegna anche in pratiche socialmente responsabili, collaborando con laboratori artigianali locali e supportando iniziative di inclusione.
Salce 197: l’eleganza delle Dolomiti tra design innovativo e sostenibilità
Salce 197 è un marchio italiano di borse e accessori di lusso che unisce estetica contemporanea, artigianalità e impegno per la sostenibilità. Fondato da Aldo Cafiero e radicato nel territorio veneto – prende il nome dall’indirizzo della storica sede di famiglia, in Via Salce 197 a Limana, nel cuore delle Dolomiti – il brand nasce dall’esperienza maturata nella manifattura di accessori per l’industria dell’eyewear. Trasferendo questo know-how al mondo della pelletteria, Cafiero ha dato vita a un progetto che fonde funzionalità e design sofisticato. Le borse Salce 197 si distinguono per l’uso innovativo di scocche termoformate abbinate a pelli morbide, creando contrasti armoniosi tra struttura e fluidità. Ogni collezione si ispira ai colori della natura alpina, alternando nuance neutre a tonalità vivaci. L’impegno del brand verso la sostenibilità si traduce nell’uso di packaging riciclabile, pelli conformi alle normative REACH, produzione locale per contenere le emissioni e l’impiego di materiali come l’EVA, comunemente utilizzato anche nel food packaging per la sua sicurezza e leggerezza. Salce 197 dimostra come l’eleganza possa dialogare con l’innovazione responsabile.
Seay, consapevolezza nella moda e community
Made in Italy, spirito circolare e una visione che va oltre la moda. Seay è un brand che unisce innovazione e responsabilità attraverso capi realizzati esclusivamente con materiali certificati, riciclati e/o organici. La distribuzione è carbon neutral, il packaging compostabile e certificato TUV Austria, e il modello RE3 – Reduce, Reuse, Recycle – rappresenta il cuore pulsante del progetto: un sistema virtuoso pensato per prolungare la vita degli indumenti già esistenti. Ma Seay non si limita a ridurre l’impatto ambientale: promuove un modello di impresa 4.0 in cui digitalizzazione, green economy e benessere all’aria aperta si fondono in uno stile di vita consapevole e condiviso. Da qui nasce anche SOSEATY (S.O.S. + SEA + SOCIETY), un gioco fonetico con la parola “society” che esprime il desiderio di costruire una comunità attiva e interconnessa, dove ognuno diventa parte del cambiamento.
Atelier By Valentina Bellotti – La sartoria degli accessori su misura, tra creatività e consapevolezza
Nato come naturale evoluzione del precedente V.BellStudio, Atelier By Valentina Bellotti rappresenta un nuovo inizio per la designer, frutto di un percorso di riflessione e consapevolezza. Spinta dal desiderio di autenticità e rinnovamento, Valentina ha scelto di mettere al centro del suo lavoro l’incontro umano e la relazione diretta con le sue clienti, dando vita a un nuovo concept: la Tailor Made Experience.
In un tempo in cui la personalizzazione sembra affidata agli algoritmi, Valentina restituisce valore all’esperienza artigianale e alla co-creazione. Ogni accessorio nasce da un dialogo: si parte da un primo incontro, in cui la cliente racconta il proprio stile, i propri desideri e bisogni. A partire da questa conversazione, la designer elabora tre proposte progettuali su misura. Una volta scelto “l’accessorio giusto”, si passa alla realizzazione interamente manuale, in cui ogni dettaglio viene curato con dedizione e maestria.
La sostenibilità, per Valentina, non è solo una questione di materiali – anche se utilizza esclusivamente pellami provenienti da giacenze, evitando sprechi – ma è soprattutto un approccio alla moda che mette al centro il tempo, l’ascolto e l’unicità. Un invito a rallentare e a riscoprire la bellezza di un oggetto pensato, voluto e creato insieme: un accessorio #maipiùsenza, fatto per durare
Michela Meni Studio: il valore del “meno, ma meglio”
Fondato nel dicembre 2020, Michela Meni Studio è un progetto sartoriale che nasce dal desiderio di coniugare etica, sostenibilità e qualità. Alla base del brand vi è una filosofia chiara: “meno, ma meglio”, che invita a riscoprire il valore di ciò che indossiamo, promuovendo un approccio consapevole al consumo e una profonda attenzione per l’ambiente e per le persone.
La scelta dei materiali è centrale: lo studio lavora esclusivamente con tessuti deadstock — eccedenze di alta qualità provenienti da collezioni passate dei grandi marchi — trasformandoli in capi unici e irripetibili. Ogni collezione nasce da un’attenta ricerca di tessuti pregiati, contribuendo così alla riduzione degli sprechi e all’utilizzo creativo di risorse già esistenti.
La produzione avviene interamente in Italia, in laboratori artigianali dove vengono valorizzate le competenze tradizionali e il tempo dedicato a ogni capo diventa sinonimo di cura e attenzione al dettaglio. Al di fuori delle logiche imposte dalla fast fashion, Michela Meni Studio si prende il tempo necessario per garantire standard elevati e un’estetica senza compromessi.
In un panorama dominato dalla velocità, il brand si distingue per il suo impegno nel creare abiti che durano nel tempo e che raccontano storie di autenticità, ricerca e rispetto.
CasaGIN, il brand specializzato in underwear e loungewear sostenibili
CASAGiN è un brand italiano di abbigliamento sostenibile nato alla fine del 2017 da un’intuizione di Daniela, fondatrice con oltre dieci anni di esperienza come buyer per importanti marchi di lusso, sia in Europa che in Cina. Proprio da questa lunga esperienza nel settore moda, Daniela ha potuto osservare da vicino le criticità ambientali e sociali del sistema, maturando il desiderio di dar vita a un marchio che fosse in armonia con le persone e con la natura, anziché danneggiarle. Il progetto ha preso forma in modo indipendente e completamente autofinanziato: Daniela ha avviato CASAGiN da casa, dedicando le serate e i fine settimana al suo sogno, mentre lavorava ancora per un noto brand di lusso a Milano. Il nome del brand riflette i suoi valori fondamentali: “casa” come luogo sicuro e accogliente, e “GiN”, acronimo di “Genuine – Innovative – Natural”, tre parole chiave che definiscono la sua identità. CASAGiN è oggi un’impresa al femminile che promuove la moda etica attraverso capi confortevoli, duraturi e realizzati con materiali innovativi e a basso impatto ambientale.
Francesca Marchisio, la designer metamorfica
Francesca Marchisio è una designer italiana con sede a Reggio Emilia, fondatrice dell’omonimo brand lanciato nel 2018. La sua formazione presso l’Istituto Marangoni di Milano e le esperienze lavorative con il gruppo MaxMara hanno influenzato profondamente il suo approccio al design. Nel 2001 ha ricevuto il MaxMara Award al Riccione Moda Italia e nel 2007 ha vinto il premio Next Generation promosso dalla Camera Nazionale della Moda Italiana, presentando la sua collezione alla Milano Fashion Week Autunno/Inverno 2008. Il brand Francesca Marchisio si distingue per la creazione di capi metamorfici, realizzati con materiali upcycled, fibre organiche e tessuti sostenibili. Le sue collezioni combinano moda prêt-à-porter con metodi di design industriale, dando vita a oggetti autentici e funzionali. Molti dei suoi capi sono reversibili e modulari, permettendo a chi li indossa di esprimere la propria personalità e adattarsi a diversi contesti. La filosofia di Marchisio si basa sull’idea di trasformazione e circolarità, ispirata alla natura. Attraverso il suo lavoro, promuove una moda sostenibile che imita i processi naturali, enfatizzando l’importanza di materiali durevoli e biodegradabili. Dal 2011, con il progetto “Sacaporter”, ha esplorato il concetto di abiti modulari e reversibili, anticipando le tendenze attuali verso una moda più responsabile.
ZEROBARRACENTO: Il design gentile che ridefinisce l’eleganza sostenibile
Zerobarracento è un brand di moda consapevole fondato da Camilla Carrara, designer milanese con una visione pionieristica e una formazione nel campo del fashion design presso il Politecnico di Milano. Dopo diverse esperienze nel settore tessile e nella progettazione di moda, Carrara ha dato vita nel 2017 a un progetto che unisce estetica, etica e innovazione, ponendo la sostenibilità al centro della sua ricerca creativa. Il nome Zerobarracento è una dichiarazione programmatica: zero sprechi, zero stereotipi, zero limiti di età o genere. Il cuore della sua filosofia è il design zero-waste, ovvero una metodologia di taglio e progettazione che elimina completamente gli scarti tessili, permettendo di utilizzare il 100% del materiale a disposizione.
I capi firmati Zerobarracento si distinguono per le linee essenziali e le forme morbide, pensate per essere fluide, inclusivi e senza tempo. Sono realizzati con materiali sostenibili e certificati, provenienti da fornitori responsabili e spesso frutto di sperimentazioni con tessuti rigenerati, biodegradabili o a base cellulosica.
Camilla Carrara ha costruito un brand che fonde sartorialità e responsabilità, rispondendo a una domanda crescente di trasparenza e circolarità. Ogni capo è accompagnato da un passaporto digitale che ne racconta origine, materiali e processo produttivo, favorendo una relazione più consapevole tra oggetto e persona.
Il design di Zerobarracento abbraccia un’eleganza gender-neutral, che valorizza la libertà individuale e si adatta a corpi, identità e stili di vita diversi. Attraverso collaborazioni con istituzioni culturali, startup green e aziende tessili innovative, il brand ha saputo costruire un ecosistema virtuoso, posizionandosi come esempio di moda rigenerativa nel panorama internazionale.
Tiziano Guardini: la moda che nasce dall’abbraccio con la natura
Tiziano Guardini è uno stilista romano che ha fatto della sostenibilità il centro della sua visione creativa. Dopo la laurea in Economia e una formazione presso l’Accademia di Costume e Moda di Roma, Guardini ha iniziato un percorso unico, coniugando artigianato, innovazione e profonda connessione con l’ambiente. La sua estetica, definita dalla stampa come “eco-glam”, unisce forme fluide, richiami alla natura e una ricerca etica radicale.
Nel 2017 ha vinto il Green Carpet Fashion Award come Best Emerging Designer, premiato da Camera Nazionale della Moda Italiana e Eco-Age per il suo approccio visionario, diventando uno dei primi designer italiani a ricevere riconoscimenti internazionali per la moda sostenibile.
Le collezioni di Tiziano Guardini si distinguono per l’uso di materiali innovativi e cruelty-free, come fibre ricavate da piante, tessuti rigenerati e tecniche di tintura vegetale. Collaborazioni con aziende come Aquafil (produttrice di nylon rigenerato ECONYL®), Orange Fiber e Vegea (materiali ottenuti da sottoprodotti della vinificazione) testimoniano il suo impegno concreto nel ripensare l’intera filiera della moda.
Il suo design non è solo sostenibile, ma profondamente spirituale. Ogni capo racconta un legame con la Terra, un invito a riscoprire la bellezza dell’essere in armonia con il pianeta. Le sue sfilate, spesso vere e proprie performance artistiche, si trasformano in rituali contemporanei in cui la moda diventa mezzo di consapevolezza e trasformazione.
La filosofia di Guardini si fonda sull’idea che la sostenibilità non sia una tendenza, ma un percorso di crescita interiore e collettiva. Attraverso il suo lavoro, invita a immaginare una moda che non distrugge, ma rigenera; che non consuma, ma nutre; che non divide, ma unisce.
Tiziano Guardini è oggi uno dei volti più autorevoli della nuova moda etica italiana. La sua visione incarna un futuro in cui la creatività diventa atto d’amore verso il mondo, e la bellezza si misura nella capacità di prendersene cura.
ACBC – Anything Can Be Changed: il cambiamento, passo dopo passo
Fondata nel 2018, ACBC – Anything Can Be Changed nasce da un’idea radicale: dimostrare che cambiare è possibile. Più che un brand, ACBC è una piattaforma di innovazione sostenibile che unisce moda, ricerca e responsabilità ambientale. Con sede a Milano – culla del design e capitale di un nuovo pensiero etico – ACBC ha l’obiettivo dichiarato di trasformare l’industria del fashion, un passo alla volta. Il nome è un manifesto: tutto può essere cambiato. E infatti, ACBC lavora da anni a fianco di oltre 100 realtà internazionali, supportandole nella riduzione dell’impatto ambientale e nella costruzione di un nuovo paradigma produttivo. La visione è chiara: trasformare l’1% del fashion retail entro il 2030, attraverso un intervento su più livelli – aziendale, produttivo e comunicativo – grazie a un approccio integrato e scientifico. Il cuore pulsante del progetto è la Ricerca & Sviluppo, che alimenta ogni fase: dalla scelta di materiali a basso impatto (come il mais, il cactus o gli scarti dell’uva) alla progettazione modulare e circolare dei prodotti, fino alla consulenza ESG per le imprese. Tutte le soluzioni sono misurate e certificate, grazie a strumenti come il Life Cycle Assessment (LCA), che permette di conoscere nel dettaglio l’impronta ambientale di ogni prodotto. Ma ACBC non è solo innovazione tecnologica: è cultura del cambiamento. Con il suo team multidisciplinare – oltre 40 professionisti con un’esperienza media di 15 anni – e una rete globale di fornitori, università e istituzioni, ACBC ridefinisce il ruolo della moda: da veicolo di consumo a strumento di consapevolezza. Le collaborazioni con brand come Missoni, Save the Duck, Diadora e Philippe Model dimostrano che la sostenibilità può essere desiderabile, scalabile e competitiva. E soprattutto, che il cambiamento non è più un’opzione, ma una necessità.
Quid: moda etica, inclusione e bellezza che nasce dal cambiamento
Nato a Verona nel 2013 da un’intuizione di Anna Fiscale e Ludovico Mantoan, Progetto Quid è oggi una delle realtà più significative del panorama italiano della moda sostenibile e sociale. Un laboratorio virtuoso dove i tessuti in eccedenza dei grandi marchi del lusso incontrano il talento di persone fragili, dando vita a collezioni etiche, accessibili e contemporanee. L’idea alla base è semplice e potente: trasformare lo scarto in risorsa, creando al tempo stesso opportunità concrete di lavoro e inclusione per donne e uomini con un passato difficile alle spalle. Il viaggio di Quid inizia con piccole collaborazioni con laboratori sartoriali locali che promuovono l’impiego femminile inclusivo. Nel 2014 nasce la prima collezione, seguita dalla collaborazione con la sezione femminile della Casa Circondariale di Montorio. Le creazioni Quid iniziano a farsi conoscere attraverso pop-up store e rivenditori multimarca.
Nel 2015 prende forma la prima sede produttiva nel quartiere veronese di Avesa, con 17 lavoratrici impiegate. È un anno simbolico, che segna anche l’apertura del primo Quid Store a Verona e l’avvio di collaborazioni lungo una filiera etica e sostenibile, regolata dall’Art. 14 per l’inclusione lavorativa. Negli anni successivi, Quid continua a crescere e a consolidarsi. Nascono gli outlet di Vallese di Oppeano e Cadriano, aprono i negozi di Mestre, Bassano del Grappa, Milano e Genova. Il team supera i 100 collaboratori e si amplia con una seconda sede operativa, mentre prende forma LIBERA-MENTE, il primo programma di welfare aziendale. Nel 2018, l’ONU riconosce il valore trasformativo del progetto, assegnando a Quid il premio Momentum for Change – Lighthouse Activity, per il suo impegno nell’inclusione femminile e nella lotta al cambiamento climatico.
Nel 2020, durante la pandemia, Quid si reinventa con lucidità e visione, riconvertendo la produzione in mascherine riutilizzabili in meno di tre settimane. Da questa esperienza nasce un nuovo slancio verso una rete di filiere sostenibili diffuse sul territorio, che si consolida nel 2022 sotto il nome di Innesti: un vero e proprio distretto etico che coinvolge sartorie, manifatture inclusive e aziende virtuose del Made in Italy. Nel frattempo, nascono anche SHEWILL, un programma di leadership inclusiva co-progettato dai dipendenti, e un secondo magazzino dedicato al recupero e alla valorizzazione delle eccedenze tessili. Nel 2023, Quid festeggia dieci anni di attività, con una rete di oltre 150 collaboratori e più di 100 aziende partner che credono nella possibilità di fare impresa generando valore umano e ambientale. Oggi Quid è molto più di un brand: è un ecosistema in cui le persone, i valori e i materiali trovano nuove forme, nuove vite e nuovi significati. Un modello che dimostra come la moda possa essere anche giustizia, rinascita e bellezza consapevole.
Rifò: il futuro della moda nasce dal filo del passato
Nel cuore del distretto tessile di Prato, dove la cultura del riciclo è una tradizione che affonda le radici nell’Ottocento, nasce nel 2017 Rifò, dall’idea visionaria di Niccolò Cipriani. Dopo un’esperienza di cooperazione internazionale in Vietnam, Niccolò torna nella sua città con una convinzione profonda: è possibile produrre abiti e accessori belli, durevoli e circolari, partendo da ciò che già esiste.
Il nome “Rifò” deriva dal dialetto toscano e significa proprio “rifare”, ed è questa la parola chiave che guida ogni scelta del brand. Rigenerare i tessuti, rigenerare il lavoro locale, rigenerare il significato stesso della moda.
Il processo è semplice e rivoluzionario al tempo stesso: i vecchi indumenti in lana, cashmere, jeans o cotone vengono selezionati, sfilacciati e trasformati in nuovi filati, senza l’uso di sostanze chimiche né di tinture, riducendo al minimo l’impatto ambientale. La produzione avviene nel raggio di 30 km da Prato, secondo un modello di filiera corta, trasparente e responsabile, che valorizza il sapere artigianale del territorio.
Ogni capo Rifò è pensato per durare, per essere riutilizzato, riparato e, alla fine del suo ciclo, rigenerato di nuovo. È un abito che racconta una storia fatta di cura, prossimità e circolarità. Dai maglioni ai cappotti, dalle t-shirt ai capi baby, tutto è progettato per ridurre gli sprechi e per promuovere un consumo consapevole e lento.
MYAR: la memoria si rigenera, la sostenibilità si indossa
Fondata da Andrea Rosso nel 2014, MYAR è più di un brand: è un archivio in movimento, una riflessione sartoriale sul tempo, sull’identità e sul valore del recupero. Il nome stesso è un anagramma della parola “army”, a sottolineare il legame profondo con l’universo militare, inteso non come simbolo di conflitto, ma come patrimonio di funzionalità, durabilità e racconto collettivo.
Ogni capo MYAR nasce da pezzi d’archivio militari autentici, provenienti da diverse epoche e paesi, che vengono rigenerati e reinterpretati in chiave contemporanea. È un processo meticoloso e poetico, che dà nuova vita a materiali tecnici e tessuti dimenticati, trasformandoli in creazioni uniche, dove ogni cucitura è traccia di una storia e ogni dettaglio diventa linguaggio.
La visione di Andrea Rosso, figlio di Renzo Rosso (fondatore di Diesel), intreccia moda, cultura e sostenibilità in una pratica creativa che rispetta il passato ma guarda avanti. MYAR propone una nuova estetica del riuso, dove il vintage militare diventa una narrazione visiva sul cambiamento, sull’identità fluida e su un futuro più etico.
Il brand si muove con coerenza all’interno di un ecosistema di produzione responsabile, promuovendo l’artigianalità locale, la riduzione degli sprechi e la valorizzazione del know-how manifatturiero. Ogni collezione è un invito a riflettere sul nostro rapporto con gli oggetti, sul tempo che li abita, sul potere della moda di trasformare non solo l’aspetto, ma anche la coscienza.
Fortela – L’eleganza artigianale che guarda al passato per costruire il futuro
Fondato da Alessandro Squarzi e Alessia Giacobino, Fortela è un marchio italiano di lusso che nasce dall’amore per l’archivio vintage e dalla volontà di coniugare l’estetica classica italiana con suggestioni militari, western e d’ispirazione americana. Ogni capo è il frutto di un’attenta ricerca stilistica e culturale, arricchita da viaggi, esperienze e da una sensibilità estetica capace di fondere mondi diversi in una proposta sartoriale unica.
L’identità di Fortela si definisce attraverso uno stile libero, autentico e senza tempo, dove la maestria artigianale italiana si incontra con l’eccellenza dei tessuti giapponesi. Tagli impeccabili, bilanciamenti di peso e abbinamenti sofisticati fanno di ogni collezione un esercizio di equilibrio tra tradizione e innovazione.
Più che un semplice brand, Fortela è una dichiarazione di intenti: un culto per la qualità, per i dettagli fatti a mano, e per un modo di vestire che celebra la storia, l’autenticità e la sostenibilità intesa come durabilità, valore e artigianalità senza compromessi.
THEMOIRè – Moda etica, ricerca materica e visione rigenerativa
Nato a Milano nel 2019, THEMOIRè è molto più di un brand di accessori: è un progetto etico e visionario che coniuga creatività, responsabilità e impatto positivo. Alla base del suo manifesto, l’impegno concreto per il pianeta e per le persone, attraverso scelte consapevoli che minimizzano l’impatto ambientale e promuovono una crescita sostenibile.
Le collezioni di THEMOIRè nascono da una costante ricerca su materiali innovativi e alternativi, selezionati con cura per il loro valore ecologico e la loro capacità di raccontare una nuova idea di lusso. Tra questi, figurano tessuti derivati da foglie di ananas, scarti dell’industria delle mele, sughero, rafia naturale, eco-pelliccia e cotone riciclato. Ogni borsa è il risultato di una filiera attenta e trasparente: le fodere sono realizzate al 100% con materiali riciclati, in prevalenza da bottiglie PET, mentre fili ed etichette provengono da nylon rigenerato, anche da reti da pesca dismesse.
Con uno stile sofisticato e contemporaneo, THEMOIRè dimostra che la moda può essere uno strumento potente di cambiamento, capace di conciliare estetica, innovazione e responsabilità ambientale.
Nicoletta Fasani: sartoria etica tra geometria e impegno sociale
Nicoletta Fasani è una stilista milanese che dal 2010 unisce artigianato, design e sostenibilità nel suo brand. Laureata in filosofia, ha trasformato la passione per i tessuti e la geometria in abiti innovativi come il BI-NIKI, basati sulla forma del rettangolo e privi di chiusure. La sostenibilità è al centro del suo progetto: utilizza tessuti certificati naturali o deadstock, produce localmente e promuove la tracciabilità attraverso passaporti digitali DPP in collaborazione con Renoon.
Convinta che la bellezza derivi dall’etica, propone collezioni attente all’estetica e all’impatto ambientale. Le sue clienti apprezzano l’unione tra forma, colore e consapevolezza. Fasani punta a un futuro ancora più circolare, promuovendo l’uso di materiali di scarto anche in ambito educativo e aziendale (come con il progetto Scartoria). È stata premiata per il suo impegno con riconoscimenti istituzionali e inserita tra le Imprese Lombardia 2030.
Miomojo – Il lusso gentile che nasce dalla consapevolezza
Miomojo non segue la moda: la ridefinisce. Da Bergamo, questo brand italiano progetta borse che coniugano etica ed estetica, con uno sguardo attento all’impatto sociale e ambientale. Fondata su valori profondi e autentici, Miomojo è una Società Benefit e una B Corp certificata, che mette al centro della propria missione la gentilezza—verso gli animali, il pianeta e le persone.
La produzione è 100% cruelty-free: nessun materiale di origine animale viene utilizzato. Niente pelle, piume, seta o lana. Al loro posto, materiali vegan innovativi e “next-gen” come tessuti derivati da risorse vegetali o riciclate, selezionati con cura e lavorati nei migliori distretti del Made in Italy. Il risultato? Accessori di lusso dalla bellezza senza compromessi, duraturi, autentici e rispettosi.
Ogni borsa Miomojo è anche un atto di attivismo concreto: il 10% delle vendite viene devoluto a organizzazioni impegnate nella tutela degli animali e dell’ambiente. Oltre al sostegno economico, il brand promuove il volontariato, la consapevolezza e progetti ad alto impatto, sia locali che globali.
Miomojo dimostra che il vero lusso oggi non è nell’ostentazione, ma nella coerenza con i propri valori. È nella scelta quotidiana di un design che non solo veste, ma ispira. Perché la moda più evoluta non grida: agisce.
ID.EIGHT, quando l’identità e l’eco-sostenibilità si vestono di stile
ID.EIGHT unisce identità e rigenerazione attraverso un progetto di sneakers ecosostenibili realizzate con materiali innovativi, come scarti dell’industria alimentare e riciclo. Il nome stesso del brand racchiude il significato profondo di ID (Identità) e EIGHT (l’infinito), simbolo della capacità di rigenerarsi, richiamando così la filosofia dell’eco-sostenibilità. La collezione, unisex, propone un design raffinato ispirato agli anni ’90, con un’attenzione particolare a ridurre l’impatto ambientale.
Il progetto nasce dall’incontro tra Dong Seon Lee e Giuliana Borzillo, due professionisti del settore calzaturiero. Dong, laureato in moda a Seoul, porta una visione creativa orientale e minimalista, mentre Giuliana, con un background accademico tra Napoli e il Polimoda di Firenze, apporta competenze di marketing e una forte sensibilità verso la sostenibilità. Insieme hanno dato vita a una linea di sneakers che coniugano estetica e responsabilità etica.
Il brand è stato ufficialmente lanciato nel 2020 grazie a una campagna di crowdfunding che ha raccolto il supporto di 320 sostenitori, trasformando la passione e la complementarità dei due fondatori in una realtà concreta e innovativa nel panorama della moda sostenibile.
Coffioner: le sneaker italiane che nascono dal caffè
Coffioner è un brand italiano che unisce design contemporaneo, sostenibilità e innovazione attraverso una materia prima inaspettata: i fondi di caffè. Nato con l’obiettivo di ridurre gli sprechi e valorizzare i sottoprodotti alimentari, il marchio ha sviluppato una tecnologia proprietaria che trasforma gli scarti del caffè in materiale per la tomaia delle sue sneaker, dando vita a calzature eco-friendly, antibatteriche e naturalmente deodoranti. Le scarpe Coffioner sono leggere, resistenti e pensate per accompagnare uno stile di vita urbano e consapevole. Oltre all’utilizzo di materiali riciclati, l’intero ciclo produttivo privilegia fornitori locali e processi a basso impatto ambientale. Un esempio concreto di economia circolare e di come anche un gesto quotidiano come bere un caffè possa diventare l’ingrediente chiave per una moda più sostenibile.
SCARPA – Camminare verso la sostenibilità, dalle Dolomiti all’Himalaya
Nata nel 1938 ad Asolo per volontà di un visionario lord irlandese, Rupert Guinness, SCARPA è oggi una realtà internazionale leader nel settore delle calzature outdoor, che unisce heritage artigianale veneto, innovazione tecnica e un forte impegno ambientale. Oltre il 60% della produzione è ancora Made in Italy, ma l’azienda – oggi Società Benefit – guarda al futuro con una visione chiara: coniugare performance, responsabilità sociale e rispetto per l’ambiente. Progetti come il Green Manifesto e LIFE Re-Shoes segnano l’impegno concreto verso la circolarità e la riduzione dell’impatto ambientale.
(a cura di Gaiazoe.life)