Nato nel 2019 da una visione personale e dalla necessità di ridefinire i modi di consumo, Fraises et Désirs si è imposto come un esempio di moda consapevole e artigianale. Dalla prima pubblicazione su Instagram fino alla collaborazione con figure iconiche come Rosario Fiorello, il brand ha saputo affrontare sfide, conquistare mercati internazionali e rimanere fedele ai suoi valori di sostenibilità e qualità. Un’avventura che combina dedizione, creatività e un impegno costante per offrire capi unici e certificati, puntando su un modello di crescita responsabile e rispettoso delle persone e dell’ambiente.
Gaiazoe ha intervistato Giulia Finocchi, la founder del brand:
Qual è stata l’ispirazione dietro la nascita di Fraises et Désirs e come si è evoluto il brand dal 2019?
L’ispirazione dietro alla nascita di Fraises et Désirs è stata da un lato una grande voglia di mettere su’ un’attività tutta mia, un progetto al quale pensavo già da qualche anno e che poi si è modellato ed ha preso forma nel corso del tempo; dall’altro questo brand è figlio di una necessità e cioè quella di rivedere (e cambiare se possibile) il nostro modo di consumare.
Dal 2019 sono cambiate tantissime cose: dal primo post su Instagram, all’apertura dell’e-commerce, fino ad arrivare ai primi rivenditori e alla registrazione del marchio. E’ un’avventura continua che necessità di tanta dedizione, passione… E pazienza!
La lentezza contro la cultura del tutto e subito
In che modo la produzione su ordinazione viene percepita dal cliente in un mondo in cui tutti vogliono tutto e subito?
Fortunatamente soltanto una piccola percentuale di persone non interpreta questo nostro modus operandi così come noi lo abbiamo concepito e cioè come una forma concreta di sostenibilità e la certificazione di un prodotto artigianale a 360°. La cultura del tutto e subito è ormai penetrata in profondità ma noi stiamo cercando pazientemente di sradicarla.
Accade invece sempre più spesso che i nostri clienti vivano il periodo di attesa che intercorre tra l’ordine e la consegna positivamente, come se questo tempo venisse tradotto in valore.
Come vengono selezionati i materiali utilizzati per i capi e perché è importante la certificazione Oeko-Tex Standard 100? Avete altre certificazioni o state lavorando per ottenerle?
I materiali li seleziono personalmente: a volte capita che un particolare filato mi dia l’input per la realizzazione di un modello oppure partiamo proprio da quest’ultimo per poter poi scegliere il materiale più adatto. La campionatura sta alla base di tutto, difatti una volta scelto il filato lo lavoriamo e lo testiamo al fine di capire la resa finale e come si comporta in fase di lavaggio.
Sono molto esigente quando si parla di tutto ciò che sta contatto con la pelle ed ogni singola scelta che faccio per Fraises et Désirs è come se la stessi facendo per me stessa: filati Made in Italy prodotti da aziende che condividono i nostri stessi valori.
La certificazione Oeko-Tex Standard 100 classe I, presente nella quasi totalità delle lane e dei cotoni che utilizziamo, attesta che quest’ultimi sono stati sottoposti a rigorosi controlli per verificare che non contengano sostanze dannose che potrebbero rappresentare un rischio per la salute della pelle. Una questione di trasparenza e fiducia sulla sicurezza del prodotto finito ma anche di protezione ambientale in quanto tale certificazione non solo si concentra sulla salute umana, ma promuove anche pratiche di produzione che riducono l’inquinamento e l’uso di sostanze chimiche pericolose nell’intero ciclo produttivo.
Il nostro processo produttivo è talmente basilare a livello di impiego di risorse che la quasi totalità dell’impatto ambientale risiede nella scelta e nell’utilizzo della materia prima, motivo per cui, l’obiettivo che ci siamo posti per l’anno prossimo è quello di selezionare filati sempre più “completi” a livello di certificazioni.
Quali sono state le maggiori sfide nell’entrare nel mercato dei negozi fisici e come è stata accolta la proposta del brand?
I primi rivenditori Fraises et Désirs sono stati dei concept store in Cina: alcuni nostri articoli vennero ripostati su un noto social network cinese, fecero tantissime visualizzazioni e così ci contattarono i primi buyer. Fu incredibile sapere che qualcuno dall’altra parte del mondo desiderava avere i nostri articoli nel proprio negozio.
Così pensai che mi sarebbe piaciuto avere dei punti di riferimento fisici anche in Italia ma il principale ostacolo che incontrai, almeno in un primo momento, è stato l’incertezza del mercato. Ricordo ancora i resoconti delle telefonate che faceva la mia referente commerciale e la frase più gettonata era “abbiamo già i nostri brand che funzionano e non ce la sentiamo di introdurre novità di questi tempi”.
Abbiamo quindi fatto un grande lavoro con l’obiettivo di acquisire fiducia perché ero certa che i nostri articoli avrebbero funzionato all’interno di punti vendita fisici: così li abbiamo fatti toccare con mano spedendo il giro per l’Italia il nostro campionario, andando di persona quando era possibile, ed a volte scommettendo con il negoziante:
“Le spedisco 10 pezzi, li venderà in un paio di settimane. Se così sarà, diventerà nostro cliente?”
E così è accaduto: attualmente abbiamo rivenditori sparsi in tutta Italia in aggiunta al nostro shop online.
Come ha influito la collaborazione con Fiorello e il Festival di Sanremo sulla visibilità e crescita del marchio?
Ricordo ancora la telefonata di prima mattina: “Giulia i tuoi maglioni sono in televisione”. Ho intrapreso questo percorso durante gli studi universitari e che mai mi sarei immaginata di ricevere un giorno una mail da parte della redazione di VivaRai2. Prima la richiesta di realizzare i maglioni per vestire il cast di ballerini e poi un’altra grande sorpresa: la creazione e la personalizzazione di un nostro best seller, il cardigan Heidi, che Rosario Fiorello avrebbe indossato durante i giorni del Festival.
Grazie a questa opportunità che ci è stata concessa ed al grande lavoro social che c’è stato dietro, molte persone che quella mattina avevano avuto modo di vedere la trasmissione hanno riconosciuto la nostra maglieria e ci sono stati nuovi clienti e richieste di collaborazione.
Sicuramente è stato un bel trampolino di lancio oltre che una bellissima esperienza, perché la televisione ha sempre qualcosa di magico e potente.
Come si vede tra 5 anni?
I sogni sono tanti. Fra 5 anni mi vedo con un brand che continua a crescere, ma sempre rimanendo fedele al suo cuore pulsante: la filosofia di sostenibilità e di valorizzazione dell’artigianato. Spero anche di costruire sempre una rete di clienti affezionati sempre più grande, di collaboratori e di ampliare la nostra presenza online e offline.
Se 5 anni fa mi avessero fatto la stessa domanda non avrei mai pensato di riscontrare questo entusiasmo attorno alla nostra iniziativa e spero dunque che la realtà mi sorprenda anche questa volta.
(Intervista di Viviana Musumeci, founder di Gaiazoe.life)