Chi ama la sostenibilità conosce sicuramente il brand di sneakers ID.EIGHT, un marchio italiano che emerge come un’essenza unica di stile, innovazione e ambizione, oltre che per l’innata sostenibilità nel Dna. Distribuiti in un fitto intreccio di oltre un centinaio di negozi, sia in Italia che all’estero, le calzature ID.EIGHT oggi sono presenti su numerosi Paesi come la Germania, la Francia, il Portogallo, la Spagna, l’Olanda, il Belgio e gli Stati Uniti, affermandosi come una voce distinta nel panorama della moda internazionale. Negli Stati Uniti, in particolare, le sneaker si trovano nell’ambito dell’ecommerce di Free People, parte del prestigioso Gruppo Urban Outfitters, portando la loro raffinatezza europea agli entusiasti acquirenti d’oltreoceano.
Con una fascia prezzo che varia tra i 189 e i 225 euro, il valore intrinseco di ogni paio di sneaker è tangibile, testimoniato dalla sua lavorazione impeccabile e dai materiali pregiati impiegati.
Storia di un successo: i numeri della sostenibilità
Ma la vera storia di successo di ID.EIGHT emerge dai numeri che raccontano il suo trionfo sul mercato. Con una crescita straordinaria del +40% nel fatturato del 2023 rispetto all’anno precedente, il marchio ha fissato l’ambizioso obiettivo di raddoppiare il fatturato del 2023 entro il 2024, puntando a raggiungere la cifra simbolica del milione. E non si tratta solo di conquistare mercati interni: con il 60% del fatturato generato in Italia e il restante 40% all’estero, l’obiettivo nel 2024 è equilibrare la bilancia al 50%.
In questa avventura verso il successo globale, alcune nazioni si ergono come pilastri della presenza internazionale di ID.EIGHT. Paesi come Germania e Belgio fungono da epicentri del suo impatto oltre i confini nazionali, alimentando la crescita costante del marchio e accendendo la fiamma della sua espansione globale.
Ma non è solo l’ambiente retail tradizionale a sostenere la visione di ID.EIGHT. Con il 40% del fatturato generato dal loro ecommerce, il marchio dimostra una volta di più la sua adattabilità e il suo abbraccio delle sfide del mondo digitale. Attraverso una strategia multicanale ben strutturata, ID.EIGHT cattura l’attenzione e il cuore di una clientela sempre più connessa e cosmopolita.
Gaiazoe ha intervistato i due founder del brand DongSeon Leee GiulianaBorzillo
In un mercato saturo di sneaker, quanto ripaga realizzarle sostenibili?
Il mercato è senza dubbio complesso: i consumatori hanno ancora forti resistenze a spendere, magari qualcosina in più, per un prodotto che sia sostenibile. Lo testimoniano anche i recenti dati che sono trapelati: l’industria del fast fashion purtroppo continua a crescere e la gente ad acquistare, con le conseguenze ambientali che tutti conosciamo. Ci sono mercati sicuramente più attenti ai nostri temi: penso a quello tedesco in cui i consumatori sono da tempo propensi ad investire qualcosa di più per un prodotto che sia realmente sostenibile, anche per acquistare una scarpa come la nostra, con un marchio ancora non super noto. Il consumatore italiano è un po’ più restio ma ci sono segnali di cambiamento.
La lunga strada verso la sostenibilità totale
Al momento qual è la percentuale di sostenibilità delle Id Eight?
Il nostro obiettivo è realizzare la scarpa più sostenibile che ci sia. E’ un processo in divenire, fatto di ricerca e innovazione. Oggi più del 70% dei materiali utilizzati sono riciclati, ma puntiamo a incrementare questa percentuale e i fondi entrati con la recente operazione finanziaria verranno sfruttati proprio in questa direzione.
C’è stato un arricchimento dal punto di vista dei modelli?
Ai modelli Hana e Duri abbiamo recentemente aggiunto un nuovo modello,SAMJI, il nome è ispirato alla festa coreana Samjinnal (Dong, il fondatore assieme a Giuliana, è coreano). Tutti i modelli sono genderless, continuativi (contro l’overproduction) e cruelty free.
State facendo ricerca per trovare altri materiali di scarto
rispetto a quelli che già usate?
Attualmente i materiali che utilizziamo derivano da sottoprodotti un tempo considerati inerti e ora risorti sotto forma di tessuti con texture e finish sorprendenti. Ci sono Uppeal e Vegea, che lavorano sulla bio- polimerizzazione delle bucce di mela e delle vinacce cedute dalle aziende italiane. Poi Pinatex, che parte dalle foglie degli ananas e BioVeg dal mais. A questi materiali si aggiungono tessuti tecnici in poliestere riciclato utilizzati sulla tomaia e cotone riciclato o biologico rispettivamente per fodera e sottopiede. E’ tra gli obiettivi di questo ingresso di capitali: individuare nuovi materiali, su cui stanno lavorando tante startup, che migliorino ulteriormente le performance in termini di sostenibilità dei materiali attualmente esistenti e in termini di durabilità e resistenza.
Quante calzature producete all’anno?
La startup oggi produce 4.000 paia di sneakers all’anno, i modelli sono diventati tre. Id.Eight ha già conquistato una significativa fetta di mercato nel settore delle calzature sportive sostenibili e ha vinto numerosi premi: con Pitti Immagine all’interno del concorso Who is on Next di Vogue e Altaroma; il Green Product Award 2020 e la CallForFashion dell’incubatore Mip di Firenze.
Come vi vedete fra 5 anni?
Come un’azienda più strutturata, che avrà investito ulteriori risorse e compiuto step importanti in termini di innovazione e tecnologie, sempre orientate alla sostenibilità . Ad esempio puntiamo a implementare analisi del ciclo di vita (LCA) per valutare attentamente l’impatto ambientale dei nostri prodotti e processi. Questo approccio ci permetterà di identificare aree di miglioramento e di adottare soluzioni mirate per ridurre ulteriormente la nostra impronta ecologica. Il nostro obiettivo è quello di diventare un punto di riferimento nel settore per la sostenibilità aziendale, dimostrando che è possibile essere un’azienda profittevole senza compromettere l’ambiente.
(a cura di Viviana Musumeci, founder di Gaiazoe.life)