E’ un trafiletto di questi giorni apparso sul Corriere della Sera in cui si racconta di come un gruppo di bikers di Deliveroo a Portogruaro abbiano scioperato in segno di solidarietà a un compagno a cui l’azienda di delivery ha spento il palmare in seguito al rifiuto di quest’ultimo di consegnare un hamburger da parte di Burger King a un cliente che aveva fatto la richiesta a 25 km di distanza per un ammontare di 3, 20 euro lordi. Le filfessioni da fare, qui sono molte, ma di certo riguardano sia l’azienda sia lo stesso cliente. Da un lato c’è un’azienda che accetta un’ordine per pochi euro per consegnare un prodotto a 25 km di distanza a cui aggiungere altri 25 km per il ritorno e dall’altro un cliente che non può cucinarsi un hamburger ed esige che uno “schiavo” glielo porti a qualsiasi costo Sì perché è anche di questo che si tratta. Questo è una cultura ormai diffusa a cui i consumatori sono stati abituati dal business delle consegne.
Come se tutti non fossimo in grado di aspettare e capire fino a che punto ci possiamo spingere per non essere o essere considerati degli schiavisti.
Tra giugno 2024 e aprile 2025, il mondo del lavoro ha mostrato ancora una volta il suo volto più oscuro: quello dello sfruttamento sistemico, tecnologicamente raffinato, ma profondamente disumano. Due dei protagonisti globali della logistica e del food delivery — Amazon e Deliveroo — sono stati coinvolti in inchieste, proteste sindacali e mobilitazioni collettive che hanno riportato l’attenzione sull’urgenza di nuove tutele per i lavoratori delle piattaforme.
Amazon: algoritmi, appalti e sfruttamento
Nel luglio 2024, la Procura di Milano ha avviato un’inchiesta contro Amazon Italia Transport Srl, con accuse gravissime: sfruttamento dei lavoratori e frode fiscale. Al centro dell’indagine, il sistema degli appalti a cooperative per la consegna dei pacchi, che permetterebbe all’azienda di scaricare costi e responsabilità, mantenendo però un controllo diretto tramite l’algoritmo. Il sequestro preventivo disposto ammonta a 121 milioni di euro.
La UIL Lombardia ha definito il sistema adottato da Amazon “inaccettabile”, sottolineando la disumanizzazione del lavoro indotta da meccanismi automatizzati che spingono al limite la resistenza fisica dei lavoratori.
Tra marzo e aprile 2025, la tensione è esplosa in varie città italiane. A Bologna, gli autisti della cooperativa Esseti, operante per Amazon, hanno scioperato per il mancato pagamento degli stipendi. Solo dopo forti pressioni, Amazon ha annunciato l’intenzione di intervenire per regolarizzare la situazione.
Il 18 aprile, una nuova ondata di scioperi ha coinvolto i lavoratori della logistica, con un’alta adesione e scontri segnalati tra manifestanti e forze dell’ordine.
Deliveroo e i rider: lotta contro il silenzio
Nel frattempo, sul fronte del food delivery, la situazione non è meno grave. I rider — spesso definiti “lavoratori invisibili” — hanno alzato la voce in diverse città italiane. A Palermo, nell’autunno 2024, circa 1.500 rider tra cui molti attivi per Glovo e Deliveroo, hanno scioperato per denunciare condizioni lavorative estreme, salari bassissimi e mancanza di tutele.
Il 6 maggio 2025, uno sciopero nazionale dei rider ha coinvolto tutte le principali piattaforme. Firenze, Genova e Modena sono state teatro di manifestazioni che chiedevano un vero riconoscimento contrattuale, a fronte di una realtà in cui ogni consegna si traduce in un rischio fisico, economico e psicologico.
Anche la NIdiL CGIL ha presentato esposti legali contro Deliveroo e altri operatori, accusandoli di non aver sospeso le consegne neppure durante eventi climatici estremi, esponendo i lavoratori a gravi pericoli.
Verso un nuovo modello?
Queste vicende non sono semplici “casi isolati”, ma il riflesso sistemico di un modello produttivo e distributivo che antepone il profitto alla dignità umana. Il lavoro del futuro — iper-connesso, automatizzato e flessibile — rischia di diventare un incubo se non verranno introdotte nuove forme di tutela, leggi chiare e sistemi di responsabilità condivisa.
(a cura di Gaiazoe.life)