La salute mentale e il potere terapeutico del pianto: un binomio da riscoprire
Secondo una stima del 2019, una persona su otto nel mondo convive con un disturbo mentale. Un dato allarmante, che risale a prima della pandemia e che suggerisce un quadro ulteriormente peggiorato a causa delle difficoltà socio-economiche e sanitarie che il Covid-19 ha provocato a livello globale. Il 10 ottobre si celebra come ogni anno la Giornata mondiale della salute mentale, con lo slogan scelto dall’OMS: “Rendere la salute mentale una priorità globale”. Tuttavia, mentre crescono i casi di disturbi legati all’ansia e alla depressione, le risorse destinate ai servizi di salute mentale continuano a essere insufficienti, soprattutto nei Paesi a medio e basso reddito.
Un articolo di Repubblica racconta il fenomeno dei club del pianto
In Italia, la situazione non è meno preoccupante. Lo psichiatra Peppe Dell’Acqua, che ha lavorato con Franco Basaglia e diretto per molti anni il Dipartimento di salute mentale di Trieste, parla di un “arretramento doloroso” rispetto ai progressi fatti fino a un decennio fa. La regionalizzazione del sistema sanitario, le accademie che ancora resistono al cambiamento e l’espansione di un settore privato poco regolamentato sono tre dei principali motivi di questo declino, secondo Dell’Acqua. La soluzione, afferma, risiede nelle politiche di comunità che promuovano una cultura della salute mentale e contrastino la tendenza a medicalizzare eccessivamente i disturbi, riducendoli a mere diagnosi da trattare farmacologicamente.
Diversi tipi di lacrime
Nel contesto di una crescente consapevolezza dell’importanza della salute mentale, emerge anche un tema più personale e intimo: il potere terapeutico del pianto. Piangere, spesso considerato un segno di debolezza, è in realtà una funzione fisiologica e psicologica fondamentale. Le lacrime, come spiegano diversi studi scientifici, svolgono un ruolo protettivo per gli occhi e contengono enzimi che combattono batteri e agenti esterni. Ma non tutte le lacrime sono uguali: esistono lacrime basali, che mantengono umido l’occhio; irritative, causate da fattori come la cipolla; ed emotive, che emergono in risposta a forti emozioni di gioia o dolore. Queste ultime, secondo Enrica Strettoi dell’Istituto di neuroscienze del CNR, aiutano il corpo a rilasciare endorfine e ad alleviare lo stress, migliorando il benessere psicologico.
Il pianto, inoltre, ha una funzione sociale. Già lo psicoanalista John Bowlby negli anni ’60 notò come il pianto permetta di esprimere non solo bisogni fisici, ma anche emotivi, facilitando la connessione e l’empatia con gli altri. Non sorprende, quindi, che negli ultimi anni si stia diffondendo un fenomeno curioso e liberatorio: i Crying Clubs, luoghi dove persone sconosciute si riuniscono per piangere insieme, senza essere giudicate. Nato negli Stati Uniti e diffuso poi in Giappone e in Europa, questo movimento vuole restituire al pianto il suo potere catartico, permettendo alle persone di liberare emozioni represse e migliorare il proprio stato d’animo.
Il pianto, dunque, non è solo un semplice sfogo emotivo. Come spiega Paola Medde, psicologa e consigliera dell’Ordine degli Psicologi del Lazio, esso ci permette di entrare in contatto con le nostre emozioni e di renderle più comprensibili anche agli altri. Questo processo di “sintonizzazione emotiva” non solo ci avvicina a chi ci circonda, ma contribuisce anche a migliorare il nostro equilibrio psicofisico. Eppure, non tutte le persone riescono a piangere facilmente. Alcuni studi suggeriscono che gli uomini, ad esempio, piangono meno rispetto alle donne anche a causa di uno stigma culturale che associa il pianto alla debolezza. Ma al di là del genere, la difficoltà nel piangere può derivare anche da una mancanza di connessione con il proprio mondo interiore, spesso legata a esperienze di dissociazione emotiva.
I Crying Clubs
Il fenomeno dei Crying Clubs si inserisce dunque in un contesto più ampio, che vede nella salute mentale un terreno su cui agire sia a livello personale che collettivo. Se piangere ci aiuta a stare meglio, è altrettanto vero che una società in grado di prendersi cura della salute mentale dei suoi membri è una società più sana e coesa. Forse è proprio questo il messaggio che dovremmo portare avanti in occasione della Giornata mondiale della salute mentale: una maggiore attenzione alla nostra fragilità emotiva è un primo passo verso una vita più equilibrata e consapevole, in cui il benessere psicologico è una priorità condivisa.
(a cura di Gaiazoe.life)