La verità è che tutti vorrebbero essere un po’ Diane Keaton: un’attrice
magnifica e una donna profonda che ha raccontato tutto di sé stessa e delle
sue fragilità nel mémoir Oggi come allora uscito qualche anno fa per
Mondadori.
La verità è, anche, che è facile innamorarsi di Diane Keaton: l’hanno fatto
uomini affascinati– Warren Beatty e Al Pacino, per dire- e personalità
geniali del calibro di Woody Allen, oltre che milioni di spettatori in tutto il
mondo, conquistati dai personaggi che lei ha interpretato sul grande
schermo.
Ma l’altra verità è che Diane Keaton è, prima di tutto, una donna e una
figlia devota che, quando la madre si ammala di Alzheimer, trova e legge
tutti i suoi diari e decide di scrivere non solo la sua storia ma anche quella
di una famiglia e di una donna, Dorothy Hall, che per quella famiglia aveva
sacrificato tutta la sua vita.
Alla mamma piacevano le massime, le citazioni, gli slogan. Sulla parete
della cucina c’erano sempre attaccati dei bigliettini. Ad esempio la parola
pensa. Ho trovato pensa fissato con una puntina da disegno alla bacheca
nel suo studio. L’ho visto appiccicato con lo scotch a una scatola di matite su
cui aveva fatto un collage. Ho perfino trovato un libretto intitolato pensa
sul suo comodino. Alla mamma piaceva pensare”
Il risultato è un’autobiografia che ha il ritmo di una saga a stelle e strisce
che prende vita dalle vicende di un’insicura ragazza californiana, testarda e
piena di sogni, che diventa star e compagna, nonché musa, di uomini mitici
capaci di apprezzarne, oltre che la bellezza, l’intelligenza e l’ironia. Una
storia nostalgica e ricca di rimandi che intrecciano le vicende di Diane a
quelle della madre, ricostruite attraverso le pagine dei diari e delle lettere
di una donna la cui ansia di indipendenza era rimasta nascosta nelle
migliaia di parole che avevano costellato gran parte della sua vita.
Perché la verità è che, leggendo questo libro, rimane quest’ idea multiforme
di amore che pervade tutto: un amore che non necessariamente fa rima con
felicità – per riprendere la citazione di Tennessee Williams che la madre
della Keaton riporta, “la felicità è sinonimo di insensibilità”- ma che segna
in maniera indelebile quattro generazioni, tra ricordi, annotazioni,
fotografie; in mezzo a backstage e a film, intrisi di riflessioni, di indagini. E
di pensieri. E di amore. (Ursula Beretta)
Ps: la mia verità è che non ho assolutamente amato A Proposito di
niente di Woody Allen e forse per questo motivo ho avuto voglia di
leggere la storia di quella che lui stesso, nel libro, ha definito “il mio spirito
guida” (le pagine sulla Keaton sono, a mio avviso, le uniche a salvarsi
dell’intera biografia di Allen…).