Molti avevano pensato che la 25a conferenza sul cambiamento climatico organizzata dalle Nazioni Unite e tenutasi a Madrid il 2 dicembre scorso, avrebbe portato a un cambiamento effettivo di comportamento da parte di molti Paesi che ancora oggi non rispettano l’accordo di Parigi firmato nel 2015; purtroppo, quei molti, si sono sbagliati. Al termine del vertice, che in realtà, rispetto a quanto programmato, si è protratto di due giorni, l’unico punto di arrivo è stato quello – molto debole- di invitare di nuovo le nazioni che aderiscono all’Onu ad affrontare in maniera seria e concreta il tema in questione, rimandando a novembre al Cop26, che si terrà a Glasgow, una azione, quantomeno più efficace.
Le emissioni in crescita continua
L’ultima valutazione sulle emissioni globali del 4 dicembre ha evidenziato che se le emissioni continuano a crescere al ritmo attuale, l’atmosfera tratterrà un quantitativo di gas serra che porterà a un ulteriore innalzamento della temperatura del pianeta di circa 1,5 gradi in soli dieci anni.
Paradossalmente il gruppo di Paesi che capeggia la difesa dell’accordo di Parigi è rappresentato dall’Europa che si è impegnata a portare le emissioni a zero entro il 2050. Stati Uniti, Russia, Cina, Brasile e India, tentennano ancora fortemente poiché ridurre le emissioni significa anche rinunciare ad alcune a una buona fetta di potere economico.
Secondo il Financial Times, è proprio la Cina a emettere il più alto tasso di emissioni di gas serra a scapito di Paesi che, invece, hanno contribuito pochissimo o per nulla all’accumulo di questi gas.
Insomma, un niente di fatto che slitta di un anno.
(a cura di Gaiazoe.life*)
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