Nel panorama della moda sostenibile, il settore dell’eyewear sta vivendo una rivoluzione grazie a brand che scelgono di trasformare materiali di scarto in accessori di design. Parafina, marchio spagnolo nato nel 2014, è uno dei protagonisti di questo cambiamento, con una missione chiara: dare una seconda vita ai rifiuti e creare occhiali dal forte impatto estetico e sociale.
Il motto di Parafina è “To see a better world” e racconta un impegno concreto: utilizzare plastica PET riciclata, alluminio da lattine, gomma da pneumatici e bambù organico per realizzare montature leggere, flessibili e resistenti. Ma la sostenibilità di Parafina non si ferma all’ecodesign. Attraverso il Parafina Social Project, il brand devolve parte dei ricavi a programmi educativi per bambini in Paraguay, dimostrando che la moda può essere un veicolo di cambiamento non solo ambientale, ma anche sociale.
Gaiazoe ha intervistato Samuel Soria (Founder of Parafina)
Che cos’è Parafina e qual è la sua visione del mondo?
Siamo un marchio che quest’anno celebra il suo decimo anniversario, dedicato alla produzione di occhiali da materiali riciclati. Il nostro motto è ‘To see a better world’ – ‘Vedere un mondo migliore’. Ciò riflette il nostro impegno per la sostenibilità e la nostra visione di voler creare un impatto positivo attraverso i nostri prodotti.

A che cosa si ispira questo brand?
L’oceano e la natura sono sempre stati una grande fonte di ispirazione per noi. In un certo senso, sono legati ai nostri valori fondamentali. Puntiamo a creare design funzionali, in particolare per gli amanti della spiaggia e dello sport. Il nostro obiettivo è creare occhiali che completino uno stile di vita attivo e all’aria aperta e ci sforziamo costantemente di integrare elementi che siano sia pratici che esteticamente accattivanti. Essendo così connessi alla natura, vediamo i nostri prodotti come un modo per colmare il divario tra stile ed eco-consapevolezza.

Siete una BCorp: cosa significa impegnarsi nella sostenibilità?
Ottenere la certificazione BCorp è stata una sfida enorme per noi. Ha comportato un processo rigoroso che ci ha richiesto di soddisfare elevati standard di performance sociale e ambientale, responsabilità e trasparenza. Ci ha spinto a valutare ogni aspetto della nostra attività, da come ci riforniamo di materiali a come ci relazioniamo con i nostri dipendenti e le nostre comunità. È stato un percorso di crescita, ma siamo incredibilmente orgogliosi dell’impatto che ha avuto sul nostro marchio e di come questo percorso è in linea con la nostra missione.
La sostenibilità prima di tutto
Qual è la parte più complessa di tutto questo processo sostenibile?
L’aspetto più complicato per noi è stato raggiungere una crescita sostenibile. È un processo continuo e non qualcosa che avviene da un giorno all’altro. Non si tratta solo di creare un impatto una tantum, ma piuttosto di costruire una base che consenta un cambiamento positivo a lungo termine. Ogni giorno affrontiamo nuove sfide, che si tratti di migliorare la nostra catena di fornitura o di trovare modi innovativi per ridurre il nostro impatto. Richiede un adattamento costante e un profondo impegno nei confronti dei nostri valori.
Parte della materia prima che usate proviene dalla Cina: come vi comportante in questo caso?
In Cina, conduciamo audit specifici per le fabbriche con cui lavoriamo, assicurandoci che rispettino i nostri rigorosi standard etici e ambientali. Inoltre, implementiamo rigorosi controlli di qualità per mantenere gli elevati standard che stabiliamo per i nostri prodotti. Ci rechiamo anche regolarmente lì per supervisionare la produzione e garantire un rapporto più stretto con i nostri fornitori, il che aiuta a garantire che i nostri valori vengano rispettati durante l’intero processo di produzione.
Al momento, siamo concentrati sul nostro progetto in Paraguay, che ci accompagna fin dall’inizio. Tuttavia, chissà cosa ci riserva il futuro? Siamo sempre aperti ad ampliare i nostri impegni di responsabilità sociale ad altre comunità in tutto il mondo, sempre che se ne presenti l’opportunità.
(Intervista a cura di Viviana Musumeci, founder di Gaiazoe.life)
