Qualche giorno fa sono incappata in un articolo su the Guardian relativo al libro della scienziata Hannah Ritchie “Non è la fine del mondo”, in cui spiega come il suo lavoro l’abbia portata a vedere più motivi di speranza che di disperazione riguardo ai cambiamenti climatici e perché un mondo veramente sostenibile è a portata di mano. Dato il suo contenuto di notevole interesse, ho deciso di riassumere l’articolo qui di seguito. La versione originale la trovate QUI.
Non è la fine del mondo: speranze e realtà sui cambiamenti climatici
“In un estratto dal suo libro ‘Non è la fine del mondo’, la scienziata dei dati Hannah Ritchie spiega come il suo lavoro l’abbia portata a vedere più motivi di speranza che di disperazione riguardo ai cambiamenti climatici – e perché un mondo veramente sostenibile è a portata di mano.”
Nell’estratto del libro “Non è la fine del mondo,” Hannah Ritchie esplora la prospettiva di speranza nei confronti dei cambiamenti climatici, contrastando le preoccupazioni apocalittiche con dati scientifici e la possibilità di un mondo sostenibile. Il testo si basa su riflessioni personali e l’analisi di dati climatici e affronta il mito del riscaldamento globale di 6°C entro il 2100, presentando scenari catastrofici. Ritchie, tuttavia, rivela che nel corso degli anni la situazione è cambiata, dando spazio a speranze realistiche. La Conferenza di Parigi del 2015 ha introdotto l’obiettivo di limitare l’aumento della temperatura a 1.5°C. La scienziata, pur essendo ottimista sui 2°C, evidenzia la necessità di sforzi concreti per raggiungere gli obiettivi climatici.
Cambiamento di prospettiva
La visione di Ritchie cambia rapidamente quando si concentra sui dati anziché sulle notizie. Attraverso il Climate Action Tracker, esamina le politiche climatiche mondiali, rivelando che l’adozione di politiche più ambiziose potrebbe portare a un aumento della temperatura limitato a 2.1°C entro il 2100. Questo è un cambiamento significativo rispetto al percorso di 4-5°C che molti ancora temono. L’autrice smonta l’idea che il cambiamento climatico stia causando più catastrofi oggi. Analizzando i dati, sottolinea che i tassi di mortalità legati a disastri naturali sono diminuiti drasticamente dal XX secolo. Questo non implica la negazione del cambiamento climatico, ma sottolinea l’importanza di non fraintendere la diminuzione dei decessi come un indebolimento dei fenomeni climatici.
Emissioni di CO2 e progresso tecnologico
Un focus sull’emissione di carbonio rivela una realtà meno negativa di quanto ci si aspetti. Nonostante l’aumento complessivo, le emissioni pro capite hanno raggiunto il picco nel 2012, con una tendenza al calo. La prospettiva di picco globale delle emissioni di CO2 nei prossimi anni è vista con ottimismo, specialmente con il rallentamento dell’aumento nel 2018-2019 e una diminuzione nel 2020 dovuta alla pandemia di COVID-19. La tecnologia emerge come alleata nella lotta contro i cambiamenti climatici. Ritchie sottolinea il rapido declino dei costi delle energie rinnovabili, rendendole competitive rispetto ai combustibili fossili. Ciò dimostra che la scelta a basso impatto ambientale ora è anche una scelta economica. Inoltre, il progresso tecnologico ha contribuito a una drastica riduzione del consumo energetico pro capite rispetto al passato.
Conclusioni Ottimistiche
Il libro si conclude sottolineando che il progresso sta accadendo e che la prospettiva di un futuro sostenibile non è irraggiungibile. L’autrice invita a guardare oltre le visioni apocalittiche, ad adottare soluzioni realistiche e a riconoscere che il cambiamento è possibile, come dimostrato dall’attivismo e dall’azione globale contro i cambiamenti climatici.
(a cura di Gaiazoe.life)