E’ la disinformazione che porta a pensare che il campo della ICT (acronimo di Information and Communications Technology) sia un qualcosa di prettamente maschile. È per via del maschilismo che si è creato questo luogo comune per cui la donna è sempre stata considerata come meno portata per l’ambito scientifico. Le
donne che vogliono lavorare in campo scientifico si scontrano fin troppo spesso con il cosiddetto glass ceiling, il “soffitto di vetro” trasparente che permette di guardare in alto ma non di fare carriera.
La storia ne fornisce molti esempi, alcuni più celebri, altri noti per lo più tra specialisti.
Siamo nel 1950, la dott.ssa Chien-Shiung Wu lavorava assieme ai suoi due colleghi il Dr. Tsung-Dao Lee e il Dr. Chen Ning Yang, con i quali studiò e sperimentò alcuni principi fisici: il più importante di questi era la legge di simmetria chiamata “principio di conservazione della parità”. Per le loro ricerche i suoi colleghi vinsero un Nobel mentre lei fu esclusa dalla premiazione.
Un anno dopo, Rosalind Franklin stava portando avanti delle ricerche sulla struttura del DNA e analizzò alcuni frammenti ai raggi X scoprendo, nel famoso fotogramma 51, alcune particolarità della doppia elica. Un suo allievo mostrò, senza il permesso della Franklin, la foto a due scienziati di nome James Watson e Francis Crick i quali usarono il fotogramma per la base del loro modello del DNA. Vinsero il Nobel nel 1962, 4 anni dopo Rosalind moriva senza riconoscimenti.
Sempre al sesso femminile, è stata da tempo negata la stessa opportunità che veniva data al genere opposto di approcciarsi a questo campo.
Questo rende più improbabile che una donna arrivi all’università con delle conoscenze approfondite nel settore scientifico. E anche se ha la possibilità di frequentare attività extrascolastiche o licei tecnico-informatici, una ragazza sarà spesso l’unica donna nella classe, cosa che la farà probabilmente sentire isolata e al centro dell’attenzione. Per esempio, porterà sulle sue spalle il peso del rappresentare tutto il suo genere: se non capisce un passaggio, la conclusione “tutte le donne non capiscono” è dietro l’angolo, mentre i suoi compagni maschi saranno “uno dei tanti” a cui un errore può capitare.
Inoltre, le donne che si lamentano del sessismo in campo scientifico vengono spesso accusate di vittimismo. Ma è proprio un insieme di studi scientifici, basati su dati oggettivi, a dimostrare che un curriculum vitae con un nome femminile fa istintivamente pensare a una persona meno competente, a un collega la cui ricerca è meno interessante: assumere una donna sembra un investimento peggiore di tempo e risorse. Uno studio dell’Università di Yale misura l’impatto del fenomeno in termini di posti e di salario; lo stesso studio mostra come il pregiudizio sia comune tra le donne tanto quanto tra i loro colleghi maschi.
Ad oggi ancora non si può parlare di parità tra sessi in campo scientifico, ma sono sempre di più i passi che si stanno compiendo anche grazie allo sviluppo tecnologico. Grazie alla globalizzazione i bambini hanno anche l’opportunità di stabilire un approccio più immediato e ampio in questo campo, per esempio: canali di comunicazione come YouTube e Twitch permettono ai bambini di ambo i sessi di potersi appassionare anche a campi come videogiochi e congegni elettronici. Inoltre, è prevista l’introduzione di corsi informatici fin dalle elementari.
Intervistando alcuni professori di CG Animation in IED è sorto in maniera immediata come le studentesse
che sceglievano il corso fossero spinte sia da una forte passione sia da un’ispirazione data da ragazze realizzatesi in campo lavorativo prima di loro.
Come dice il motto sulla tomba di David Hilbert: noi dobbiamo sapere, noi sapremo. Con meno paura, più storie e meno stereotipi sarà più facile superare gli ostacoli.
(a cura di Mariacristina Falletta, Green Ambassador IED Italia)
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