Nel mondo contemporaneo, la moda non è più soltanto un mezzo di espressione personale o uno specchio culturale: è diventata un motore instancabile del consumismo globale. Il rapporto tra moda e consumismo si radica nella promessa di soddisfare un bisogno che, paradossalmente, sembra non essere mai realmente appagato. Indossare l’ultima tendenza, possedere il capo del momento, ci illude di avvicinarci a una versione migliore di noi stessi. Tuttavia, dietro questa apparente ricerca di identità si cela un sistema che alimenta il desiderio incessante di acquisto, spesso a scapito dell’ambiente, delle persone coinvolte nella produzione e persino della qualità della nostra vita.
Fuorimoda, un trend creato per spingere al consumo
Il libro Fuorimoda di Matteo Ward offre un’analisi illuminante di questo fenomeno, mostrando come l’industria della moda sia diventata un simbolo del capitalismo sfrenato. Ward ci invita a riflettere sull’impatto devastante di un sistema produttivo che privilegia la quantità rispetto alla qualità, e sulla rapidità con cui gli abiti vengono creati, consumati e scartati. Il suo messaggio è chiaro: siamo intrappolati in un circolo vizioso in cui l’acquisto compulsivo è incoraggiato da un marketing aggressivo che gioca sulle nostre insicurezze e sul nostro desiderio di appartenenza.
Un esempio potente di questa dinamica è offerto dal documentario di Netflix “Buy Now”, che analizza la dipendenza da shopping compulsivo e il modo in cui il fast fashion ha accelerato la nostra sete di novità. Il documentario ci guida attraverso gli armadi stracolmi dei consumatori, le montagne di abiti invenduti nei paesi in via di sviluppo, e i terreni contaminati dalle sostanze chimiche utilizzate nella produzione. Queste immagini rappresentano la faccia oscura di un’industria che non solo produce abiti a ritmo incessante, ma crea anche una mentalità usa-e-getta che si estende a ogni aspetto della nostra vita.
L’inganno del “Buy Now”
La promessa di possedere qualcosa immediatamente – con un semplice clic – si rivela essere un inganno ben orchestrato. Il “buy now, think later” (compra ora, pensa dopo) è una filosofia che trascende la moda, influenzando il modo in cui consumiamo ogni bene, dal cibo alla tecnologia. Ma nel contesto della moda, l’impatto di questo approccio è particolarmente devastante. La sovrapproduzione e il consumo eccessivo hanno portato a una crisi ambientale senza precedenti: microplastiche negli oceani, emissioni di gas serra e un uso insostenibile delle risorse idriche.
Ward, nel suo libro, sottolinea come il valore percepito di un capo sia stato svuotato dalla logica della velocità. Non si acquistano più capi per il loro significato o per la loro durata nel tempo, ma per soddisfare un bisogno immediato di novità. Questo crea un legame effimero tra consumatore e prodotto, che si traduce in spreco e disinteresse.
Ripensare il sistema: dal fast fashion al valore reale
Il documentario Buy Now e il libro di Matteo Ward convergono su un punto fondamentale: la necessità di rallentare e riflettere. Ripensare il nostro rapporto con la moda significa abbandonare l’idea che la felicità risieda nell’accumulo di oggetti. Significa anche supportare brand che privilegiano la sostenibilità e adottare abitudini di consumo più consapevoli, come il noleggio di abiti, il mercato dell’usato e l’acquisto di capi di qualità progettati per durare nel tempo.
Il consumismo non è soltanto una questione di scelte individuali, ma un problema sistemico che richiede un cambiamento culturale profondo. La moda, in questo senso, può essere sia il problema che la soluzione. Può continuare a sostenere un ciclo insostenibile di spreco, oppure può diventare uno strumento per promuovere un consumo responsabile e rispettoso del pianeta. Sta a noi decidere quale strada vogliamo percorrere.
(a cura di Viviana Musumeci, founder di Gaiazoe.life)