È da questo semplice ma potente intento che ha preso forma la Scuola della Gratitudine (SdG), un progetto nato dal percorso personale e professionale di Nicoletta Paolillo, in cui scienza e spiritualità hanno imparato a dialogare. Biologa e ricercatrice, la fondatrice della Scuola ha sentito il bisogno di indagare gli effetti della gratitudine non solo nella sua esperienza quotidiana, ma anche alla luce delle più recenti evidenze scientifiche
Così è nata l’idea di creare uno spazio – accessibile a tutti – in cui condividere conoscenze, pratiche e strumenti capaci di promuovere un benessere autentico e duraturo. La gratitudine, in questo percorso, è solo il punto di partenza: accanto ad essa, meditazione, respirazione consapevole, contatto con la natura, creatività e consapevolezza corporea si intrecciano in un approccio integrato e profondo.
In questa intervista a Gaiazoe, ci racconta come è nato il progetto, cosa significa per lei essere “ponte” tra scienza e crescita interiore, e quali trasformazioni ha osservato in chi ha scelto di praticare la gratitudine con costanza. Un invito a rallentare, osservare e aprirsi alla bellezza delle piccole cose.
La genesi della Scuola della Gratitudine
Come ha preso forma l’idea di fondare la Scuola della Gratitudine e in che modo si è evoluta rispetto al progetto iniziale?
Non ricordo un momento preciso in cui ho deciso di creare la Scuola della Gratitudine (SdG). È stato un processo graduale, come una pianta che nel tempo ha iniziato a crescere, fino a dare i primi fiori.
Tutto è comunque nato anni fa, quando ho iniziato a praticare la gratitudine, dopo aver letto alcuni libri sull’argomento. Ho sperimentato in prima persona i suoi effetti positivi e, da biologa e ricercatrice, ho sentito il bisogno di esplorare le basi scientifiche che potessero spiegare quei benefici.
La sorpresa è stata grande quando ho scoperto che ci sono numerosi studi scientifici che confermano l’efficacia della gratitudine su diversi aspetti del benessere psicofisico.
Giusto per dare qualche dato informativo, solo negli ultimi 10 anni gli studi scientifici sulla gratitudine sono quadruplicati: da 117 pubblicazioni scientifiche (2014), a439(2024), con un picco di 447 nel 2022.
A quel punto ho sentito il desiderio di divulgare queste conoscenze anche a chi non ha un background scientifico, e da lì è nata l’idea di una “scuola” in cui insegnare questa pratica e offrire aggiornamenti costanti sulle nuove scoperte scientifiche relative alla pratica della gratitudine e più in generale su tutto ciò che riguarda la crescita personale.
Nel suo percorso di transizione dalla ricerca scientifica alla crescita personale, quale momento ha segnato la svolta che l’ha spinta a “diventare ponte” tra scienza e spiritualità?
La svolta è arrivata quando ho realizzato quanto poco fosse noto, anche tra persone curiose e attente, il fatto che insegnamenti legati alla spiritualità oggi trovino conferma in ambito scientifico.
C’era – e c’è ancora – un divario tra il mondo della ricerca accademica e quello della crescita personale. Ho sentito forte il desiderio di colmare questo spazio, di fare da ponte tra due mondi, ma che in realtà possono integrarsi in modo armonioso.
L’interesse per la fisica quantistica, ad esempio, ha ampliato la mia visione: fenomeni un tempo considerati inspiegabili oggi iniziano a trovare riscontro in ambito scientifico. Questo mi ha dato conferma che un approccio integrato è non solo possibile, ma necessario.
La gratitudine è al centro del suo progetto, ma non è l’unico strumento offerto dalla sua scuola: quali altre pratiche ritiene fondamentali per un benessere integrato e duraturo?
La SdG non si limita a insegnare la pratica della gratitudine, ma propone un approccioal benessere, più ampio, poiché descrive anche altre pratiche utili al benessere psicofisico.
Oltre alla gratitudine, un’altra pratica per me importante è la meditazione. Io stessa la pratico da anni e in una recente lezioni extra della scuola, intitolata “La magia della meditazione”, ne ho illustrato i benefici.
La meditazione aiuta a ritrovare centratura, equilibrio e presenza e a combattere sintomi psicofisici come l’ansia, lo stress, ecc…
Oltre a queste due pratiche, ve ne sono molte altre di grande importanza.
La SdG, infatti, si propone di approfondirle nelle lezioni che saranno pubblicate nei prossimi mesi. Brevemente, per citarne giusto qualcuna:, esiste il rebirthing (tecniche di respirazione consapevole), l’ascolto di un tipo di musica, e qualsiasi forma di espressione creativa come disegno, scultura, pittura o ricamo; la pratica di ognuna di queste è in grado di apportare benefici profondi. Anche il contatto diretto con la natura riveste un ruolo fondamentale: passeggiare nei boschi o nei parchi (Forest Bathing), è una pratica riconosciuta anche dalla “medicina forestale”. Inoltre, il grounding, ovvero la tecnica che permette di connettersi con la Terra stando con i piedi nudi a contatto con essa, è benefico in particolare per il sistema immunitario, la guarigione delle ferite, la prevenzione e il trattamento di infiammazioni e malattie autoimmuni.
L’obiettivo della SdG è far conoscere la pratica della gratitudine, ma anche fornire strumenti diversi, così che ciascuno possa trovare quello più adatto al proprio cammino.
La gratitudine nella quotidianità
Ha sottolineato spesso l’importanza della costanza nella pratica della gratitudine. Quali strategie consiglia per mantenerla viva nella quotidianità, anche nei momenti difficili?
La gratitudine è una pratica, e come ogni pratica va allenata con costanza. Dire “grazie” in modo meccanico o occasionale non basta: è necessario sviluppare uno stato d’animo autentico e consapevole.
Con il tempo, questa abitudine diventa spontanea, un vero e proprio “muscolo interiore” che si rinforza giorno dopo giorno. Uno studio scientifico del 2016, svolto da ricercatori americani ha infatti evidenziato che essere grati cambia effettivamente la densità dei neuroni in alcune aree del cervello e nel tempo serve meno impegno per mostrarsi grati.
Ma è proprio nei momenti difficili che la gratitudine può dare il meglio di sé: quando tutto sembra andare storto, fare uno sforzo consapevole per notare ciò che ancora funziona, può fare la differenza.
Io consiglio di avere sempre con sé quella che ho chiamato “la cassetta degli attrezzi personale”: cioè un diario, un promemoria visivo, o anche l’ebook gratuito che ho creato appositamente per chi segue la scuola e che si può scaricare dalle risorse gratuite della SdG. Usare uno di questi strumenti soprattutto quando si è in un periodo difficile è come ad esempio fare qualcosa, senza averne tanta voglia, ma sapendo già che farla ci farà solo che bene e meglio. E questo basta per cominciare.
In che modo la sua formazione scientifica e l’approccio PNEI (Psiconeuroendocrinoimmunologia) influenzano i contenuti e l’impostazione della scuola?
Ho scoperto la PNEI, anni fà, durante un master in scienza dell’alimentazione, ma leggendo qualche tempo dopo, il bellissimo libro, intitolato “Molecole di emozioni” di Candace Pert, (famosa neurofisiologa americana ed una delle più importanti figure nell’ambito della ricerca internazionale sul cervello), ne ho capito la vera importanza.
Uno dei maggiori contributi allo sviluppo della PNEI è dovuto proprio al lavoro e alla visione pionieristica di questa scienziata.
Questa disciplina ha rivoluzionato il mio modo di vedere il rapporto tra mente e corpo, mostrando come ogni pensiero o emozione abbia un impatto biochimico reale nel nostro corpo. È una delle basi scientifiche su cui si fonda la SdG: ciò che pensiamo, influisce direttamente sulla nostra salute, attraverso il rilascio di specifiche molecole nel nostro corpo.
Nella scuola, attraverso le lezioni, cerco proprio di far adottare pensieri e stati interiori che promuovono la produzione di molecole benefiche. È un approccio scientificamente fondato che unisce emozione e biologia.

La trasformazione grazie alla gratitudine
Che tipo di trasformazioni ha osservato nelle persone che seguono con costanza la sua scuola e integrano la gratitudine nella loro vita quotidiana?
Chi segue con costanza la SdG spesso mi racconta di aver acquisito nuove consapevolezze e strumenti pratici, per affrontare meglio la quotidianità.
Molti apprezzano i contenuti che condivido, sentendosi arricchiti e ispirati a integrare la gratitudine come parte del loro stile di vita. L’ebook introduttivo, pensato per chi è agli inizi, ha avuto un buon riscontro perché semplice, diretto e subito applicabile, come dico io, pensato soprattutto per i più “pigri”.
Alcuni studenti e studentesse della SdG mi hanno raccontato che praticare la gratitudine li aiuta a rimanere focalizzati sulla realtà e a ridurre le aspettative egoiche. Per loro è una forma di libertà. Apprezzano molto il modo in cui terminano le lezioni, ovvero attraverso una piccola azione quotidiana, che serve per applicare subito il concetto spiegato nella lezione, mettendolo quindi in pratica. Per loro integrare la gratitudine li aiuta a focalizzarsi sull’abbondanza e non sulla mancanza, cambiando così lo sguardo a ciò che gli accade. Li fa sentire più leggeri, alza la loro energia e li fà aprire verso l’altro e quando sono in questo stato, affermano che, anche tutto ciò che hanno attorno cambia in meglio.
Ancor prima della nascita ufficiale della scuola, ho realizzato un “esperimento” su LinkedIn: per 101 giorni ho condiviso brevi messaggi chiamati “gocce preziose”, ovvero un consiglio/suggerimento quotidiano su chi/cosa ringraziare. I riscontri sono stati straordinari: molte persone mi hanno scritto per ringraziarmi, dicendomi che quelle piccole riflessioni quotidiane avevano cambiato il loro modo di vedere le cose.
Che cosa pensa del campo quantico? Esiste veramente in termini di crescita personale e spirituale?
Il campo quantico è un concetto affascinante e complesso, che spesso viene semplificato in modo improprio. Tuttavia, ci sono studi che dimostrano come a livello subatomico tutto sia connesso (Entanglement): siamo fatti di particelle infinitesime in continua interazione, e le nostre intenzioni e frequenze possono influenzare ciò che ci circonda.
In ambito di crescita personale e spirituale, il campo quantico viene spesso associato al potere dell’intenzione, della presenza e della coerenza interiore. Nonostante le interpretazioni a volte troppo “new age”, credo che ci sia una base scientifica che meriti attenzione e rispetto.
Abbiamo una prova tangibile dell’esistenza di questo campo unificato ogni volta che pensiamo a una persona lontana e, poco dopo, riceviamo un suo messaggio. Oppure quando immaginiamo qualcosa e questo si realizza l’istante dopo. O ancora, quando siamo in profonda sintonia con qualcuno e riusciamo a percepire, “a pelle”, se sta bene o male.Quello che posso dire è che, al di là delle definizioni che si possono trovare, ogni volta che siamo centrati e in connessione con noi stessi, in altre parole i nostri pensieri, le nostre emozioni e la nostra energia sono in sintonia tra loro, accadono cose che possiamo chiamare “trasformazioni”. In quel momento, stiamo davvero agendo all’interno di quel campo.
(intervista a cura di Viviana Musumeci, founder di Gaiazoe)
