Il brand BettaKnit, ha trasformato la sostenibilità in una missione concreta: filati rigenerati, artigianato locale e una filiera trasparente che nasce nel cuore del distretto tessile di Prato, capitale del riciclo. Il knitting diventa così non solo creatività, ma anche un gesto etico, un invito a riscoprire il valore delle cose fatte bene e destinate a durare. Gaiazoe ha ha parlato con una delle fondatrici, Barbara Fani.
Da Prato i filati rigenerati
BettaKnit ha fatto della sostenibilità un valore fondante. Qual è stato il punto di partenza di questo percorso?
Fin dall’inizio, la sostenibilità è stata una scelta naturale per noi. Bettaknit nasce a Prato, una città con una lunga tradizione tessile e un know-how unico nel riciclo dei materiali. Siamo cresciute circondate da questo approccio circolare alla produzione: qui nulla si butta, tutto si rigenera. Quando abbiamo deciso di fondare Bettaknit, ci è sembrato ovvio partire da lì, da ciò che conoscevamo bene e in cui credevamo profondamente.
Il nostro primo passo concreto è stato lavorare con filati rigenerati, a partire dal Re-Cashmere, dalla Re-Alpaca. Dal Love My Jeans, filati ottenuti dal riciclo di scarti industriali e capi dismessi. È stato il nostro modo per coniugare bellezza e responsabilità, artigianato e innovazione. Volevamo dimostrare che si può fare maglia, ma soprattutto che si può offrire una moda consapevole, senza rinunciare allo stile o alla qualità. Da lì è iniziato il nostro percorso di portare nel mondo una moda lenta, creativa e sostenibile.
Cosa vi ha spinto a scegliere questa direzione sin dall’inizio?
Ci ha spinte il desiderio di proporre un’alternativa alla moda di oggi, che corre troppo veloce, produce troppo e consuma altrettanto. Sentivamo il bisogno di rallentare, di recuperare il valore del tempo, dei gesti fatti a mano, dei materiali che durano.
Con Bettaknit volevamo dimostrare che esiste un altro modo di vivere la moda: più consapevole, più rispettoso, più umano. Il lavoro a maglia, in questo senso, è stato il nostro punto di partenza ideale: è un’attività lenta, che richiede attenzione, cura, pazienza. Esattamente l’opposto del fast fashion.
Scegliere la sostenibilità non è stato solo un atto responsabile, ma anche una presa di posizione culturale. Volevamo offrire un’alternativa concreta, bella e accessibile, a chi non si riconosce nei ritmi e nei modelli imposti dal sistema moda tradizionale. Un invito a rallentare e a costruire con le proprie mani qualcosa di unico e duraturo.

Le sfide di Bettaknit
I vostri filati provengono da fibre naturali, riciclate o rigenerate. Quali sono le sfide principali nel reperire materie prime sostenibili senza compromettere qualità e performance?
Una delle sfide principali è selezionare materie prime sostenibili che rispettino i nostri standard senza compromettere la qualità. Non siamo noi a produrre i filati: collaboriamo con una rete di fornitori specializzati, soprattutto sul territorio di Prato, che hanno una lunga esperienza nel riciclo e nella rigenerazione delle fibre.
Il nostro ruolo è quello di fare una curatissima attività di ricerca e selezione: cerchiamo filati che siano belli da lavorare, durevoli, performanti, ma anche trasparenti dal punto di vista della tracciabilità e dell’impatto ambientale. E non è sempre semplice. Le fibre riciclate, ad esempio, variano a seconda della disponibilità degli scarti: questo richiede molta flessibilità e un dialogo costante con chi li produce.
Ci teniamo molto a raccontare ai nostri clienti l’origine dei filati che scelgono: conoscere la storia dietro ogni gomitolo – da dove viene, come è stato prodotto, con quali valori – fa parte dell’esperienza Bettaknit. Ed è anche il motivo per cui ci affidiamo solo a partner che condividono la nostra visione e il nostro impegno per un’industria tessile più etica e sostenibile.
Quanto incide il concetto di “slow fashion” nella filosofia produttiva di BettaKnit e come cercate di comunicarlo ai vostri clienti?
Il concetto di slow fashion è centrale per noi. Il lavoro a maglia è, per sua natura, un atto lento, consapevole, che richiede tempo e attenzione. Ed è proprio questo il messaggio che vogliamo trasmettere: rallentare, riscoprire il valore del fare con le proprie mani, creare capi che durino nel tempo e abbiano un significato.
Lo comunichiamo in modo coerente su tutti i canali: attraverso i nostri kit, che invitano a costruire qualcosa di unico e personale, ma anche con i contenuti educativi, le storie della community, e uno storytelling che mette al centro il processo più che il risultato.
Più che seguire le mode, vogliamo accompagnare le persone verso un consumo più responsabile e una relazione più autentica con ciò che indossano.
Le pratiche sostenibili di Bettaknit
Quali sono le pratiche sostenibili che avete adottato nella vostra filiera produttiva, dalla tintura dei filati al packaging?
Sebbene non siamo produttori diretti, selezioniamo con grande attenzione partner e fornitori che condividano i nostri valori di sostenibilità e trasparenza. Lavoriamo principalmente con realtà del distretto tessile di Prato, dove il riciclo e la rigenerazione delle fibre sono parte integrante della tradizione produttiva. Molti dei nostri filati provengono da scarti tessili rigenerati, lavorati con processi a basso impatto, spesso senza l’uso di tinture aggiuntive, grazie alla selezione cromatica a monte del materiale riciclato. Oltre alla scelta dei filati, poniamo grande cura anche nelle fasi successive, come il confezionamento. Tutto il nostro packaging è plastic free, realizzato con materiali riciclati e riciclabili, e progettato per avere il minimo impatto ambientale. Anche nei piccoli dettagli, cerchiamo soluzioni sostenibili e coerenti con il nostro approccio.
La trasparenza è un tema molto discusso nel mondo della moda sostenibile. In che modo BettaKnit garantisce la tracciabilità dei propri prodotti?
La trasparenza è un valore fondamentale per noi, anche se siamo consapevoli che il percorso è ancora in evoluzione. Al momento non utilizziamo strumenti digitali per tracciare ogni fase della filiera, ma ci impegniamo a raccontare in modo chiaro e onesto l’origine dei nostri filati e le caratteristiche dei materiali che selezioniamo.
Collaboriamo con fornitori di fiducia, scelti con cura, e condividiamo con la nostra community tutte le informazioni disponibili, perché crediamo che la fiducia nasca proprio da questo scambio aperto. L’obiettivo è continuare a migliorare, rendendo la filiera sempre più trasparente e accessibile, passo dopo passo.
Collaborazioni e autoproduzione
Come vi rapportate con i vostri fornitori e artigiani locali per assicurare anche una sostenibilità sociale, oltre che ambientale?
Per noi la sostenibilità sociale è fatta di relazioni vere, costruite sul territorio e basate sul rispetto del lavoro e delle persone. È per questo che collaboriamo attivamente con artigiane locali, che rappresentano un patrimonio di competenze straordinarie e spesso invisibili.
Coinvolgiamo queste professioniste in diverse fasi del nostro lavoro: dalla realizzazione dei capi campione, alla produzione limitata di accessori e pezzi unici, fino alla creazione di contenuti tecnici per i nostri kit. È un modo concreto per valorizzare il lavoro femminile, sostenere l’economia locale e mantenere vive tradizioni che rischierebbero di scomparire.
Crediamo in un modello di impresa che crea valore anche per chi ci lavora accanto, e che mette al centro le persone, non solo i processi. Questo è, per noi, il vero significato di sostenibilità sociale.
Il vostro impegno verso la sostenibilità si riflette anche nelle collaborazioni (ad esempio con designer o aziende tessili)? Se sì, può raccontarci un esempio significativo?
Assolutamente sì, per noi le collaborazioni sono uno strumento fondamentale per portare avanti il nostro impegno verso la sostenibilità. Scegliamo con cura designer, artigiani e aziende tessili che condividano i nostri valori, perché crediamo che la sostenibilità sia un percorso collettivo, non individuale.
Un esempio significativo è la collaborazione con designer indipendenti specializzati in maglia e uncinetto, con cui co-creiamo kit originali. È un modo per promuovere uno stile slow, personale e consapevole, ma anche per valorizzare un lavoro spesso sottovalutato, soprattutto quando riguarda professioniste e creative donne.
Un altro esempio importante è il nostro legame costante con le realtà tessili locali che rigenerano fibre. Collaborare con loro significa offrire filati di qualità, a basso impatto ambientale, e allo stesso tempo sostenere un distretto che ha trasformato il riciclo in un’eccellenza riconosciuta a livello internazionale.
L’autoproduzione e il knitting possono essere considerati strumenti di consumo consapevole?
Assolutamente sì, il knitting è una forma di consumo consapevole a tutti gli effetti. Lavorare a maglia significa rallentare, scegliere con cura i materiali, creare solo ciò che serve davvero. È un gesto che ti riavvicina al valore del tempo e delle cose fatte bene.
In più, ha un impatto ambientale praticamente nullo: non richiede macchinari, né processi industriali. Solo mani, ferri e filato. È una pratica sostenibile, personale e profondamente significativa. A differenza del consumo impulsivo, tipico del fast fashion, lavorare a maglia ti porta a riflettere su cosa davvero ti serve, cosa vuoi indossare e quanto vale ciò che stai creando.
Come BettaKnit contribuisce a diffondere questa mentalità? Che ruolo giocano le certificazioni ambientali (come GOTS o OEKO-TEX) nel posizionamento del vostro brand?
Diffondere una mentalità più consapevole è una parte fondamentale della nostra missione. Lo facciamo attraverso i nostri contenuti, i progetti pensati per durare nel tempo e l’invito costante a creare con le proprie mani, conoscendo davvero ciò che si realizza e con cosa.
Le certificazioni ambientali, come GOTS o OEKO-TEX, sono per noi un importante punto di riferimento. Anche se non siamo produttori, cerchiamo attivamente fornitori che utilizzino materie prime certificate, perché rappresentano una garanzia in più per chi sceglie i nostri prodotti.
Sono un obiettivo per voi o preferite puntare su altri indicatori di sostenibilità?
Le certificazioni sono sicuramente un obiettivo importante per noi, perché rappresentano uno strumento concreto per garantire standard condivisi e trasparenza lungo la filiera. Tuttavia, non sono l’unico criterio che guida le nostre scelte.
Per noi la sostenibilità non è solo un’etichetta, ma un impegno quotidiano che coinvolge il prodotto, il territorio, le persone e la cultura del fare. Le certificazioni fanno parte del percorso, ma non ne sono l’unico indicatore.
Ciò che conta davvero è l’impatto positivo che possiamo generare ogni giorno, attraverso scelte concrete, coerenti e profondamente sentite.
Guardando al futuro, quali sono gli step successivi per BettaKnit in termini di sostenibilità ambientale, innovazione nei materiali o impatto sociale?
Guardando al futuro, uno dei nostri obiettivi principali è continuare a migliorare nella scelta dei materiali, cercando filati sempre più sostenibili, rigenerati o innovativi, ma che siano anche belli da lavorare e piacevoli da indossare. Vogliamo che chi sceglie Bettaknit possa farlo con la tranquillità di sapere che dietro ogni gomitolo c’è attenzione all’ambiente, senza compromessi sulla qualità.
Allo stesso tempo, ci sta molto a cuore l’aspetto sociale del nostro lavoro. Continueremo a coinvolgere artigiane locali, a dare spazio al loro sapere e a creare occasioni per farlo vivere, crescere, essere riconosciuto.
Per noi essere sostenibili significa questo: fare bene le cose, con consapevolezza, rispettando il tempo, le persone e il pianeta.
(intervista a cura di Viviana Musumeci, founder di Gaiazoe.life)
