Il 6 maggio 2025 l’Italia ha raggiunto l’Overshoot Day, ovvero quella data simbolica che segna l’esaurimento delle risorse naturali che il nostro territorio è in grado di rigenerare nell’arco di un anno. Da quel giorno in poi, tutto ciò che consumiamo – dall’energia che utilizziamo al cibo che mangiamo, fino ai materiali con cui produciamo beni – è da considerarsi “in prestito”: lo stiamo sottraendo alle riserve globali, ad altri ecosistemi o, più probabilmente, al futuro. È una forma di debito silenzioso, ma reale. E cresce ogni giorno.
Il concetto di Overshoot Day nasce per rendere tangibile una verità spesso invisibile: viviamo al di sopra delle possibilità del nostro Pianeta. Se a livello globale questa data cade tra fine luglio e inizio agosto, nel caso dell’Italia l’allarme suona molto prima. E nel 2025 il campanello d’allarme ha risuonato undici giorni prima rispetto al 2024. Stiamo peggiorando, non migliorando.
Overshoot Day:il calcolo dell’eccesso, tra impronta ecologica e biocapacità
Ma cos’è, esattamente, l’Overshoot Day? E su quali basi viene calcolato? A occuparsi di questa stima è il Global Footprint Network, un’organizzazione internazionale che studia la relazione tra la pressione esercitata dall’essere umano e la capacità della Terra di rigenerarsi. Il calcolo si basa su due indicatori: l’impronta ecologica e la biocapacità.
L’impronta ecologica misura tutto ciò che consumiamo nel corso di un anno: i beni che acquistiamo, il cibo che portiamo in tavola, l’energia che utilizziamo per riscaldarci o spostarci, le emissioni che generiamo. La biocapacità, invece, indica quanto il nostro territorio – o il Pianeta nella sua totalità – è in grado di rigenerare nello stesso periodo: suoli fertili, foreste, oceani, ossigeno, biodiversità. Quando la prima supera la seconda, entriamo in quella zona d’ombra che chiamiamo overshoot.
Per rendere comparabili questi due dati, si utilizza un’unità di misura chiamata “ettaro globale”, che rappresenta un ettaro di terra con produttività media. I ricercatori dividono la biocapacità per l’impronta ecologica e moltiplicano il risultato per i giorni dell’anno. Il numero che ottengono indica il giorno esatto in cui, simbolicamente, esauriamo il nostro “budget ecologico”.
Oltre il calcolo: il peso di una verità scomoda
Naturalmente, è importante ricordare che l’Overshoot Day è una stima, non una scadenza scolpita nella pietra. Il risultato varia in base alla disponibilità e qualità dei dati, alla metodologia e agli indicatori utilizzati. Ma la sua forza non sta nell’assolutezza scientifica del dato, quanto nel suo valore simbolico e comunicativo. L’Overshoot Day ci costringe a porci una domanda che tendiamo a eludere: quanto a lungo possiamo continuare a vivere al di sopra delle capacità del nostro ecosistema?
Il problema, infatti, non riguarda solo ciò che consumiamo, ma anche ciò che lasciamo dietro di noi. L’inquinamento, ad esempio, non rientra direttamente nel calcolo dell’Overshoot Day, eppure è una delle principali conseguenze del nostro consumo eccessivo. Pensiamo alla plastica che soffoca i nostri mari, alle microplastiche che contaminano le catene alimentari, all’aria irrespirabile delle grandi città. Oppure osserviamo quello che succede in luoghi come l’Indonesia, dove l’Overshoot Day arriva molto più tardi – a novembre – ma dove le coste, comprese quelle di Bali, sono ormai invase da rifiuti plastici che compromettono la salute degli ecosistemi marini e delle persone che da essi dipendono.
Un Paese in deficit ambientale
Nel caso dell’Italia, i dati del 2025 raccontano una realtà preoccupante. I nostri sistemi produttivi continuano a essere fortemente dipendenti dai combustibili fossili, mentre il nostro stile di vita resta energivoro e sprecone. Si stima che ogni cittadino italiano, in media, sprechi ogni anno circa 67 chilogrammi di cibo, una quantità impressionante se pensiamo all’impatto che questo comporta in termini di risorse idriche, energia e suolo impiegati per produrlo. Nel frattempo, il territorio continua a essere cementificato a ritmi allarmanti: più di due metri quadrati di suolo vengono impermeabilizzati ogni secondo. Questo significa non solo meno spazio per la natura, ma anche minore capacità del terreno di assorbire CO₂, filtrare l’acqua, proteggere dalla siccità o dalle alluvioni.
Non va dimenticato poi che una parte consistente delle risorse che utilizziamo viene importata da altri Paesi, spesso più poveri e meno tutelati dal punto di vista ambientale e sociale. In altre parole, il nostro stile di vita grava non solo sul nostro ecosistema, ma anche su quelli altrui, ampliando la portata del problema e aggravando le disuguaglianze globali.
Secondo le stime del GFN se tutta l’umanità adottasse lo stile di vita di un cittadino italiano medio, sarebbero necessarie quasi 2,7 Terre per sostenere il nostro livello di consumo. Eppure, lo sappiamo bene: la Terra è una sola.
Memoria ecologica e responsabilità collettiva
L’Italia è un Paese ricco di biodiversità, cultura, paesaggi unici. Ma troppo spesso dimentichiamo che ogni risorsa che consumiamo lascia una traccia, visibile o invisibile. Una traccia che si accumula nel tempo e che determina la salute del nostro ambiente, delle nostre comunità e di chi verrà dopo di noi.
In un’epoca in cui gli eventi climatici estremi sono sempre più frequenti e la perdita di biodiversità avanza inesorabile, fermarsi a riflettere sul significato dell’Overshoot Day non è solo un esercizio teorico, ma un dovere etico e civile.
Il tempo per invertire la rotta non è ancora finito, ma è sempre più prezioso. Ogni gesto quotidiano – dalla scelta dei prodotti che acquistiamo al modo in cui ci spostiamo, dall’energia che utilizziamo alla voce che diamo a un cambiamento sistemico – può contribuire a posticipare questa data simbolica.
(a cura di Gaiazoe.life)
English summary
Summary in English
On May 6, 2025, Italy reached its Overshoot Day—the symbolic date when the country has used up all the natural resources it can regenerate in one year. From that point onward, everything consumed—energy, food, raw materials—is essentially “borrowed” from future generations and other ecosystems. The concept, developed by the Global Footprint Network, is based on two key indicators: ecological footprint (what we consume) and biocapacity (what nature can regenerate), measured in global hectares.
Italy’s Overshoot Day in 2025 came 11 days earlier than in 2024, signaling a worsening trend. Although the date is an estimate, its power lies in its symbolic value: it forces us to confront the unsustainable nature of our lifestyles. Italy’s environmental deficit is driven by high energy consumption, excessive food waste (67 kg per person per year), alarming rates of land sealing, and heavy reliance on imported resources—often from poorer countries with less environmental protection.
If everyone lived like the average Italian, we would need 2.7 Earths to sustain global consumption. Reflecting on Overshoot Day is not just theoretical—it is a moral and civic responsibility. Every daily choice, from what we buy to how we travel, can help delay this date and safeguard the planet for future generations.