Il design modulare – capi convertibili, reversibili o componibili – risponde a una doppia esigenza: libertà espressiva e riduzione dell’impatto ambientale. La modularità è infatti un concetto chiave che permette un abito indossato in modi diversi, abbattendo il concetto di stagionalità e invitando a un consumo più consapevole. Secondo TrendScouters 2025, i “convertible garments” rappresentano uno dei trend dominanti del decennio: “capi che si adattano ai bisogni, alle emozioni e alle trasformazioni di chi li indossa”.
Esempi internazionali: quando la forma segue la fluidità
La modularità nella moda è un principio che sta guadagnando sempre più attenzione nel design contemporaneo.
Il trend del design modulare nella moda non è qualcosa di completamente nuovo. Molte persone hanno attinto all’armadio del compagnio o della compagna (più raro) o di qualche familiare per poter ampliare le possibilità di combinazione degli outfit; tuttavia, nel 2025, questo trend, conseguenza anche di una maggiore consapevolezza da parte del consumatore, diventa sempre più presente. A livello internazionale, brand come l’inglese Riley Studio o l’americano One DNA hanno già messo ampiamente in atto questa tendenza. Riley Studio si configura come un pioniere nel gender neutral design con la produzione di capi in Econyl e una filiera rintracciabile e trasparente; One DNA ha introdotto da sempre linee minimaliste indossabili da chiunque e valorizza la modularità dei loro capi.
E in Italia?
Italia fluida: identità, corpo e cultura
Nel nostro Paese la moda fluida sta trovando una voce potente e plurale.
Dai marchi indipendenti ai grandi nomi del Made in Italy, cresce la consapevolezza che inclusività e sostenibilità non sono più scelte di nicchia, ma valori strutturali del sistema moda.
Sunnei
Il duo milanese Simone Rizzo e Loris Messina ha costruito un universo estetico neutro e architettonico. Le collezioni Sunnei rifiutano l’etichetta di genere per concentrarsi su forma, comfort e materiali innovativi, spesso riciclati.

Andrea Adamo
Le creazioni elastiche di Andrea Adamo, sensuali e ibride raccontano una corporeità libera, in continua trasformazione. I suoi abiti diventano strumenti di autodeterminazione e rispecchiano la fusione tra maschile e femminile.
Marco Rambaldi
Marco Rambaldi rivoluziona la maglieria italiana con una visione queer e affettiva. I suoi capi, spesso realizzati con tecniche artigianali e crochet, celebrano l’inclusione, la diversità e l’amore come atti politici.

ACT N°1
Fondato da Luca Lunz e Galib Gassanoff, il brand costruisce capi stratificati e intercambiabili, sospesi tra couture e streetwear. Ogni pezzo racconta la molteplicità delle identità contemporanee.
Zerobarracento
Il brand fondato da Camilla Carrara unisce design circolare, genderless e senza sprechi. Ogni capo è progettato con modelli a zero scarto e realizzato in tessuti certificati e rigenerati, privilegiando un’estetica essenziale e senza tempo. Zerobarracento rappresenta un esempio virtuoso di come il lusso responsabile possa essere anche inclusivo e fluido, superando le logiche stagionali e di genere.

Nuove filiere per nuovi paradigmi
La moda modulare e fluida non è solo un cambiamento estetico: implica una rivoluzione nella produzione.
Un recente studio pubblicato su arXiv (“Refashion: Reconfigurable Garments via Modular Design”, 2025) mostra come la tecnologia possa aiutare a creare capi riconfigurabili in taglia e funzione, riducendo sprechi e invenduti.
Anche le maison italiane stanno reinterpretando il concetto di tailoring:
- Diesel, sotto Glenn Martens, ha lanciato capsule unisex e materiali riciclati;
- Zegna e Brioni sperimentano forme destrutturate, svincolate dal genere;
- Federica Tosi e Miaoran puntano su tagli oversize e tessuti fluidi che esaltano la libertà del corpo.

Verso una nuova idea di lusso
La moda fluida e modulare inaugura un nuovo concetto di lusso:
un lusso discreto, fatto di significato, durata e libertà d’espressione.
Un capo versatile diventa strumento di identità e di sostenibilità, non più oggetto di consumo effimero.
La sfida del futuro è culturale: vestire la complessità dell’essere umano.
E forse, in questo equilibrio tra forma, etica e fluidità, si nasconde la vera eleganza.
(a cura di Gaiazoe.life)