Un film che ci invita all’ascolto
Alla Mostra del Cinema di Venezia 2025, Ildikó Enyedi ha presentato Silent Friend, un’opera poetica che attraversa tre epoche – 1908, 1972 e 2020 – unite dalla presenza silenziosa e maestosa di un ginkgo biloba. L’albero, radicato nel giardino botanico di Marburgo, diventa testimone e custode delle vite che si intrecciano attorno a lui, senza mai pronunciare una parola. Ma è davvero così? Gli alberi sono muti osservatori o esistono linguaggi, frequenze e vibrazioni che noi esseri umani possiamo imparare ad ascoltare?
Gli alberi come reti viventi
La scienza ci mostra che gli alberi non sono entità isolate. Attraverso le radici e le reti di funghi sotterranei – il cosiddetto “wood wide web” – scambiano nutrienti, inviano segnali elettrici e condividono risorse con altri individui della foresta. Inoltre, rilasciano sostanze volatili per proteggersi dai parassiti o per comunicare con altre piante.
Non parlano come noi, ma possiedono un loro linguaggio, fatto di chimica, impulsi elettrici e vibrazioni impercettibili.
Frequenze e vibrazioni: un dialogo invisibile
Gli alberi emettono segnali elettromagnetici e vibrazioni che, con strumenti scientifici, possono essere tradotti in suoni o in dati. Alcuni progetti di biofeedback hanno trasformato questi impulsi in musica, restituendo all’uomo una percezione tangibile della vitalità vegetale.
Ma non si tratta solo di esperimenti di laboratorio: quando ci avviciniamo a un albero, il nostro corpo entra in risonanza con quell’energia sottile. Le frequenze naturali delle piante e dell’ambiente boschivo si intrecciano con le nostre onde cerebrali, favorendo rilassamento e stati di quiete interiore.
Il potere terapeutico della foresta
In Giappone, il shinrin yoku – il “bagno di foresta” – è considerato una vera e propria pratica di benessere. Camminare tra gli alberi, respirarne i profumi, ascoltare il fruscio delle foglie, riduce i livelli di cortisolo, abbassa la pressione sanguigna e rafforza il sistema immunitario.
Numerosi studi hanno dimostrato che la presenza degli alberi migliora la concentrazione, favorisce la creatività e aiuta a combattere ansia e depressione. In altre parole, la natura non è solo uno sfondo estetico: è una medicina silenziosa e costante.
Quando gli alberi entrano in contatto con l’uomo
Non dobbiamo immaginare una comunicazione antropomorfa. Gli alberi non ci “parlano” come un essere umano, ma stabiliscono con noi un contatto fatto di sensazioni, frequenze e risonanze sottili. Avvicinarsi a un tronco, toccare la corteccia, fermarsi a respirare sotto una chioma, significa aprirsi a un dialogo che non ha bisogno di parole.
In questo incontro accade qualcosa di straordinario: l’uomo ricorda di essere parte di un sistema più ampio, dove ogni battito del cuore e ogni respiro è connesso al respiro verde della Terra.
Un invito al silenzio e all’ascolto
Come nel film Silent Friend, l’albero diventa amico silenzioso, custode di storie e specchio della nostra fragilità. La sua presenza ci ricorda che esistono linguaggi più antichi del nostro, e che il benessere psicofisico nasce spesso da un ritorno all’essenziale: il silenzio, l’ascolto, la capacità di percepire vibrazioni invisibili.
In un mondo frenetico, gli alberi ci invitano a rallentare, a respirare con loro, a ritrovare equilibrio. Perché forse, quando ci fermiamo e impariamo ad ascoltare, ci accorgiamo che la natura non ha mai smesso di parlarci.
(a cura di Gaiazoe.life)