Quella del titolo è una domanda che mi pongo da molto tempo e che, soprattutto, mi faccio spesso. Ovunque guardi, sui social o su internet, quando si tratta di influencer, a parte quelli che fanno della divulgazione sostenibile il proprio mantra, di amore per l’ambiente vero, ne vedo poco perché, diciamoci la verità, primo perché spesso chi parla di sostenibilità lo fa con lo stesso approccio dei brand che fanno green washing, ma anche quando c’è buona fede, tutti i consigli che vengono dati per essere sostenibili, sono utili, ma pur sempre delle “toppe” rispetto a l’unica soluzione possibile: cambiare drasticamente il regime economico e le pratiche culturali legate alla moda, ma anche a tutti i prodotti merceologici. In altre parole, come suggerisce Naomi Klein in World on fire, dovremmo proprio affrancarci dal consumismo e cambiare mentalità oltre che approccio economico.
Però, mettere d’accordo due teste è difficile, accordare tutte quelle di tutto il Pianeta con i relativi Governi (tra guerre fratricide in atto nei vari angoli del mondo), se non impossibile, quantomeno richiederebbe troppo tempo. E allora, se la soluzione deve essere, quantomeno, a portata di mano, qualche regola bisogna darsela e soprattutto deve essere qualcosa di raggiungibile. E non bisogna perdere ulteriormente tempo. E allora, pensando agli influencer e pensando anche alla sostenibilità, anche un’altra domanda sorge spontanea:
cosa succederebbe se gli influencer di moda utilizzassero la loro piattaforma per promuovere la sostenibilità invece che il consumismo sfrenato?
Da dove partire? Qualche idea ce l’avrei.
Educazione e Consapevolezza
Il primo passo che gli influencer di moda potrebbero compiere è quello di educarsi ed essere più consapevoli per poter trasferire e divulgare questi valori anche ai propri utenti. Riutilizzare, ad esempio, i capi che indossano perché in fondo hanno uno stile proprio e non c’è nulla di male nell’usare, magari mixando con altri capi, ciò che già hanno nell’armadio. Spesso, i consumatori non sono pienamente informati sugli impatti ambientali dell’industria della moda e sulle alternative sostenibili disponibili. Gli influencer con la propria immagine e con il proprio ruolo potrebbero diffondere conoscenza e sensibilizzazione su questi temi, fornendo informazioni sui materiali sostenibili, le pratiche di produzione etiche e i marchi che adottano politiche ambientali responsabili. E certo è vero che pecunia non olet, ma ogni tanto, selezionando meglio anche i brand da rappresentare.
Promuovere la consapevolezza del ciclo di vita dei prodotti
Gli influencer possono educare i loro follower sul concetto del ciclo di vita dei prodotti e sull’importanza di scegliere capi di abbigliamento di qualità che resistano nel tempo. Invece di concentrarsi esclusivamente sulle ultime tendenze e sulle novità della moda, possono incoraggiare un approccio più riflessivo agli acquisti, che tenga conto della durata e della versatilità dei capi. Allungare il ciclo di vita dei capi è un ottimo modo per alimentare meno il capitalismo eccessivo che è l’unico vero responsabile della insostenibilità della moda (da tutti i punti di vista).
Rendere popolare il concetto di riutilizzo e riciclo
L’upcycling e il riciclo sono pratiche chiave per ridurre l’impatto ambientale dell’industria della moda. Gli influencer possono promuovere l’idea di riutilizzare e riciclare i capi esistenti invece di acquistarne di nuovi. Attraverso tutorial, guide e progetti creativi, possono dimostrare come trasformare vecchi vestiti in nuovi capi alla moda, contribuendo così a ridurre il flusso di rifiuti tessili.
Collaborare con marchi sostenibili ed etici
Ebbene, esistono! Ci sono, sono ideati, creati e realizzati da persone che tengono al Pianeta e pur volendo fare business, tengono d’occhio anche l’impatto che lasciano sul nostro Pianeta. Quindi non ci sono scuse possibili. Tra l’altro anche i grandi brand spesso diventano sempre più sostenibili, quindi, si possono fare partnership che siano all’altezza dell’immagine che gli influencer decidono di dare di sé. Gli influencer hanno il potere di influenzare le decisioni d’acquisto dei loro follower, e possono utilizzare questo potere per promuovere marchi che adottano pratiche sostenibili ed etiche. Collaborare con brand che si impegnano per la sostenibilità può trasmettere un messaggio positivo e incoraggiare altri marchi a seguire il loro esempio.
Ripensare il Concetto di “Outfit del Giorno”
Ci avete mai pensato? Quante volte avete visto soprattutto sui social l’hashtag #ootd o #outfitdelgiorno? E’ proprio necessario cambiare outfit tutti i giorni o più volte al giorno? Non c’è bisogno di acquistare continuamente capi di abbigliamento o accessori per avere stile, ma purtroppo, spesso gli influencer di moda sono associati alla cultura dell'”outfit del giorno”, che promuove un continuo bisogno di acquistare nuovi capi per restare al passo con le tendenze. Tuttavia, gli influencer possono trasformare questo concetto promuovendo un approccio più sostenibile alla moda, enfatizzando la creatività nell’abbigliamento e l’importanza di reinventare e riutilizzare i capi esistenti.
Trasmettere un messaggio di autenticità e responsabilità
Infine, gli influencer possono trasmettere un messaggio di autenticità e responsabilità ai loro follower. Essi possono condividere le proprie esperienze e sfide nel cercare di adottare uno stile di vita più sostenibile, dimostrando che anche piccoli cambiamenti possono fare la differenza. Inoltre, possono essere trasparenti riguardo alle loro collaborazioni con i marchi, assicurandosi di promuovere solo prodotti e aziende che rispecchiano i loro valori e i loro obiettivi di sostenibilità.
Quindi, sì, gli influencer di moda hanno il potenziale per diventare agenti di cambiamento positivo nell’industria della moda, promuovendo pratiche sostenibili e responsabili attraverso le loro piattaforme online. Con un approccio incentrato sull’educazione, la consapevolezza e la collaborazione con marchi sostenibili, possono ispirare i loro follower a fare scelte più consapevoli e sostenibili quando si tratta di moda.
(a cura di Viviana Musumeci, founder di Gaiazoe.life)