La Mostra del Cinema di Venezia è da sempre un palcoscenico di glamour, ma anche uno specchio dei tempi. Quest’anno, il tema della sostenibilità ha fatto capolino sul tappeto rosso, seppur in pochi casi significativi. Gesti simbolici che sembrano ancora troppo isolati rispetto all’urgenza del momento storico che stiamo vivendo.
Cate Blanchett: l’eleganza del re-wear
Cate Blanchett ha scelto di reindossare un abito Armani Privé già sfoggiato ai SAG Awards del 2022. Un atto che va oltre l’estetica: il riuso di un capo iconico rompe la logica dell’usa e getta e ci ricorda che la bellezza non ha bisogno di consumi infiniti. Un gesto che assume ancora più peso in un contesto globale di risorse limitate.
Julia Roberts e Amanda Seyfried: il potere della condivisione
Il messaggio si è rafforzato con Julia Roberts e Amanda Seyfried, che hanno condiviso lo stesso look Versace a pochi giorni di distanza. Una scelta nata da un semplice scambio su Instagram, ma che diventa un atto politico: la moda non come possesso esclusivo, ma come bene comune da far circolare. Non commentiamo lo stile in sé dell’outfit deludente che ha fatto urlare al miracolo, ma non abbiamo ancora capito il perché.
Un impegno ancora fragile
Se da un lato queste scelte lanciano segnali positivi, dall’altro rivelano la fragilità dell’impegno della moda sostenibile nei contesti più esposti mediaticamente. Sono pochi i casi in cui il red carpet si è trasformato in una dichiarazione ambientale. In un momento storico in cui le guerre non solo uccidono migliaia di persone, ma devastano territori e risorse, condannando il pianeta a continue ricostruzioni per interessi economici, la moda avrebbe il dovere di farsi portavoce di un messaggio più radicale
(a cura di Gaiazoe.life).