Una delle magie della recitazione, soprattutto quella che viene messa in scena sul piccolo schermo, è quella, inevitabile, di fare immedesimare agli occhi del pubblico gli attori con i propri paladini: ad esempio, chi segue da qualche anno Paolo Romano nei panni del giudice Nicotera in Un Posto Al Sole, probabilmente si è fatto l’opinione di una persona formale e, diciamola tutta, seppur corretta, un po’ noiosa. Niente a che vedere con l’attore, che lungi dall’essere scorretto, è indubbiamente vulcanico e molto simpatico e, probabilmente, su di lui, molte cose non sono ancora state dette. Tra l’altro, proprio il personaggio di Nicotera, tornerà prepotentemente alla ribalda a breve nella storyline della fiction.
Tornando all’attore, anzi, alla persona, ad esempio, Paolo Romano non è tendenzialmente stanziale visto che è nato a Torino e fin da piccolo ha seguito i propri genitori a Cantù, per poi spostarsi ad Anzano del Parco, andare a Milano e recarsi a Roma, dove si è fermato per ragioni di famiglia (quella che ha creato lui, tanto da essere padre di tre figlie femmine) e di lavoro, visto che molte produzioni televisive, cinematografiche e teatrali vengono ancora messe in scena o in produzione nella capitale.
Come sei arrivato alla recitazione?
Ho avuto la fortuna di avere dei genitori molto aperti di mente, per cui, quando ho interrotto l’università per diplomarmi alla scuola di teatro, non ci sono rimasti male. La mia passione per la recitazione è nata quando alle scuole medie ci portarono a vedere una pièce di Pirandello. Mentre la maggior parte dei miei compagni trovava lo spettacolo noioso, io sono rimasto rapito ed entusiasta. Ho pensato: “Che figata pazzesca. Quando mi piacerebbe stare su quel palco”. E infatti, avrei voluto salirci subito sul palco, ma in realtà, poi, è trascorso qualche anno. Intorno ai 18 anni, una mia amica più grande che recitava in una compagnia amatoriale invitò me e alcuni amici a vedere una rappresentazione e a quel punto mi sono fatto coinvolgere.
Quasi tutte le sere, a seconda delle storie rappresentate, i tuoi fan ti possono vedere su Raitre in Un posto al sole. Come sei stato scelto per il ruolo di Nicotera?
In realtà la storia è buffa poiché quelle per un ruolo in Un posto al sole è stato uno dei primi provini fatti, quando arrivai a Roma. Di fatto mi sono recato a Napoli a farlo, ma non mi presero per il ruolo. Così tornai a Roma e nel frattempo feci altro. Dopo qualche tempo,mi hanno ricontattato, poiché tengono il materiale registrato in una sorta di archivio e riguardandolo, hanno pensato che fossi la persona giusta per il ruolo del giudice Nicotera. Il personaggio, come spesso capita nella storia, doveva rimanere poco. Poi, come succede, al pubblico è piaciuto ed è piaciuta la storia di Nicotera con Viola e quindi, sono stato riconfermato, La fiction è molto vista e seguita poiché è trasversale e gli autori sanno stare sul pezzo, quindi i temi trattati sono spesso molto attuali, per non dire contemporanei alle cronache.
In questo periodo sei in tournée a teatro con lo spettacolo di Arsenico e vecchi merletti. Ti preoccupa un eventuale confronto con Cary Grant?
A dire il vero no.Anche perché, a dirla tutta, io più che Cary Grant mi sento Jerry Lewis. Scherzi a parte: il teatro è qui e ora e non ha nulla a che vedere con altri mezzi come la tv o il cinema. La mia passione per il teatro è immensa e se potessi fare solo quello, non avrei dubbi. Il teatro è filosofia, psicologia, dramma, tradizione. Ci sono opere in cui trovi tutto. Ti fa crescere sia professionalmente, sia da un punto di vista umano. Con questa pièce saremo anche a Milano a marzo al Piccolo Teatro Grassi e sono molto felice perché lì ho avuto l’onore di vedere dal vivo Strehler. La forza di questi testi è che hanno un qualcosa che va oltre il tempo.
Ogni giorno un tg ci ricorda che un ghiacciaio si sta sciogliendo, un fiume sta esondando, un’epidemia potrebbe scoppiare da un momento all’altro e tutto perché il nostro Pianeta sta implodendo. Come padre come vivi questa cosa?
Io ho tre figlie adolescenti e al loro futuro ci penso quotidianamente. Mi sposto in bicicletta, uso una borraccia di alluminio riciclato e riciclabile per bere, anche quando in giornata vado da Roma a Napoli per registrare degli episodi di Upas. Il problema è che io posso avere ogni tipo di accortezza da un punto di vista meramente personale, ma se poi c’è una parte del nostro mondo, penso agli Stati Uniti come alla Cina, che non smettono di inquinare, diventa difficile, quanto meno nell’arco di pochi anni, essere incisivi. In Italia si parla tanto di plastica, ma se vai nei supermercati, ne trovi ancora tantissima.Forse bisognerebbe iniziare a fare delle leggi e dare un messaggio fermo. (Viviana Musumeci)
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