Una delle certezza che Greta Thumberg ha evidenziato con la sua lotta intorno al mondo a favore del Pianeta, è che la generazione dei millenials non è quella che spesso viene descritta come apatica e senza ideali, ma nutre dei forti interessi nei riguardi del proprio futuro, soprattutto da quando è chiaro che il futuro delle nuove generazioni è legato fortemente al destino del nostro Pianeta, per questo non meraviglia che ci siano talenti giovani ed emergenti, come Nina Pons, attrice che abbiamo già visto in Baby e che è in tournée con lo spettacolo teatrale i Promessi Sposi alla Prova, di Giovanni Testori, con la regia di Andrée Ruth Shammah, (al Teatro Parenti dall’11 al 23 febbraio), che abbiano le idee chiare su come muoversi nel lavoro e nella vita, intesa come approccio sostenibile.
Hai iniziato ad avvicinarti alla recitazione che eri giovanissima. La tua famiglia ti ha sostenuta in questo?
Sono molto fortunata. La mia famiglia mi ha sempre sostenuta. L’unica cosa che mia madre (Ilaria Venturini Fendi) mi ha sempre detto è di fare quello che mi piace, ma mettendoci serietà, ovvero, credendoci e impegnandomi. A me piace molto recitare e studio tanto, quando non lavoro. In realtà, studio anche quando lavoro. Seguo corsi con coach che sono attori bravissimi, come ad esempio Gisella Burinato grazie alla quale ho imparato e continuo a imparare tantissime cose.
Hai recitato in Baby e continui a lavorare in teatro. Cosa ti piace di questa forma di espressione artistica?
C’è tanta differenza tra il recitare in una fiction e a teatro. Quando sono su un set so che le scene possono essere ripetute. Un attore arriva, gira e può andarsene. A teatro l’esperienza ti prende alla pancia. L’adrenalina è pazzesca perché nel teatro vale il “qui e ora”. Il pubblico cambia ogni sera e lo senti, anche quando sei sul palco. Io, quando recito in teatro, prima di entrare in scena, sono in preda all’ansia. Poi, quando è il mio turno, tutto si placa. E’ come se dimenticassi tutto. Quando andavo a scuola, ad esempio, ero così timida che durante le interrogazioni, mi bloccavo. Qui, invece, trattandosi di una passione fortissima, non mi spavento.
Quanto ti pesa l’idea del giudizio?
Questo lavoro mi piace proprio per questo, perché sono libera di lasciarmi andare senza temere il giudizio degli altri, ma nemmeno il mio. Quando reciti devi entrare completamente in un altro personaggio perché altrimenti rischi di giudicarlo, sebbene sia inevitabile, comunque, farlo, anche solo un po’ perché ci metti qualcosa anche della tua vita. Quello che hai tu non ce l’ha nessun altro, è per questo che poi, il personaggio diventa unico. Ma non credo nel teatro come terapia. Devi sapere usare il tuo vissuto in maniera sana. Non ti devi fare male.
Baby parla di un certo tipo di millenials che vivono in una determinata zona di Roma, ma che si potrebbero trovare ovunque. Tu conosci dei coetanei così’ come quelli rappresentati nella serie tv?
In Baby ho recitato un piccolo ruolo, ma conosco quello che viene raccontato perché è Roma Nord e ho vissuto in quel mondo. La verità che emerge da questo racconto è che è necessario sapersi scegliere gli amici giusti. E poi, molto di quello che accade, succede perché noi figli prendiamo molto dai genitori e da ciò che ci insegnano. Quello che sei dipende molto dall’amore che hai ricevuto, anche se puoi avere il tuo carattere. E’ da lì che nascono le insicurezze.
Il tuo lavoro è un po’ nomade. Come gestisci il fatto che con alcuni colleghi condividi un lungo periodo di tempo di frequentazione che poi, termina, improvvisamente, quando un lavoro termina?
Ho già lavorato lo scorso anno ne I Promessi Sposi alla Prova. Sono stati 4 mesi stupendi perché entri veramente in contatto con le persone con cui lavori, perché trascorri molte ore sul palco, condividi molto. Poi finisce. L’anno scorso è stato difficile separarmi, ma sapevo che avremmo lavorato insieme quest’anno. Un po’ come quando sei piccolo e vai in vacanza nello stesso posto dove ti fai una compagnia e poi ci si separa per l’inverno. Diciamo che mi sto abituando a questo perché fa parte del vissuto dell’attore.
Che cos’è per te la sostenibilità?
Io appartengo a una generazione che è cresciuta già sensibilizzata a questi temi. Mia madre, poi, è da tempo che si occupa di moda ecosostenibile, quindi sono cresciuta immersa in questo tipo di cultura. Quando sono a Roma, vado ancora al Friday for Future. Quello che, semmai, mi fa arrabbiare e credo che faccia arrabbiare i miei coetanei, è la lentezza con cui ancora oggi i governi lavorano in questa direzione.
Stiamo subendo una situazione che abbiamo ricevuto in eredità da chi ci ha preceduto e ancora poco viene fatto per ovviare a tutta questo problema. L’unica ancora di salvezza che abbiamo sono la consapevolezza e la scienza. (Viviana Musumeci)
di Giovanni Testori
regia, adattamento e costumi Andrée Ruth Shammah
con Luca Lazzareschi, Laura Marinoni e con Filippo Lai, Laura Pasetti, Nina Pons, Sebastiano Spada e la partecipazione di Carlina Torta.
scena Gianmaurizio Fercioni
luci Camilla Piccioni
musiche Michele Tadini e Paolo Ciarchi
aiuto regista Benedetta Frigerio
assistente alla regia Lorenzo Ponte
assistenti allo spettacolo Diletta Ferruzzi, Beatrice Cazzaro
direttore dell`allestimento Alberto Accalai
pittore scenografo Santino Croci
assistente scenografa Olivia Fercioni
macchinista Marco Pirola
elettricista Domenico Ferrari
fonico Matteo Simonetta
sarta Caterina Airoldi
scene costruite presso il laboratorio del Teatro Franco Parenti
costumi realizzati presso la sartoria del Teatro Franco Parenti diretta da Simona Dondoni
produzione Teatro Franco Parenti/Fondazione Teatro della Toscana
con il sostegno dell’Associazione Giovanni Testori