Natasha Slater ha le pr nel sangue, un talento ereditato, in parte dal padre, l’esperto di comunicazione Martin Slater (fondatore dell’agenzia di comunicazione Noesis) e in parte sviluppato in maniera istintiva in qualsiasi cosa abbia fatto finora. Non a caso, Natasha nelle public relations ci ha lavorato per tutta la sua vita e continua a farlo anche per unire le donne, grazie a un evento in cui invita donne manager, imprenditrici, opinion leader o fervide femministe che hanno qualcosa da raccontare condividere con le altre donne al fine di rendere l’empowerment qualcosa di concreto e non un claim da usare a fini narcisistici per il proprio ego. Questo appuntamento imperdibile si chiama Dinner Conversations
GaiaZoe, che concepisce la sostenibilità anche come human factor e, conseguentemente, empowerment, l’ha intervistata:
Come è nata l’idea di The Dinner Conversations?
Dopo aver lavorato tanti anni nel mondo del nightlife, sono stata molto giudicata dall’apparenza e per il lavoro da PR che svolgevo. Questa cosa non mi piaceva, così ho deciso di utilizzare la mia experience per riappropriarmi del mio ruolo di donna, e avevo molto riflettuto sul fatto che ho passato la vita a connettere le persone negli eventi che organizzavo, oggi,invece, nei miei eventi voglio unire le donne per una causa importante. Il tema forte è quello dell’equality: le donne, anche in ruoli manageriali, sono ancora pagate di meno, ci sono settori con leadership solo maschili. Voglio dare il via a un dialogo tra donne già affermate. Ecco perché ho coinvolto marchi con un punto di vista “femminista”, come Piaget, dove tutti i ruoli apicali sono ricoperti da donne. Le cene si svolgono una volta al mese a casa mia e invito dei brand che tengono in considerazione il valore delle donne o che vogliono portare all’attenzione un tema particolare e raccontarsi a un pubblico femminile che è sicuramente variegato. In questo modo, il brand ospite acquisisce una visione privilegiata su quelli che sono i reali interessi e desideri delle donne moderne.
Chi sono le ospiti e come vengono selezionate?
Le cene sono per sole donne, appartenenti al mondo dell’imprenditoria, dell’industria creativa, della moda, dell’arte, del design e non solo. Alcune le conosco ma la maggior parte no, perché il mio intento è proprio quello di mettere assieme donne dai background più disparati per creare un potente network di donne. E’ una ricerca che facciamo il e il mio team: noi vogliamo conoscere donne che stanno facendo qualcosa di straordinario o particolare, donne che ammiro, donne di cui ho sentito parlare e che seguiamo, che scopriamo attraverso i giornali, i social, il web.
Quanti eventi hai organizzato finora e quante donne hanno partecipato?
Abbiamo fatto ad oggi ben dieci cene e ho ospitato brand come Piaget, Pomellato, Parosh, Fidenza Village, Depuravita, Ya.Be, Vgrass, Soho House (Milano e Berlino), Red Bull Organics e le donne…tante, tantissime, credo più di 600.
E’ un evento che si tiene solo a Milano o anche all’estero?
Dinner Conversations nasce nel salotto di casa mia proprio con l’idea di creare un ambiente accogliente, informale ma da gennaio di quest’anno il progetto diventerà nazionale e internazionale con dei grossi brand. Il 29 gennaio siamo state a Napoli assieme ad Atelier Emé, un brand che crede molto nel valore della donna, la nota artista e pittrice napoletana Valeria Corvino aprirà le porte della sua casa per ospitarci.
Cosa emerge negli incontri?
I temi su cui vengono chiamate a confrontarsi le ospiti durante queste cene-evento sono molto attuali, si parla parità di salario, body positivity, diversity, authentic beauty, self care, ecc. Abbiamo sempre delle speaker importanti: CEO, avvocati, designers, tutte persone che vogliono raccontare il loro punto di vista e portare la loro esperienza, personale o dell’azienda. Abbiamo avuto grandi donne come Sabina Belli di Pomellato e Desirè Bollier di Fidenza Village per esempio.
Quali sono le diverse esigenze delle donne che partecipano?
Ci sono donne che sono interessate direttamente ai temi che trattiamo, altre che hanno voglia di mettersi in gioco, altre invece sono soltanto incuriosite dall’aspetto sociale della cena perché si viene in contatto con una moltitudine di donne che è davvero fantastica, infatti tantissime restano in contatto dopo le cene, sono nate delle amicizie o delle situazioni lavorative interessanti.
Qual è la vera questione femminile oggi?
E’ la gender equality: avere gli stessi diritti, essere considerate al pari degli uomini. Questo è un capitolo ancora aperto e lo sarà credo per ancora molto tempo visto che stiamo vivendo in un paese molto indietro da questo punto di vista.
Si può parlare ancora di femminismo?
Sì, non è assolutamente un discorso chiuso ma più aperto che mai anche perché le donne oggi sono istruite, c’è l’informazione e ci sono numeri che spiegano questo divario. Viviamo in un mondo senza equal gender, c’è una previsione e cioè che in America mancano ancora 200 anni prima di diventare equal gender, non oso immaginare in Italia, nel mondo in ben 70 paesi ci sono ancora donne che non possono aprire un conto in banca.
Come si possono supportare le donne?
La prima cosa che mi viene in mente è proprio il supporto! Credo sia fondamentale essere unite, avere empatia, non competere continuamente, supportarci, imparare l’una dall’altra ed essere complici, lavorare insieme, quello che noi chiamo “sisterhood”.