Ieri si sono festeggiati i dieci anni di appartenenza della dieta mediterranea al Patrimonio Culturale dell’Unesco. Sì, la dieta che culturalmente connota i paesi che si affacciano sul Mar Mediterraneo, ancora oggi, è considerata la migliore in termini di mantenimento della salute. Con questo termine si intende un modello nutrizionale ispirato alla tipica alimentazione della popolazione italiana, greca e spagnola.
La dieta mediterranea si è sempre connotata, in primis, per l’uso, in prevalenza, di cereali (integrali e non raffinati), frutta, verdura, semi e olio di oliva e, in maniera secondaria di semi, olio di oliva (grasso insaturo), rispetto a un più raro uso di carni rosse e grassi animali (grassi saturi) ; non solo, la dieta mediterranea presenta un consumo moderato di pesce, carne bianca (pollame), legumi, uova, latticini, vino rosso, dolci.
l concetto di dieta mediterranea è stato introdotto e studiato inizialmente dal fisiologo statunitense Ancel Keys, il quale ha studiato a lungo gli effetti sull’incidenza epidemiologica di malattie cardiovascolari in una celebre ricerca su sette nazioni, il Seven Countries Study.
La dieta mediterranea è quella più completa e sana, ma rischia, come ha anche dichiarato il ministro dell’ambiente Sergio Costa, di subire dei cambiamenti dovuti ai mutamenti climatici. Non solo, in termini di sostenibilità ambientale, questo tipo di alimentazione
la dieta mediterranea ha una valenza significativa: pensiamo all’importanza della biodiversità agricola e alla strategia per la tutela della biodiversità per cui l’Italia è promotrice a livello europeo. Ma la dieta mediterranea è fatta anche di tradizioni, cultura, convivio, saggezza. Tutto questo – ha concluso il ministro – rischia di venir meno se non prestiamo la giusta attenzione ai cambiamenti climatici”. (Fonte Ansa)