Ci avete fatto caso che le battaglie legate alla sostenibilità e alla sopravvivenza del pianeta, a parte qualche eccezione, sono portate avanti, in tutto il mondo, dalle donne (di ogni età)?
Se è vero che ormai Greta Thumberg è diventata l’icona di una generazione, quella più attuale, che sta lottando per il proprio futuro, non bisogna dimenticare che l’attivismo a favore del pianeta esiste da molto tempo. In Italia le prime a parlare dell’importanza dell’ambiente, del bio e del rispetto degli animali sono state donne come Licia Colò (presentatrice televisiva), Simona Roveda (co-fondatrice di Lifegate, donna da sempre attenta all’ambiente tanto da essere stata tra le prime a portare il bio in Italia e nei supermercati e, come spesso accade con le donne che si occupano di sostenibilità, Roveda è anche molto attenta al supporto delle donne); Grazia Francescato è stata una delle prime in Italia a occuparsi di ecologia sia come presidente dei Verdi sia come presidente del Wwf.
Nel gruppo delle giovani attiviste, oltre alla Thumberg, spiccano Licypriya Kangujam che ha solamente otto anni e ha già partecipato alla Cop25 di Madrid; Licypriya Kangujam ha vinto il premio mondiale per la pace dei bambini 2019 e ha manifestato davanti alla sede delParlamento indiano per chiedere al premier Narendra Modi di promulgare una legge sul cambiamento climatico. La quattordicenne Alexandria Villaseñor, è diventata un’attivista per veri e propri problemi di salute derivanti dall’inquinamento e dall’Incendio Camp Fire del 2018 in California.
Ma perché,, a parte Joaquin Phoenix che si è lanciato in un discorso accorato in occasione del ricevimento del premio Oscar e che spesso, durante le manifestazioni a favore dell’ambiente, viene portato via (pacificamente) dalla polizia, o Leonardo Di Caprio che da tempo parla dei problemi dell’inquinamento atmosferico e che ha creato una fondazione, la battaglia per la Terra è, di fatto, in mano alle donne?
La spiegazione potrebbe avere una ragione antropologica: le donne, fin dalle origini, si sono occupate della terra, della coltivazione e raccolta dei suoi frutti, mentre gli uomini andavano a caccia. Si prendevano cura dei figli (anche qui, le donne sono artefici di creazione, vita e nutrimento) e contemporaneamente si occupavano di piantare semi e raccogliere i frutti. Come spesso accade, ciò che viene imputato alla natura, non è altro, a volte, che un archetipo ben radicato da millenni.
Le donne conoscono intrinsecamente il valore della creazione, è come se fosse radicato nel loro Dna e ci piace pensare che, sebbene il risveglio della coscienza sia collettivo, trasversale e riguardi anche gli uomini, sia proprio nelle donne che questo ha preso il sopravvento. Un risveglio che viene da molto lontano.
Qualunque sia la ragione per cui è la quota rosa a spiccare in questa battaglia, i maschietti, sono i benvenuti e possono unirsi in qualsiasi momento per fare sentire la loro voce. ( Viviana Musumeci per GAiazoe.life *
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