Quanti mal di testa avete al giorno? E sonnolenza? Nervosismo? Mancanza di concentrazione? Ci sono persone che nel caos quotidiano sottovalutano la tachicardia o sintomi più grossi, figuriamoci quelli che ho illustrato qui sopra.
Siamo talmente abituati a stare male e a non vivere appieno la nostra vita puntando su tutte le nostre risorse che ci accontentiamo di avere una vita passabile mangiando male, non facendo attività fisica (sono stata attenta a non scrivere sport perché alcune persone sono spaventate da questo termine) e ad affezionarci troppo ad abitudini cattive che spesso sfociano nella dipendenza senza che ce ne rendiamo conto. Insomma, uno stile di vita sbagliato, alla lunga (ma anche nel breve periodo) non è sostenibile.
Le narrazioni mainstream, quando riferiscono di dipendenze, parlano in primis di sigarette e fumo (siamo d’accordo tutti che fa male fumare? Lo chiedo poiché nel 2021 nella vita reale sento ancora persone negare questo pericolo), alcool e droghe, dimenticando che esistono altre dipendenze pericolose per la salute.
Le dipendenze agiscono in maniera diversa nel nostro cervello, prima ancora che in altre parti del corpo, ma una volta che si dà il via, il rapporto è biunivoco. Al cervello arrivano scariche neuronali che noi traduciamo con la parola emozione (quest’ultima è chimica pura), noi memorizziamo l’emozione ricordandoci che cosa l’ha scatenata e continuiamo ad assumere sostanze, anche, semplicemente, alimentari. Il dado è tratto, il danno è fatto.
Come smettere di mangiare dolci
Chi scrive ha passato 50 anni della sua vita nel girone dei golosi. E non parlo solo di dolci, ma di carboidrati tout court. Grazie a una patologia autoimmune (tiroidismo) sono venuta in contatto con un medico chirurgo, ma anche naturapata e psicologo (in realtà ha una lista di specializzazioni lunga quanto il Gange e mi sono limitata alle più riconoscibili) e mi si è aperto un mondo di consapevolezza. Non solo sono guarita due volte (senza l’uso di medicinali la prima volta, anche se ho incontrato 5 endocrinologi pronti a somministrarmeli perché per loro la diagnosi era chiara e avrei trascorso 10 anni intasando, tra l’altro, il fegato; e con uso parziale la seconda di recente), ma ho appreso un metodo di alimentazione da cui difficilmente tornerò indietro, poiché, oltre ad aver perso quasi 20 chili in tre mesi, sprizzo energia da ogni poro, il cervello mi segue qualsiasi cosa faccia (e devo tenerlo impegnato per molte ore al giorno, insegnando in aule universitarie e coordinando una redazione) e la pelle è persino ringiovanita (non ho macchie e le rughe si sono attenuate senza l’uso di prodotti).
Ma qual è il segreto per smettere di mangiare i dolci e non essere golosi?
La risposta è semplice, anche se non vi piacerà perché se amate smodatamente i dolci, avete, per l’appunto, una dipendenza e il cervello boicotta naturalmente l’abbandono di certe abitudini perché ama la comfort zone.
Comunque per dirla tutta, la prima cosa da fare è bloccare il picco glicemico, quindi all’inizio è meglio abbinare sempre piccoli quantitativi di carboidrati (io mangio quelli integrali da grani con basso quantitativo di glutine poiché dopo anni che soffrivo di tiroidismo, ho scoperto quanto il glutine faccia male a quel piccolo organo alla base del collo) con piccoli quantitativi di proteine (ad esempio, dei 5 pasti che mangio al giorno, due sono delle merende a base di un pezzettino di 20 gr di parmigiano e una manciata di mirtilli o una mela piccola; questo mi garantisce di arrivare fino a pranzo a tarda mattinata o alla cena, senza problemi di cali di zuccheri e voglia di pasticciare con il cibo).
Quando avrete sconfitto il picco glicemico (a questo proposito vi consiglio di fare colazione alla mattina con la crusca d’avena poiché è un cereale che rallenta il picco glicemico e vi consente di avere energia a disposizione per tutta la durata della mattinata) il vostro cervello potrebbe ancora inviarvi qualche tentazione sotto forma di pensieri come ” vabbé, dai, non mangi dolci da tempo, se compri un gelato o un pacchetto di orsacchiotti gelatinosi, non succede nulla”. Quel tipo di dipendenza è più legata all’abitudine che non è ancora scomparsa del tutto dal cervello. Per cambiare abitudini sono necessari, come ricorda Robin Sharma, 66 giorni. Quei pensieri, di solito, arrivano, tra il 23o e il 44o. In quel caso per stoppare la voglia di dolce potete mangiare amaro. Perché sulla lingua la zona deputata a recepire il dolce è vicinissima a quella che recepisce l’amaro, quindi si inganna il cervello. Per lui, l’effetto è lo stesso, ma, quantomeno, non assumete zuccheri in questo modo.
Bene. Questa è la prima pillola di E’ facile stare bene, se sai come farlo. La prossima volta vi parlo del perché alla mattina mi alzo tra le 5.30 e le 5.45.
(a cura di Viviana Musumeci)