Tra le campagne del vercellese, più precisamente nei pressi della piccola cittadina di Santhià, si trova l’Azienda Agricola Biologica Ardissino Carlo. Quest’impresa nasce nel 1998 da una idea dello stesso Carlo Ardissino, quando decise di seguire le orme di famiglia coltivando la sua passione per l’agricoltura. Oggi, nella Giornata Mondiale della Terra, per festeggiarla, raccontiamo la storia di questo signore a supporto delle good news, green news.
La conversione alla coltivazione biologica
Fino al 2001 si mostra come un’azienda agricola maidicola convenzionale, quando grazie alla sua conoscenza di una ditta svizzera, che lavora nella biodinamica, si affaccia al vicino mondo del biologico. È proprio in quell’anno che mosso da ragioni economiche converte la sua azienda convenzionale in biologica. Questa metamorfosi, che dura la bellezza di tre anni, è il momento in cui l’agricoltore smette di utilizzare prodotti chimici come pesticidi e concimi di sintesi. Il diretto interessato dichiara: “È possibile commettere errori all’inizio quando la conoscenza del modo di reagire delle piante a diverse abitudini è ancora limitata” per poi arrivare a toccare un importante argomento con la sottile affermazione: “È anche molto facile finire nelle mani di presunti soggetti del biologico”. Dal secondo anno Carlo inizia a vedere una maggiorazione sul prezzo di vendita del prodotto di circa il 20% e afferma: “Il biologico è un mondo reale tramite cui puoi vivere e guadagnare, ma solo se fatto in maniera onesta e intelligente”.
Terminata questa transizione inizia la sua produzione interamente biologica, che segue le regole racchiuse all’interno del regolamento 2092/1991, strutturata da colture come il mais, l’orzo, il grano e i fagioli. Rispetto a prima, sui circa 100 ettari di superfice dell’azienda, non si utilizzano più 1000 q all’anno di concimi chimici e 700 kg di pesticidi, per non parlare del minor consumo di gasolio e acqua di irrigazione.
Un anno dopo, grazie alle informazioni acquisite da una ditta macrobiotica marchigiana, aggiunge tecniche provenienti da questa cultura e arricchisce la sua gamma di prodotti con il miglio, il riso e diverse varietà di fagioli antichi. Le nuove tecniche attuate tra la terra sono la piantagione di alberi, le rotazioni colturali e i rovesci, ovvero la coltivazione di piante erbacee come il loietto accompagnate da colture leguminose come i piselli o la veccia. Per quanto riguarda il mondo dei macchinari inizia a utilizzare attrezzi specifici come lo strigliatore e la fresatrice interfilare: due strumenti utilizzati per contenere le erbe infestanti nei legumi senza andare a intaccare la coltura principale.
2010: anno di svolta. Inizia a dedicarsi alla trasformazione dei prodotti grezzi fino ad avere un prodotto pulito, impacchettato e pronto al consumo. Per il confezionamento dei frutti della terra fa produrre appositamente sacchetti di carta al 100% riciclabili e compostabili, perché i contenitori in commercio erano internamente plastificati per l’agevolazione della chiusura tramite saldatura termica, e decide di chiuderli attraverso una colla alimentare.
Ma questa è la storia dei passi compiuti dall’azienda, non delle impronte che Carlo lascia per approdare su una sponda eticamente responsabile.
In ogni secondo di questo lungo processo c’è qualcosa in lui che cresce. Nella visione di una farfalla che batte le sue delicate ali e tocca una delle sue piante. Nel ritorno dei fiori. I fiori che tornano come chi torna da un lungo viaggio riempiendo i bordi dei suoi campi di colore. E con essi gli animali. L’aria che lo circonda e alimenta è come una dolce carezza. La notte è incorniciata dalla luce della luna in compagnia delle sue giovani figlie: le stelle della terra. La felicità nel vedere le persone negli ospedali sentirsi meglio con un prodotto naturale e i bambini nelle scuole pieni di energia. Sono questi gli attimi che giocano con la sua prospettiva iniziale e che lo portano a crescere passo dopo passo con la sua azienda:
“Sono felice per provare ogni giorno nel mio piccolo a rendere il mondo un posto migliore facendo qualcosa che mi appassiona. Tutti dovrebbero avere la stessa possibilità”.
Fino a oggi. Il giorno in cui questo piccolo posto sicuro è diventato un punto di riferimento per le nuove aziende assetate di conoscere questo mondo.
(pezzo a cura di Noemi Ardissino, Green Ambassador IED)