L’ultimo giorno in cui sono uscita di casa da cittadina libera, prima che il coronavirus cambiasse le nostre vite, è stato il 21 febbraio del 2020. Quel giorno era il compleanno di mio marito e per l’occasione ero uscita con mia figlia per andare a fare la spesa e organizzare una cena speciale per festeggiarlo. Dal giorno successivo, abbiamo imparato a convivere con un diverso significato dato alla parola libertà, ma anche ai rapporti con le persone; abbiamo appreso che cos’è lo smart working e, forse, capito che andare in ufficio e parlare con delle persone, non è poi così male; sappiamo che la didattica si può fare anche a distanza, e, personalmente, dando per scontato che mia figlia tornerà a scuola a settembre, praticamente alle medie, mi chiedo come sarà gestita dal Ministero dell’Istruzione tutta questa situazione, detto questo, mi sono chiesta a lungo come vivessero all’estero questa situazione altre donne come me che lavorano, hanno un marito, dei figli e, tutto a un tratto si sono trovate, forse, nella stessa situazione.
In particolare, ho pensato alle expatriat italiane che vivono a Hong Kong perché, sebbene sia un distretto cinese, essendo stato per molto tempo colonia britannica, ho pensato che l’approccio alla vita con il coronavirus potesse divergere da quello cinese. Per questo mi sono rivolta ad alcune donne italiane che vivono da anni lì e le ho intervistate.
Barbara Maiorano
Dall’Italia all’Olanda a Hong Kong per amore
Romana di nascita, ha lasciato la capitale e l’Italia 25 anni, quando si è trasferita in Olanda per amore. Vive da anni a Hong Kong e il tempo lo dedica alle sue gemelle di 12 anni, a passeggiare con il suo cane,vedere amici e a svolgere attività di volontariato presso un canile.
#1 Quando e come hai saputo del coronavirus?
Dopo Capodanno hanno cominciato a parlarne, i notiziari ma non sembrava essere una situazione pericolosa. Avevamo prenotato una vacanza a Pechino per il capodanno cinese e ricordo che la gravita’ della situazione si e’ percepita il giorno prima della nostra partenza, il 21 gennaio quando hanno anche comunicato via conferenza stampa il primo caso a Hong Kong e cosi’ abbiamo deciso di andare a Kuala Lumpur anziche’ Pechino.
2# Come ha reagito il governo e come ti sei comportata tu con la tua famiglia?
Il governo ha reagito quasi subito dando notizie con conferenze stampa e senza mai creare panico. Le scuole hanno annunciato la chiusura dopo il Capodanno Cinese. Poi a seguire hanno chiuso Disney, parchi giochi al chiuso, musei e teatri. I condomini hanno subito affisso avvisi e implementato norme e regole. La mia famiglia ha deciso di rimanere ad Hong Kong e di non tornare in Europa. Ho comprato mascherine e gel disinfettante ma non ho mai fatto scorta di cibo.
3# Come sono cambiate le tue abitudini quotidiane?
Dopo la mattutina passeggiata con il cane, non sono piu’ andata ai Wet Markets e neanche nei mercatini molto affollati dove prima mi divertivo a curiosare. Ho pranzato molto di più a casa con le mie figlie anziché uscire.
4# Hai notato miglioramenti?
Certamente. Le prime settimane la città era vuota, l’aria pulita e i taxi sempre disponibili, anche nelle ore di punta. Ora c’e’ molta più’ gente nelle strade, ristoranti e centri commerciali e la città’ si sta ‘ripopolando’.
5#Cosa pensi che farai finito l’allarme?
Andro’ a Pechino!
6# Come parlate del coronavirus tra voi italiani all’estero?
Ne parliamo molto attraverso le chat sia sdrammatizzando che in maniera seria. Si postano meme o video scherzosi ma anche link per donare agli ospedali italiani e aiutarci a vicenda nel trovare mascherine o informazioni sulla quarantena o sulla situazione qui e in Italia.
Benedetta Benassi
Da Cremona a Hong kong per la famiglia
Cremonese di nascita, ma Milanese di adozione. A fine agosto 2019 si è sono trasferita ad Hong Kong dal Brasile, dove aveva vissuto per 4 anni con la sua famiglia (marito e due figli di 13 e 16 anni), Il marito lavora per una multinazionale e per questo, spesso, si trasferisce in nuovi Paesi, da un Continente all’altro.
1#
Come tutti ormai sanno il Coronavirus si e’ sviluppato in Cina durante il mese di dicembre, nella città cinese di Wuhan, a circa 1000 km da Hong Kong, e da li si e’ rapidamente propagato in tutta l’Asia ed in molti altri paesi del mondo.
2#
Ad Hong Kong durante il mese di gennaio nessuno ancora parlava di Coronavirus. L’allarme vero e proprio ci e’ arrivato solo poco prima della festività di Capodanno Cinese (che cadeva il 25 gennaio), che coincide con il periodo delle vacanze, non solo in Cina, ma anche in molti altri paesi asiatici.
Capodanno Cinese e’ l’unico momento dell’anno in cui nessuno lavora. Scuole, aziende e fabbriche chiudono per una settimana e tutti si spostano per raggiungere i propri famigliari e festeggiare insieme. Un momento di felicità e condivisione che si e’ invece trasformato in un isolamento forzato per tutti, per il timore del contagio…
3#
Non appena la notizia e’ arrivata ad Hong Kong il governo ha annullato tutti i festeggiamenti previsti per Capodanno Cinese (sfilate, danze e feste cittadine). L’Education Bureau di Hong Kong, inoltre, ha subito deciso di chiudere tutte le scuole fino al 17 febbraio, annunciando qualche giorno dopo di averne prolungato la chiusura fino al 16 marzo ed ora fino al 20 aprile. Le scuole si sono organizzate con piattaforme di online learning, per far continuare comunque ai ragazzi una vita scolastica semi-normale e per non interrompere il programma accademico. Ad Hong Kong anche gli uffici sono stati chiusi nel mese di febbraio e i manager hanno lavorato da casa per qualche settimana.
La città aveva un aspetto fantasma… cinema, teatri, biblioteche erano chiusi. La nostra efficientissima metropolitana era quasi deserta.
Shopping mall altrettanto vuoti e supermercati saccheggiati, perché tutti avevano fatto scorte di riso, pasta, cibi pronti e detergenti, e persino carta igienica temendo di non poter più uscire di casa. Anche le mascherine, qui rese obbligatorie in uffici e luoghi pubblici, erano sold out ovunque o nel caso migliore, si riuscivano ad acquistare a prezzi folli dopo infinite ore di code.
4#
Dopo circa 40 giorni di panico, la situazione e’ finalmente migliorata e mi sento di dire che vediamo la luce in fondo al tunnel. Ad Hong Kong ad oggi si contano 135 casi su una popolazione di 7 milioni e mezzo. Sicuramente tutte le misure prese dal governo e la attenzione da parte dei cittadini hanno dato i risultati sperati. Tutti gli uffici pubblici e privati hanno riaperto e finalmente le strade sono ritornate al normale caos quotidiano. I supermercati sono riforniti di tutto e la gente sta tornando ad una vita quasi normale. Dico quasi perché comunque nessuno esce di casa senza mascherina e disinfettante per le mani e le scuole restano ancora chiuse. Ad oggi non sappiamo ancora se realmente le scuole riapriranno il 20 aprile, ma dopo 6 settimane di online learning noi mamme, ormai esauste, non possiamo che essere fiduciose e sperare nel meglio.
5#
Gli Italiani residenti ad Hong Kong hanno optato per due strade:
Molti di noi hanno deciso di rientrare immediatamente in Italia. Altri invece, tra cui la sottoscritta, hanno deciso di restare. Io l’ho fatto per le seguenti ragioni:
1) non volevo rivoluzionare ulteriormente la vita dei miei figli, togliendoli da un ambiente nel quale si erano inseriti da pochi mesi.
2) non volevo dividere la nostra famiglia. Mio marito infatti ha continuato a lavorare in modalità’ Smart working e sarebbe stato difficile per lui farlo dall’Italia con 7 ore di fuso orario.
3) desideravo che i miei figli continuassero con la istruzione on line “sincronizzata” ovvero collegandosi quotidianamente alle lezioni e seguendo il normale orario scolastico, cosa che sarebbe stata assai difficile con 7 ore di fuso orario.
Chiaramente convincere due adolescenti a stare in casa non e’ stato facile inizialmente, ma pian piano i ragazzi si sono adattati alla nuova modalità di interazione con insegnanti e compagni. La scuola che frequentano i miei figli e’ stata di grande aiuto, fornendo a genitori ed alunni molti strumenti di supporto non solo educativo, ma anche emotivo, organizzando momenti di svago virtuali e competizioni sportive o musicali su google hangout, oltre a riunioni tra genitori ed il supporto di una counselor, tutto chiaramente online. Fortunatamente non vivo sull’isola di Hong Kong, ma in una zona chiamata “New Territories”. Dico fortunatamente perché’ il villaggio in cui vivo, Sai Kung, e’ una vera oasi di pace immersa nella natura. Da villaggio di pescatori si e’ negli ultimi anni evoluto in piccolo centro abitato da molti espatriati. Qui la vita scorre tranquilla, la gente esce e frequenta negozi e ristoranti, sempre muniti di mascherine ovviamente, e ad oggi non si sono registrati casi di Coronavirus. Io in queste settimane ne ho approfittato per cercare di rilassarmi e distogliermi dai pensieri negativi facendo lunghe camminate nella natura insieme ad altre mamme della scuola con le quali ho fatto amicizia e che vivono vicino a me. Una grande fortuna in questo momento di difficoltà, perché non c’e’ cosa peggiore che vivere in un posto nuovo e trovarsi improvvisamente isolati.
Tra noi italiani ad Hong Kong si e’parlato molto del virus, soprattutto all’inizio, quando ancora non si sapeva bene come reagire e cosa fosse meglio fare. Ora nelle nostre chat si parla soprattutto della situazione in Italia e nel resto del mondo. Oggi, chiaramente, noi italiani ad HK siamo molto preoccupati per i nostri cari che vivono in Italia. Alcune famiglie che sono tornate in Italia sono al contrario preoccupate perché non sanno se e come potranno rientrare qui ad Hong Kong, dato che e’ stata imposta la quarantena obbligatoria in strutture governative per chi rientra dalle regione Italiane più colpite.
6#
Finito questo periodo di allarme sanitario voglio fare una grande festa con tutti i nuovi amici di Hong Kong che mi sono stati vicini in questo periodo difficile, perché nel frattempo ho compiuto gli anni e non sono ancora riuscita a festeggiare come si deve!!!
Violetta Polese
Una guida molto speciale
Vive da poco più di 5 anni a Hong Kong. Ha sempre amato viaggiare e conoscere approfonditamente lingue e culture diverse e prima di stabilirsi a Hong Kong ha viaggiato e vissuto in molte altre parti qua e là nel mondo.
1#
È questa passione per i viaggi che circa dieci anni fa mi ha spinto ad avventurarmi anche nella creazione di guide turistiche. Una delle guide che ho scritto è dedicata proprio ad Hong Kong (The City Trail Guide to Hong Kong) e ora sto lavorando a un libro che si uscirà a breve e intitolato “Hong Kong con bambini” dove descrivo in dettaglio cosa si può fare a Hong Kong. Sono anche una guida turistica ufficiale qui a Hong Kong, avendo superato il relativo esame.
2#
Ho iniziato a sentire parlare di una polmonite virale che era comparsa nella Cina Continentale a inizio gennaio, quando questa non aveva ancora un nome e se ne sapeva ancora ben poco e di certo non ne se conosceva ancora la pericolosità. Poi, a metà gennaio, si è capito che non si trattava di una semplice polmonite.
3#
Hong Kong ha vissuto già nel 2003 la terribile esperienza della SARS, un altro virus che per fortuna non ha raggiunto l’Europa, ma che in Cina ha causato la morte di oltre 300 persone. Questa esperienza ha profondamente segnato Hong Kong. Lo si notava anche prima del Coronavirus: i pulsanti degli ascensori vengono puliti ogni ora e cosi i corrimano delle scale mobili, le maniglie dei portoni e tutto ciò che viene toccato da centinaia se non migliaia di persone al giorno. Come mi sono comportata? Ho ascoltato e ho tratto insegnamento da chi aveva già vissuto situazioni simili.
4#
Per molti aspetti, moltissimo. Prima del virus trascorrevo molto tempo fuori casa, facendo ricerche per il libro che sto scrivendo, portando mio figlio fuori per attività extra scolastiche o per giocare con gli amici, accompagnando turisti alla scoperta di Hong Kong e facendo sport e passeggiate in montagna. All’improvviso, tutto ciò è scomparso dalla mia vita. Pensavo che sarebbe stata molto dura, ma in realtà ho cercato di adattarmi e modificare la mia routine quotidiana per offrire quanti più stimoli possibile a mio figlio. Abbiamo incominciato a cucinare moltissimo insieme. Si sa, cucinare con i bambini prende molto più tempo del normale, ma questa volta il tempo non era un problema: non c’erano altre attività a cui partecipare, non c’erano turisti che mi aspettavano. Per rendere tutto più divertente, ho iniziato a fare dei video amatoriali con Flavio, mio figlio, che insegna a cucinare a altri bambini . Qui a Hong Kong la quarantena non è mai stata imposta (tranne per coloro che erano stati in zone ad alto contagio), ma le persone si sono chiuse volontariamente in casa, per scongiurare il peggio.
5#
Spero non siano le ultime parole famose, ma sembra che l’atteggiamento generale delle persone abbia dato i suoi frutti. A Hong Kong siamo riusciti, per ora, a limitare i contagi ad appena 120 casi su 8 milioni di persone, nonostante i numerorissimi tamponi fatti. I morti sono stati fortunatamente solo 4. Le scuole sono ancora chiuse e resteranno chiuse fino a metà aprile per le superiori e fino a maggio per le elementari e gli asili. Ma parte della popolazione ha già smesso di lavorare da casa dalla settimana scorsa e altre lo faranno da questa settimana. La città, che prima era diventata fantasma, si sta ora ripopolando. Soprattutto, tanti di quelli che erano andati via a causa del virus stanno ora tornando. Nel frattempo nessuno abbassa la guardia e si sorveglia con attenzione l’evolversi della situazione. Si tornerà pian piano alla normalità.. ma è meglio prendere le cose con cautela e non fare il passo più lungo della gamba.
6#
A Hong Kong ci sono un paio di gruppi di whatsapp di italiani che sono estremamente utili per scambiarsi informazioni e consigli, per confrontarsi e per aiutarsi l’un l’altro, ma anche per farsi una risata insieme, dato che sono ormai più di due mesi in cui non si fa vita sociale.
Kikka Meucci
Un’architetto made in Italy
Fiorentina di nascita, architetto e interior designer, vive e lavora ad Hk dal 1997 con la sua famiglia ( marito e due figli oggi adolescenti che sono nati qui )
1#
A meta’ gennaio dai media e anche da amici che per lavoro erano in Cina e iniziavano a disisnfettare interni dei treni e stazioni.
2#
Il governo, all’inizio, è stato cauto nel prendere provvedimenti “contro” I cinesi della madre Cina ma tutta la popolazione di HK memore della Sars del 2003 ha immediatamente acquistato mascherine, disinfettati e attuato subito le misure preventive. Gli Hongkonghini hanno messo il governo sotto fortissima pressione chiedendo misure piu’ restrittive sull’entrata in citta’ da parte dei “mainlander “(ottenute parzialmente solo dopo settimane quando il numero degli infettati nell’Hebei aumentava sempre di piu’ ). Anche noi come famiglia abbiamo subito comprato mascherine, fatto provviste di candeggine e disinfettanti a base alcolica sapendo che ne avremmo avuto bisogno nelle settimane successive – come infatti e’ stato .
3#
Noi non abbiamo avuto nessun “lockdown” a parte la chiusura delle scuole – dal 25 gennaio fino al 20 aprile – e la chiusura degli uffici governativi , centri sportivi e luoghi pubblici di aggregazione nelle settimane clou dove si temeva un aumento sensibile del numero dei contagiati ( adesso a parte le scuole tutto il resto ha riaperto) . Certo le nostre abitudini sono cambiate : niente corso di yoga la mattina, niente pranzi e cene ai ristoranti, niente cinema, ridotti I meeting di lavoro , inviti solo a casa per una ristretta cerchia di amici, passeggiate domenicali nei parchi – abbiamo cercato di stare il piu’ possible outdoor. Noi abbiamo continuato ad andare in ufficio usando I nostri mezzi di trasporto – ma in ufficio I datori di lavoro devono provvedere le mascherine per gli impiegati – . I ragazzi dopo una settimana potevano seguire le lezioni online ( molte delle quali live ) e alla fine si stanno trovando bene anche se gli manca la vita sociale (anche per loro sono ammesse cene a casa da noi o da amici).
4#
Sì, in effetti dopo 2 settimane dove in giro per HK c’era davvero pochissima gente il numero dei contagiati e’ diminuito notevolmente tanto che ai primi di marzo qualche giorno non c’era stato nessun caso e si pensava di ritornare la più’ presto a una vita normale (adesso il 90 % dei nuovi casi sono tutti casi “importati “ di persone che rientrano dall’Europa, dall’Australia o gli Stati Uniti. Per fortuna il governo sta prendendo misure restrittive per arginare I contagi, tipo quarantine obbligatorie etc etc
5#
Credo che festeggeremo con gli amici e ci riprenderemo la libertà di uscire in leggerezza
6#
Siamo, ovviamente, in ansia per tutto quello che sta succedendo in Italia e nel nostro piccolo cerchiamo di aiutare come possiamo amici e familiari inviando non solo mascherine ma anche video e messaggi per cercare di aiutarli a capire come fare a prevenire I contagi, come gestire gli uffici, ditte etc etc Purtroppo l Italia si e’ rivelata totalmente impreparata a gestire questo tipo di epidemie non solo a livello governativo, medico e organizzativo ma anche e soprattutto da parte della popolazione che non ha il minimo di preparazione su come affrontare questo tipo di crisi sotto tutti I punti di vista, primo tra tutti il rifiuto di indossare le mascherine – e’ grazie alle mascherine indossate da tutta Hong Kong se qua I casi alla fine sono stati pochi –
(Testi raccolti da Viviana Musumeci)
AGGIORNAMENTO AL”23/03 L’intervista sopra è stata realizzata nella settimana del 16 marzo. La situazione a Hong Kong è peggiorata, tanto che in seguito al rientro di alcuni expatriat dall’Europa e dagli Stati uniti, si è assistito a una seconda ondata di casi ( a oggi più di 300), questo ha costretto il Governo a sancire una quarantena obbligatoria per tutti quelli che rientrano a Hong Kong.