Giorni e notti fatti di piccole cose
Segreti di famiglia portati alla luce del sole e una girandola di eventi sovrapposti che
dall’India più selvatica conducono negli Stati Uniti e arrivano a Venezia, orchestrati, suo
malgrado, da una donna non più giovanissima che non sa dare requie (oltre che un
indirizzo stabile) alla sua vita: questa in poche righe il contenuto del libro “Giorni e notti fatti di piccole cose”, di Tishani Doshi
(edito da Feltrinelli).
Avevo un marito, un lavoro, persone con cui socializzavo. Non esattamente degli amici,
C’era stata una sola amica dopo dieci anni che stavo in America, e se n’era andata prima
di me. Ma era una vita in qualche modo strutturata, quella vita che avevo immaginato
per me stessa prima ancora di viverla. E in cui avevo imparato a destreggiarmi anche se
spesso mi sembrava lontanissima da me”.
A parlare è Grace, protagonista della storia, apolide per scelta e incastrata dalla scoperta di una sorella che non
credeva di avere, ultimo lascito della madre scomparsa, con la quale si trova a vivere in una
casa affacciata sul mare. Ma nulla è normale: non la grande casa rosa con le persiane
azzurre, immersa in un ambiente selvaggio e ostile, protetta da una nidiata di cani balordi
e fedeli, soggetta alle bizze di un clima poco clemente, assurdamente caldo, terribilmente
piovoso. E nemmeno Lucy, la sorella, è come ce la si potrebbe aspettare perché affetta dalla
sindrome di Down e custodita, fino a quel momento, da un istituto che l’ha cresciuta in
maniera sterile e poco interessata.
C’è un prima e un dopo nel romanzo della Doshi, che sono sovrapposti, sono indagati in
maniera fredda e lucida, come se la voce narrante avesse paura dei suoi sentimenti,
temendo di incappare ancora una volta in quell’amore forte ancorché curioso che aveva
legato i suoi genitori per tutta la vita, lontani ma sempre uniti dalla silente presenza di
Lucy.
Così il ricordo degli anni americani e di un matrimonio con tanti sbadigli si sovrappone a
quello di un’infanzia quasi anestetizzata, in cui la gioia pura sembra una cosa appena
sfiorata. E in mezzo c’è spazio per brevi fughe tra le calli di Venezia a parlare con il padre,
ci sono sprazzi di quella variopinta umanità con la quale Grace ricrea un minimo di
normalità con cui spezzare il ritmo di un’esistenza scandita dalla presenza di Lucy. E c’è
proprio la vita con Lucy, con ogni suo piccolo gesto che diventa invadente, con ogni
minima scelta che si fa manifesto di un modo, il suo, di interfacciarsi con il mondo che, per
Grace, diventerà imprescindibile.
Giorni e notti fatti di piccole cose apre il cuore di una donna incompleta e infelice con una
scrittura che, fedele all’essenza della protagonista, è scarna senza risultare meccanica e
soprattutto è strumento capace di una narrazione avvolgente e intensa.