“Non superare le dosi consigliate” di Costanza Rizzacasa D’Orsogna (edito da Guanda) è un libro scomodo.
Non solo perché l’autrice si mette a nudo romanzando la sua vita per mezzo dell’ espediente letterario, ma anche perché il tema principale del romanzo, quello dei disturbi alimentari, è doloroso e tristemente comune, sia in eccesso che nel suo esatto contrario, e obbliga chi legge a fare i conti con il suo proprio vissuto.
Il rapporto disastroso con la bilancia
Ciò che ti nutre ti dà vita così come ti distrugge: non esiste legge più drammatica di questa e lo sa bene Matilde, la protagonista di un racconto famigliare ancorché alimentare, dominato da relazioni complicate e dalla figura bellissima e filiforme di una madre ingombrante che dispensa amore e pillole di lassativo a una bambina dominata fin dalla infanzia dal rapporto complicato con la bilancia. Chilogrammi in più e in meno sono i compagni fidati di una vita nella quale mettersi alla prova diventa una sorta di sopravvivenza per dimostrare che, mangiando troppo o non facendolo affatto, si riesce comunque ad andare avanti.
Ma a quale prezzo? Quello di rapporti amorosi frastagliati e capaci di ricreare dinamiche malsane, affini a quelle famigliari; al costo di solitudini cercate come antidoto a un aspetto fisico dal quale rifuggire; facendo i conti con ricordi che, come bagagli trasportati da un angolo all’altro del pianeta, sono sempre lì a sottolineare che, al netto del successo, rimani sempre quella bambina che avrebbe barattato la sua esistenza per una briochina in più”.
Lo stile unico e forte del romanzo
È una scrittura empatica e forte quella della Rizzacasa D’Orsogna, che non fa sconti al dolore ma lo porta in primo piano, con il suo corredo di calvari fisici, con privazioni che diventano fari in giornate faticose, con uomini insicuri e predatori, che si fanno beffe della sensibilità della protagonista e ne esasperano, ancora di più, la fragilità. Tra menzogne e verità che confondono i piani narrativi rendendo quasi inaffidabile il narratore – e del resto sono proprie le bugie a caratterizzare chi soffre di disturbi alimentari- il romanzo si sofferma anche sulla difficoltà dell’essere genitori e sugli errori che inevitabilmente si compiono quando si hanno dei figli. E portano a galla una verità tanto banale quanto inevitabile, cioè che nessuno si salva da solo.