Giorgio Marchesi è uno di quegli attori italiani che riesce a sposare la personalità dei personaggi che interpreta, facendo emergere la loro voce, senza piegarsi ai cliché archetipici in cui spesso, soprattutto nelle fiction, alcuni attori, si vanno a intrappolare (anche per ragioni di audience e successo). Schivo e distante dalle cronache gossip, Giorgio ha una famiglia, con due figli molto attenti al mondo di Greta Thumberg e lui stesso, insieme alla compagna e madre dei suoi figli, cerca soluzioni sostenibili alla vita di tutti giorni, complici le sue origini bergamasche. Fin da piccolo, infatti, l’attore ha sempre vissuto in maniera armonica in contatto con la natura, soprattutto in montagna, da dove spesso prende origine la cultura del rispetto del verde e degli animali.
A teatro in tournée con Mine Vaganti (diretto dal regista Ferzan Ozpetek, che ha riadattato il suo film al palcoscenico) nel ruolo che fu di Alessandro Preziosi, Giorgio divide i palco con Francesco Pannofino, Paola Minaccioni, Arturo Mus,elli, Caterina Vertova, Edoardo Purgatori e altri colleghi. Intercettato mentre era al parco della Reggia di Caserta a correre si è lasciato intervistare da GaiaZoe.life
Hai lavorato con tantissimi registi di spessore, adesso sei a teatro diretto da Ozpetek con cui hai già collaborato. Chi sono i registi con cui vorresti lavorare?
Da un lato ci sono nomi di filmaker importanti, come ad esempio Garrone o Sorrentino. Sarebbe un vero e proprio sogno lavorare con loro, però ci sono anche registi di una generazione più giovane, come ad esempio Stefano Lodovichi, con cui mi piacerebbe lavorare. Ha fatto lavori coraggiosi e ha un grande occhio. Un altro regista che mi piace moltissimo è Francesco Amato che ha diretto la fictionImma Tataranni Sostituto Procuratore.Poi certo, se domani mi chiamasse Carlo Verdone, andrei di corsa.
Sei uno di quei pochi attori che lavora nelle fiction che però non si è cristallizzato in un ruolo o in un facile archetipo….
Mi fa piacere che tu lo abbia notato. Non è casuale ed è frutto di una scelta. Mi è capitato anche che mi proponessero personaggi simili a quelli interpretati poco prima e ho rifiutato. Certo, non è una scelta facile da portare avanti, ma è quello che voglio fare. Per me la libertà artistica è uno stimolo. Adesso, ad esempio, mi piacerebbe potermi cimentare in un ruolo da eroe.
Come alimenti la tua creatività che nutre anche il tuo lavoro?
Diciamo che mi piacerebbe fare più corsi sotto forma di aggiornamento, ma ammetto che tra lavoro e famiglia, non sempre mi riesce. Ma quando posso, devo dire che mi ricaricano ed è sempre molto stimolante farli. Poi amo circondarmi di bellezza, come in questo momento. Al posto di chiudermi in una palestra, preferisco andare a correre nel verde, quando mi è possibile. E poi mi ricarico con la lettura. Sto riscoprendo i grandi romanzi e la grande letteratura e mi sono anche innamorato degli audiolibri, avendone registrati alcuni. Il mio autore preferito è Celine. La musica mi aiuta tantissimo e non posso vivere senza. Come del resto non posso non andare a teatro e al cinema e non solo per ragioni professionali. Invece, sembrerà snob, ma non riesco a seguire la serialità. Non ne trovo il tempo, più che altro.
Sei a teatro con Mine Vaganti, questo adattamento è diverso da quello cinematografico?
In realtà cinema e teatro sono già due linguaggi diversi, per cui, anche se il pubblico ha già visto il film, in questo spettacolo troverà, comunque, qualcosa di diverso e qualcosa in cui si ritroverà. In fondo, Amleto è stato raccontato migliaia di volte.
Anche tu come altri attori, sei nato a Bergamo. Come ti sei avvicinato alla recitazione venendo dalla provincia?
Se uno pensa a Bergamo, non immagina un mondo fatto di recitazione, tuttavia la nostra provincia aiuta, in generale, ad assumersi un ruolo con molta serietà. Io ho stretto i denti, ho studiato tanto, sono andato a Londra per capire cosa volessi fare. Ho fatto corsi di teatro e sono arrivato a Roma dove ho fatto mille lavori. Inoltre, ho fatto molta gavetta anche nel teatro. Agli esordi ricordo che recitavo in una compagnia dove facevamo dagli attori ai tecnici e questo è molto pedagogico poiché ti insegna a fare squadra e a rispettare il lavoro di tutti, apprezzandoli.
Viviamo in un’epoca in cui, quando accendiamo la tv siamo sommersi da notizie catastrofiche e apocalittiche, vedi l’Australia in questi giorni, sull’ambiente. Tu come vivi questa situazione e come educhi i tuoi figli?
Io sono stato abituato fin dagli anni 80 all’attenzione sulla raccolta differenziata, Già a quei tempi raccoglievamo la carta per portarla in discarica e separavamo il vetro dagli altri materiali. Quando arrivai a Roma, la prima volta rimasi sconvolto. Questa attenzione all’ambiente ce l’ho sempre anche come amante delle montagna. Essendo uno che trascorreva molto tempo sui monti anche per camminare, ho sempre avuto l’abitudine di portare a valle la spazzature. Nelle case in montagna poi, un tempo, molto si bruciava avanzi di cibo, si bruciavano nel camino e con il resto si concimavano i campi. Oggi, per quello che può contare, non uso molto l’auto, anche perché mi innervosisco presto. Mi incattivisce proprio, quindi preferisco viaggiare in treno, per quanto non siano sempre puntuali. In famiglia, poi, siamo attenti all’uso degli abiti. Per i nostri figli non abbiamo mai avuto problemi a farli passare da un fratello all’altro o anche con i figli dei nostri amici. Per quanto riguarda il cibo. cerchiamo di puntare sul mercato e sui cibi presi in zona e di stagione. E poi è bello e mi piace che i miei figli abbiano un amore pazzesco per Greta Thumberg. E’ bello che abbiano la possibilità di sentirsi protagonisti di qualcosa di così grande. (Viviana Musumeci)