Francesca Marchisio è una giovane designer nota soprattutto per aver fatto del concetto di reversibilità il suo cavallo di battaglia, un approccio che mostra estrema sicurezza da parte della designer poiché lascia alla cliente che indosserà quel capo, la possibilità di interpretarlo in maniera personale. Francesca, però, appartiene alle giovani generazioni del fashion design e questo implica molta attenzione alla sostenibilità
Gaiazoe l’ha intervistata:
Quando hai capito che la moda sarebbe stata la tua strada?
La prima conferma è arrivata con il primo lavoro presso il gruppo MaxMara quando ho iniziato a mettere in pratica la teoria studiata all‘Istituto Marangoni. Poi nella normale evoluzione lavorativa fatta di alti e bassi, la strada l’ho ritrovata e riconfermata portando avanti il mio progetto, l’unico modo per esprimere realmente i valori in cui credo e per crescere continuamente.
Come ha influito e come influisce sulla tua creatività il fatto di vivere in Emilia Romagna?
Ho vissuto in Piemonte fino a 19 anni, poi 4 anni a Milano e nel 2001 sono arrivata a Reggio Emilia per uno stage temporaneo e alla fine ci sono rimasta. Mi manca la città internazionale tipo Milano, Londra, Berlino…ma ammetto che il ritmo più rilassato della piccola città aiuta a concentrarsi, i parchi per correre non mancano, Reggio Emilia offre molti appuntamenti culturali e con l’alta velocità e gli aeroporti vicini si può viaggiare in giornata in mezza Europa.
Che cosa ti piace della tua regione?
La gente è molto aperta, conosco molti validi professionisti e creativi. Come stile di vita è sano, i centri storici sono sempre molto curati e affascinanti, ci sono molte iniziative culturali anche per l’infanzia e nei weekend si può spaziare dall’Appennino a mari diversi.
Lavori con professionisti e artigiani della tua zona?
Sì, nel tempo ho stretto buoni rapporti con modellisti, sarte e ricamatrici della zona e il mio progetto è quello di alimentare un circuito Km0 per il Made to order, mantenendo la produzione wholesale nelle vicine Marche dove collaboro con un’azienda di confezione del lusso da molti anni.
Come declini il concetto di sostenibilità dal punto di vista creativo e concreto nelle tue collezioni?
La sostenibilità è uno stile di vita e quindi influisce anche sul metodo di lavoro. Sono stata educata a comprare bene e poco. In effetti un bel tessuto è sempre facilmente riutilizzabile, come anche un bel cappotto, un bel vaso… L’ispirazione che guida tutto è proprio la “prova del tempo”. Se tutti facessimo così credo che si potrebbe ritrovare un equilibrio sostenibile per il pianeta.
E dal punto di vista personale?
Credo molto nella progettualità degli acquisti anziché in quelli umorali. Ognuno di noi dovrebbe progettare il proprio armadio, la propria casa, la spesa,… seguendo nel tempo le proprie principali linee guida. In questo modo si riesce con meno a ottenere di più.
Come si caratterizza la collezione p/e 21?
La collezione si ispira al tema dell’identità mutevole di “Uno, nessuno e centomila” di Luigi Pirandello. Sono partita da materiali naturalmente sostenibili come il lino e la canapa oltre che il cotone organico nei toni chiari e naturali ricreando una dimensione semplice e rilassata: una parte di modelli è stata realizzata ricamando a mano gli scarti dei primi, l’altro gruppo di modelli, i reversibili, sono stati ribaltati in un tripudio di colori brillanti creato grazie alle stampe realizzate con i dipinti dell’artista Jose Demetrio Pena. Il tema caro all’artista è la casa che io ho assimilato all’”abito “, un oggetto che ci accompagna nel nostro viaggio infinto alla ricerca di se stessi. Da qui il fashion film “We are all infinite “ girato con i danzatori nel labirinto di Franco Maria Ricci e il progetto di creatività circolare “Home” dove Demetrio ha riutilizzato gli scarti e i prototipi della mia collezione per creare nuove opere d’arte. Sono stati mesi creativamente molto entusiasmanti, sono felice di questa esperienza e credo che sia interessante anche la proposta commerciale per cui ogni modello può essere personalizzato grazie a infiniti abbinamenti di tessuti e stampe.
Com’è la donna per cui crei?
Un po’ creo per mia esigenza e un po’ mi ispiro alle persone che mi colpiscono. La donna a cui mi rivolgo è una donna che è consapevole di se stessa e lavora costantemente per evolversi umanamente, senza accettare in modo passivo le tendenze. E’ un donna che ha rispetto di sé, degli altri e che si impegna nel tema della sostenibilità scegliendo la qualità, sprecando meno e riutilizzando in modo creativo. Donne che lavorano o comunque donne in movimento, in tutti i sensi.