Bianca Maria Gervasio è una fashion designer che ha un curriculum lungo come un’autostrada che, fin da giovane, grazie al naturale talento per la moda, ha ricoperto il ruolo di direttore creativo per marchi importanti e prestigiosi. Nel 2016 Bianca ha iniziato a lavorare come consulente senior fashion designer per diverse aziende di moda disegnando abiti da sposa ma anche prét à couture. Non contenta e sempre alla ricerca di novità, Bianca ha iniziato a lavorare a stretto contatto con le aziende che producono tessuti come designer. Indomita e sempre alla ricerca della sfida, Bianca è stata intervistata da Gaiazoe:
Come è cambiata la tua vita da quando ti occupi maggiormente di tessuti rispetto a prima, quando
realizzavi collezioni di moda?
La mia vita professionale nel tempo si è modificata, non mi sono mai fermata ed ho affrontato ed affronto ogni giorno nuove sfide perché ho sempre pensato che un creativo ha risorse per creare senza porsi limiti.
Nel momento in cui ho spostato una percentuale dell mio lavoro dalle collezioni di abbigliamento o accessori moda al mondo tessile mi sono sentita subito più completa perché ho approfondito aspetti tecnici dei tessuti che mi mancavano.
Attualmente, oltre a creare la mia piccola linea di accessori per capelli collaboro come consulente stile e prodotto per aziende che realizzano e commercializzano tessuti d’ alta moda e tessuti per accessori.
Da quando realizzavo solo collezioni abbigliamento ed accessori moda non è cambiato molto, al di là della maggiore conoscenza tecnica, anche prima creavo le collezioni partendo dai tessuti assieme ai tessutai, questo mi permetteva di avere un’impronta creativa solida, io dovevo toccare il tessuto e dovevo plasmarlo,renderlo mio modificando: filati, colori, stampe e ricami per poi realizzare il capo.
Oggi, in qualche modo, è ancora così ma con la differenza che non sono io a proporre il prodotto finito, oggi il mio lavoro si svolge a monte, le mie idee contribuiscono a realizzare collezioni di tessuti di forte impatto, che creano tendenze e che vengono proposte durante le fiere di settore ed ai grossi brands, per me è fantastico vedere come gli stilisti di tutto il mondo utilizzeranno, modificheranno e si approprieranno delle mie idee di tessuto per le loro collezioni.
Cosa ti appassiona del tuo lavoro attuale?
La “Ricerca” continua di tendenze, immagini, i contatti con i fornitori appassionati del loro lavoro, legati morbosamente alle loro aziende ed al loro personale, la ricerca di nuovi filati con i quali costruire nuove armature e trame a seconda del tipo di prodotto che si andrà a proporre ai brand. E’ un lavoro molto bello che non avrei scoperto se non avessi avuto il coraggio di andare oltre il disegno dell’abito.
Cosa significa realizzare tessuti sostenibili?
Oggi la ricerca è incentrata sopratutto sui filati e sui tessuti sostenibili e riciclati, le aziende si stanno
modificando quotidianamente per cercare di rendere possibile questa rivoluzione che non è rapidissima ma sta avvenendo stagione dopo stagione aumentando nelle collezioni il volume di tessuti ecosostenibili e riciclati. Fare questa rivoluzione significa dare un senso etico al nostro lavoro che spesso è fatto solo di immagine e di superficie, ecco, direi che oggi abbiamo l’opportunità di infondere contenuti etici all’immagine attraverso i filati, i tessuti innovativi e dal sapore e dal touch speciale.
Quali sono le sfide di questo ambito, quando il coronavirus sarà finito e si tornerà alla “normalità?
Le sfide saranno sicuramente legate al nuovo modo di vedere il lavoro, ogni tessuto, ogni capo andrà
ragionato approfondito e studiato, non si metterà più troppo materiale in lavorazione e si farà poco ma buono. Le collezioni saranno più piccole, concentrate ma dureranno nel tempo, ci sarà un ritorno al concetto di sartoria dove si dovrà spendere qualcosa in più ma per un capo o per un tessuto che duri nel tempo, io credo e mi auguro che queste potranno essere le nuove sfide da affrontare…anche perché questo vorrà dire dedicare più tempo a noi, alle nostre menti ed alla nostra creatività affinché ogni prodotto creato non serva solo ad inondare il mercato di “COSE” ma a portare Poesia ed Arte attraverso un prodotto.
Mi descrivi le particolarità del tuo lavoro? Come lavori?
Il mio lavoro nasce prima di tutto dallo studio delle tendenze e dalla ricerca continua di ciò che mi circonda, dall’osservare e dal sentire, poi realizzo dei mood board e delle cartelle colore che possano servire da guidaa me ed ai miei colleghi. Una volta decisi i temi di collezione, condivisi con i commerciali che conoscono molto bene i loro clienti quindi sono fondamentali per aver un quadro completo, parte la ricerca dei tessuti e dei fornitori presso i quali realizzare i nuovi materiali. Si realizzano le prove e quando sono state approvate definitivamente dal aziende si procede a realizzarle nelle varianti colore della stagione. Ogni stagione è sempre come ricominciare da capo ed è sempre fortemente entusiasmante perché non c’è limite a ciò che puoi realizzare con l’intreccio di fili di colori e composizioni differenti.
Il lavoro sui tessuti a differenza dell’abbigliamento inizia ben due anni prima affinché possa essere proposto nei tempi giusti agli stilisti ed affinché possa passare attraverso tutta la filiera nei giusti tempi, oggi sto immaginando e lavorando sull’A/I 2021/2022 .
Credi anche tu che dopo il coronavirus le aziende della moda dovranno puntare maggiormente sulla
sostenibilità?
Credo di sì, in quanto avremo preso una maggiore coscienza del fatto che in questi anni abbiamo prodotto tanto e male, coscienza di aver inquinato fortemente la terra sovraccaricandola di prodotti che spesso sono andati al macero, avremo coscienza del fatto che in fondo è anche un po’ colpa nostra se il coronavirus ha avuto strada libera e proprio su quest’onda di senso di colpa e con una maggiore consapevolezza le aziende, in primis, proporranno il sostenibile al quale abbineranno anche trattamenti antibatterici ed antisettici ed i clienti cercheranno sempre più questo tipo di prodotti. (A cura di Viviana Musumeci)