Nate all’inizio del secolo scorso per mostrare i vestiti indossati su corpi ideali a cui aspirare, nel corso dei decenni le sfilate sono diventate momenti di ispirazione per veicolare visioni oltre gli abiti.
Dagli anni ‘90 in poi abbiamo assistito a performance artistiche che hanno ispirato generazioni di designer e hanno dialogato con cultura e sottoculture a livello globale.
Le sfilate suscitano inadeguatezza?
Oggi in conseguenza della crisi generale, si sta tornando ad una comunicazione che non è creata solo su modelli perfetti a cui aspirare, ma ha come obiettivo quello di suscitare sensazioni di inadeguatezza e insicurezza da compensare con acquisti compulsivi per un lifestyle (non solo abbigliamento) bulimico e mai “perfettamente soddisfacente”.
Potremmo affermare che le sfilate degli ultimi mesi sono ibride poiché molte passerelle puntano a mostrare “prodotti da vendere” o tentano di coinvolgere arte e filosofie d’avanguardia per far notizia sui social. Poche sono le performance che lasciano il segno, anche quando i budget non sono un problema.
Allora, dove trovare quella scintilla d’ispirazione che può farci intravedere una luce di speranza verso la trasformazione di questo sistema rotto?
Modelle over 50: la tendenza della longevità ormai è di casa in passerella
Per la Fashion Week di Parigi, il tema del tempo è stato centrale e l’approccio interessante. Modelle over 50 e 60 hanno indossato capi che non si legano più alla tendenza di una stagione e nemmeno a una specifica generazione.
Miu Miu, ad esempio, ha espresso benissimo questo concetto portando in passerella donne con storie ed età diverse, anche non modelle, che hanno indossato degli outfit rappresentando momenti diversi della vita di ogni donna.
Questo evento è stato un racconto di una donna alle donne, una sfilata di gentilezza e forza, per mostrare con ironia quanto vale il nostro modo di indossare i nostri abiti e non il contrario.
La moda comunica e connette tante cose: il passato e le sue icone, lo spirito del tempo, i sogni e le tragedie, il futuro….
Ciò che rende la moda affascinante e sempre nuova è la sua caratteristica intrinseca di rimescolare gli stessi ingredienti in modi sempre diversi. Un po’ come ognuno di noi che con il tempo cambia, ma in fondo rimane se stesso…
Prolungare le collezioni nel tempo
Da qualche stagione, e fortunatamente non sono l’unica, avverto la necessità di prolungare la vita di modelli particolarmente apprezzati per cui “abbiamo” dedicato tante energie alla loro realizzazione. Così è successo per la collezione “The butterfly effect” invitata dall’Ambasciata Italiana a sfilare a Varsavia e Cracovia in occasione del Italian Design Day.
La collezione presentata continua il racconto delle precedenti “Stoicness” e “Movement Ecocentrique” rimescolando i nuovi modelli con i “vecchi” attraverso mix inaspettati grazie alla reversibilità e la waste-couture.
Mi sento di affermare che questo approccio circolare può essere sostenibile anche economicamente e di conseguenza scalabile.
Questo per sottolineare come la moda dovrebbe essere progettata per auto-rigenerarsi e includere, senza mai dare la sensazione di inadeguatezza.
E il profitto? Con alcune attenzioni ai materiali low impact e ai processi zero waste e’ possibile creare un abbigliamento di valore e adattabile nel tempo, per molti ma anche unico, duraturo perché mutevole, semplice ma non banale. E in questo sistema evoluto potrebbero chiudersi alcuni canali per l’apertura di nuovi business.
Per concludere, il lusso e’ valore, il valore e’ tempo, il tempo e’ conoscenza, la conoscenza nutre lo spirito che e’ ciò che ci fa evolvere, emozionare e sperare.
(a cura di Francesca Marchisio, Perché circolare è Meglio, per Gaiazoe.life)