E’ impegnato professionalmente su più fronti, Andrea Bosca, attore classe 1980. E’ stato protagonista nella scorsa ragione, insieme a Isabella Ragonese e a Michele Riondino, della fiction La guerra è finita, trasmessa da Raiuno e diretta da Michele Soavi; tornerà in tournée, per recitare a teatro nel riadattamento de La Luna e i Falò di Cesare Pavese, con la regia di Paolo Briguglia, per poi portarlo in giro per l’Italia. Quando poi, non è impegnato sul set o sul palco, Andrea segue l’attività di famiglia, ovvero lavora nella pasticceria di famiglia, a Canelli, nel cuore dell’astigiano.
Ma che cosa hanno in comune tutte queste attività e progetti con la sostenibilità?Andrea lo ha spiegato a GaiaZoe in una intervista appassionata:
innanzitutto Che ruolo interpreti ne la guerra è finita?
Nella serie interpreto il ruolo dell’avvocato Stefano Dell’Ara, un ex militare che è tornato dalla Guerra D’Africa, dopo essere stato prigioniero. Lui è un abbiente milanese che, in un primo momento, sarà quasi da ostacolo al progetto di GIulia, il personaggio interpretato da Isabella Ragonese, ma poi, in virtù di un antico amore e grazie anche alla passione che la donna nutre per il sogno di aiutare i bambini protagonisti della fiction, cede e ne sposa la missione.
Questa fiction mi è arrivata in un momento particolare, anche perché nello stesso periodo in cui giravo a Reggio Emilia, stavo già pensando allo spettacolo de La Luna e i Falò. Non credo che sia un caso il fatto che, nello stesso periodo, sia stato coinvolto in progetti così importanti nella loro essenza. Ne La Guerra è finita si tocca, anche se alla lontana, il tema dell’Olocausto, tuttavia abbiamo cercato di raccontarlo, talvolta, con “leggerezza” poiché attraverso la vitalità dei bambini, la stessa che ho visto anche negli occhi dei bimbi scampati alle guerre (Siria) o che vivono in totale povertà (Haiti), ci si può avvicinare a temi tragici che hanno segnato l’umanità. Ho aderito, inoltre, con entusiasmo a questa fiction perché c’è bisogno più che mai, in una società dove tutti ormai sono più isolati e manca la memoria, di ricordare e di farlo anche attraverso racconti che vadano in profondità e che ci tocchino. Questo perché la nostra anima ha bisogno di racconti che vadano a fondo.
Lavorare a questa storia, dove abbiamo condiviso molte ore di set con cui siamo diventati amici, mi ha ricordato il perché noi italiani siamo apprezzati anche all’estero: siamo naturalmente generosi e facciamo le cose di slancio, con il cuore. E’ per questo che, anche se spesso ci sono delle diffidenze nei nostri riguardi, alla fine conquistiamo tutti. L’italiano ha un buon cuore e un “buon” senso.
Fra qualche giorno, poi, sarai a teatro ad Asti, terra che ti ha dato origine e dove spesso ritorni dalla tua famiglia. Che legame hai con questi luoghi?
Io da molti anni abito a Roma e qui, ho costruito faticosamente le mie amicizie e i miei contatti personali e professionali. Come Anguilla de La Luna e i Falò, sono uscito dalle mie colline. Tuttavia il mio legame con il territorio e la mia famiglia è molto forte. Torno spessissimo e, quando sono da loro, lavoro anche nella pasticceria di famiglia dove, quando posso, faccio anche le consegne.
Qual è il personaggio che non hai ancora interpretato in tv e che invece vorresti fare?
Diciamo che ho sempre cercato di recitare in un ampio ventaglio di ruoli, senza fissarmi su caratteri precisi. Spesso ho recitato anche nei panni dell’antagonista, cercando di essere diverso e cogliere ed esprimere le diverse sfumature del personaggio. La verità, però, è che io ho una vena più sensibile e altruista e sono felice che, nei lavori in cui mi vedrete prossimamente, il filone sarà più da eroe romantico. Il cattivo rappresenta un ruolo molto delicato: è un bambino ferito che sa che non otterrà ciò che vuole e per questo fa ciò che lo rende cattivo. Il fascino del cattivo, come sempre, quando reciti, è che può emergere un sommerso che nella vita quotidiana controlliamo, quindi può essere divertente, ma poi, dopo che hai espresso quella parte, devi tornare al tuo centro. Adesso, in questo momento della mia carriera, posso diventare “tutti”, ma ho una parte di cuore che mi interessa sondare e raccontare. Diciamo che sono entrato nel mio nuovo capitolo. Di certo, gli attori non possono giudicare i personaggi. Mi piace l’idea di interpretare un eroe che lotta per dei valori, ad esempio, di una cosa che mi sta a cuore come l’ambiente e, da quello che vedo, a parte nei film apocalittici o fantascientifici, nelle narrazioni cinematografiche o televisive, non se ne parla molto. Credo, infatti, che dobbiamo allarmarci da un lato, ma al contempo, tornare a vedere le cose belle che ci circondano. Io sono nato nel verde e a Roma, ad esempio, vivo vicino a zone piene di alberi perché non potrei concepire qualcosa di diverso.
Domanda classica sulla raccolta differenziata: tu la fai?
Certo e ti dirò che, mentre a Canelli, che è un paese piccolo, c’è molta attenzione, esistono molti altri posti in Italia dove ancora non si fa o i cittadini non sono in grado di farla. Spesso questo capita proprio nelle grandi città dove i problemi assumono anche una portata maggiore.
Come si combatte questa battaglia?
Si può lavorare sulla coscienza delle persone e combattere quella vocina interiore che tende ad abbatterci e che ci dice che non serve a nulla fare scelte per l’ambiente, perché tanto ci sarà sempre un problema più grosso. Invece è proprio iniziando a fare qualcosa, anche in piccolo, che metti in movimento il cambiamento.
oltre alla differenziata, come declini La sostenibilita’ nella tua vita?
Qualche anno fa, quando lavoravo nella pasticceria dei miei e dovevo fare delle consegne, avevo la brutta abitudine di prendere la macchina anche per pochi chilometri. Poi, mi sono ricordato di essere un runner e che se le consegne le faccio a piedi, non cambia nulla. Poi, sai, essendo figlio di artigiani, ho sempre avuto un occhio sul riciclo o riuso, dal cibo agli abiti, e all’arredamento. Nei miei traslochi negli anni, mi sono spesso portato dietro mobili ereditati o che per me hanno un valore affettivo fortissimo. Anche per la moda, per le cose che indosso, cerco sempre di optare per marchi sostenibili, anche se non sempre è facile. Con i grandi trasporti, ad esempio, trovo ancora difficile essere molto sostenibile. Taglio sui viaggi inutili o cerco di muovermi con mezzi che inquinano poco, ma in talune situazioni è proprio impossibile rinunciare all’aereo.
Ci sono attori con cui sei amico anche fuori dal set?
Certo e quando lavoro con loro è come lavorare in famiglia. Buttiamo il cuore in ciò che facciamo. Lavoro benissimo con Vanessa Incontrada e con Lino Guanciale, Ho un ottimo rapporto con Vittoria Puccini e con Paolo Briguglia e Gaetano Bruno.
Se dovessi fare un appello a favore della sostenibilità, cosa aggiungeresti?
Di recente ho partecipato a un evento a Brescia proprio incentrato sulla sostenibilità. Ho studiato parecchio l’argomento e devo dire che nel leggere alcuni testi, mi è venuto letteralmente un colpo. In particolare lo scrittore indiano Amitav Ghosh sostiene che la nostra cultura contemporanea è incapace di narrare il problema del surriscaldamento globale e della crisi ambientale. perché siamo ancora immersi nella cultura degli anni 80. Ecco, dato che le azioni sostenibili riguardano tutti gli ambiti umani, alle prossime elezioni prenderò in considerazione di seguire solo quei partiti o movimenti che abbiano in agenda anche la questione ambientale.
Sostenibilità non è solo attenzione all’acqua o alla riduzione dell’uso della plastica ma è anche human factor. Tu fai parte di una associazione che si chiama Every Child is my child…
Sì, un onlus di cui Anna Foglietta è la presidentessa e che si occupa di bambini che vivono in stati di emergenza e di estrema difficoltà. Trovo inconcepibile che la sostenibilità non tenga conto anche del fattore umano. Non i può separare l’ambiente da ciò che succede all’uomo.